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 2015  aprile 17 Venerdì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Che conseguenze potrà avere questa marcia trionfale di Renzi su tutta la linea, la minoranza interna sgominata e tremante, l’alleato di governo senza diritto di scegliere il suo ministro (Quagliariello contro una donna), l’ex amico-nemico Berlusconi frantumato sotto il prossimo meno 10% delle Regionali, almeno stando ai sondaggi.

• Che conseguenze?
Nessuna conseguenza particolare, si direbbe, se non quella che la legislatura arriverà naturalmente alla sua scadenza naturale del 2018, se non interverranno fattori esterni, per esempio un default finanziario provocato dall’eccesso di debito accoppiato ai nostri conti pessimi e alla nostra incoscienza generalizzata, oppure conseguenze impraticabili al pressoché certo fallimento della Grecia e attacco della speculazione mondiale contro di noi. Ma, a parte questi fatterelli, se si deve guardare alla nostra dialettica interna, sembra impossibile che qualcuno possa fermare il segretario-premier. La frase di Rosy Bindi, l’altra notte, al termine della discussione dei deputati democratici riassume lo stato si direbbe quasi non-politico a cui è ridotto il gruppo che fa la guerra al capo: «Matteo Renzi è un arrogante». Ma quando mai si sono dati giudizi politici simili? Quando mai la politica non è stato un ring senza esclusione di colpi?

• Il trionfo di Renzi risulta chiaro, si direbbe, proprio dall’andamento dell’assemblea.
Sì. Gli oppositori di Renzi hanno cercato di evitare un voto sulla relazione del segretario, per non mostrare la propria debolezza. L’argomento era: «Perché contarsi quando tra poco in aula saremo chiamati a votare?». Renzi non gli ha dato retta, è andato alla conta e la sua relazione ha ottenuto 190 sì, in pratica l’approvazione di tutti i presenti. Gli altri se ne erano andati. Erano 120, ma gli assenti hanno sempre torto. E poi tutti sanno che i 120 del non-voto dell’altra sera al momento capitale si ridurranno a sessanta se non a trenta.

• Bersani ha detto di aver visto un bello spirito combattivo.
È una dichiarazione interessante, in cui si negano le difficoltà della sinistra del Pd. «Leggo ricostruzioni strane dell’assemblea Pd di ieri sui giornali. Si parla di ritirata. Ma quale ritirata? Ho visto più un’idea di combattimento che di ritirata. Divisioni non ce ne sono. Chiedo: ieri sono uscite posizioni diverse? Io non le ho viste e non le vedo. Poi ognuno ha i suoi occhiali. La fiducia? Non voglio neanche considerare questa ipotesi, pensa un po’ te». Tutto quello che dichiara Bersani va letto attraverso questa lente: faccio la lotta al segretario, non intendo votare l’Italicum, ma non voglio neanche scissioni.

• Sarebbe strano che un terzo del partito votasse contro una legge voluta dal segretario e approvata in tutti i collegi del Pd e non ci fosse nessuna conseguenza. Diciamo che ai tempi del Pci non sarebbe successo. Ancora più strabiliante, se Renzi mettesse la fiducia, sarebbe non votare la fiducia al governo e restare nella ditta, come dice Bersani. Ma se Renzi mettesse la fiducia, Mattarella non si metterebbe di traverso.
Il Quirinale ha fatto sapere che non è sua competenza entrare nel merito di una questione come la fiducia. Mattarella è molto diverso da Napolitano. Del resto c’è il precedente di De Gasperi, un precedente che a quanto pare fa giurisprudenza.

• Con quali argomenti il premier-segretario ha sostenuto le sue tesi?
Cinque argomenti. Il primo è che a parer suo l’Italicum funziona. In che senso funziona? Nel senso che garantisce la nascita di un sistema bipolare, vale a dire bipartitico. Se nessun raggiungerà la soglia prevista, i primi due arrivati andranno al ballottaggio. Proprio questo rendere inevitabile la nascita di una struttura bipartitica. Alle obiezione di chi dice a Renzi che l’avversario di Renzi al ballottaggio sarà a questo punto Grillo o addirittura Salvini – cioè i capi di due forze antisistema – Renzi fa spallucce. Poi: l’Italicum è in linea con la tradizione del Pd. Terzo: se l’Italicum non passa, il governo cade (è un modo surrettizio, questo, di mettere la fiducia). Quarto: votando l’Italicum si riafferma il primato della politica, perché il partito vincitore e dominante le assemblee non avrà più bisogno di ricorrere alle mediazioni tecniche e sarà più indipendente dalle lobbies. La quinta motivazione è uno slogan: il Pd ha salvato il Paese dalla palude e ora bisogna lavorare al Paese dei prossimi 20 anni. Oggi, infine, ricordiamo che è una giornata importante per Renzi: il premier incontrerà il presidente americano Obama alla Casa Bianca. (leggi)

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