Corriere della Sera, 17 aprile 2015
La malattia che ha fatto crollare il mito della famiglia perfetta. Enzo Costanza e il suo lavoro da impiegato nel Centro Ricerche Fiat. La sua bellissima moglie Stefania e adesso Matteo, il bambino tanto voluto. Ritratto di un papà in fuga
Enzo e la sua famiglia perfetta. Lui e il suo lavoro da impiegato nel Centro Ricerche Fiat. La sua bellissima moglie Stefania e adesso Matteo, il bambino tanto voluto. Però c’è quel segreto, quello che può cambiare le cose improvvisamente. Enzo e Stefania l’hanno serbato per anni. Non c’era motivo di far sapere a nessuno di quella «alterazione neurotrasmettitoriale», come la chiamano i medici. Bastava prendere le medicine e la loro vita sarebbe andata avanti felice, come sempre. E in effetti il piano ha sempre funzionato. Di Enzo e di quelle che sua moglie ha definito semplicemente «turbe psichiche» davanti ai carabinieri, lo sapevano in pochissimi, gli stessi che per primi hanno temuto il peggio quando martedì si è saputo che era scomparso con il suo bambino di due settimane.
«Non è bellissimo?» ha chiesto a tutti lui le poche volte che in questi giorni ha incontrato qualcuno a cui presentare il piccolino appena nato. L’ultimo al quale l’ha domandato è stato il suo psichiatra, martedì a mezzogiorno. C’era anche Stefania, ha preso in braccio il bimbo, l’ha mostrato al dottor Alfonso Mastropietro, e hanno commentato assieme tutti e tre: «Un bambino magnifico, una responsabilità enorme e un motivo in più per riprendere di nuovo le pastiglie. Sospenderle è stato un errore». «Sembrava convinto» ha spiegato poi lei, «col bambino è sempre stato molto affettuoso, protettivo. Non è mai stato un violento».
Stefania se l’è chiesto un milione di volte, in questi due giorni: «Chissà cosa gli sta passando per la testa...». Nei loro anni di vita assieme (sono sposati dal 2011) non ha mai avuto un motivo per un rimprovero anche piccolo. Figuriamoci se ora riesce a immaginare l’ipotesi che Enzo, il suo amatissimo uomo, potrebbe fare del male a Matteo... Ma lei sa anche che l’uomo in fuga per l’Europa in questo momento non è lo stesso di cui si era innamorata qualche anno prima di sposarlo. Perché senza le medicine Enzo diventa fragile, con tendenza alla depressione, facilità alla stanchezza e sonno zero. È seguendo questi sintomi che lei si è accorta che qualcosa non andava. E ha visto giusto.
È successo che un mese prima del parto alcuni problemi l’hanno costretta al ricovero forzato. Niente di serio o che potesse compromettere la gravidanza, la salute sua o del bambino. Ma per la prima volta da quando erano fidanzati, Enzo è rimasto solo. Un mese a casa, con il tempo diviso fra il lavoro da impiegato, a Rivoli, e l’ospedale per stare accanto a sua moglie. Un po’ di stanchezza era normale, certo, ma quando Stefania è tornata a casa col neonato ha capito che c’era altro. Domenica 12 si è preoccupata per la prima volta. Lui è sparito tutto il giorno. «Sono andato in Francia a comprare cibo» si è giustificato ricomparendo. Sono bastate poche domande a svelare cos’era successo veramente: «Ho smesso di prendere i farmaci» ha confessato alla fine Enzo.
Era da una quindicina di giorni che non si curava più, anche se lo psichiatra glielo aveva detto: «Dovrai prenderli per tutta la vita». A lui sembrava di stare bene, così ha smesso. Lunedì la telefonata al medico: «Ho di nuovo dei problemi, non mi sento bene, vorrei che ci vedessimo». L’appuntamento il giorno dopo e Stefania con lui, come sempre. Per dimostrargli una volta di più di essere innamorata, di non volerlo lasciare solo.
Alla fine del colloquio lo psichiatra ha quadruplicato la dose di mantenimento del farmaco e ha spiegato a Enzo perché non può e non potrà farne più a meno. Così, uscendo dallo studio, Stefania ed Enzo sembravano di nuovo la coppia inseparabile e felice che i loro amici descrivono. Lui aveva in tasca la prescrizione e qualche dose regalata dal medico, lei doveva solo fermarsi dieci minuti per un piccolo acquisto e poi sarebbero tornati a casa, nella loro bella casa di Orbassano, a riprendersi la vita.
«Lo troveranno e andrà tutto bene» si ripetono i genitori di lui, nella casa di Rivalta, pochi chilometri da Orbassano. Don Paolo, il parroco che conosce la famiglia da vent’anni e che ieri è andato a trovarli, dice che «sono preoccupati ma sanno anche che Enzo non può fare del male al bambino, che è un padre amorevole e che torneranno a casa presto. Semmai il loro pensiero va al dopo. Si chiedono cosa succederà quando saranno tornati». Perché l’ipotesi che non tornino non è contemplata.