La Stampa, 17 aprile 2015
Sgravi fiscali e dolce vita, Roma si scopre caput Hollywood. Così il cinema americano è tornato nella Capitale. Oltre al fascino della città, efficace il nuovo Tax Credit
È tornata a casa la dolce vita del cinema americano. Roma caput Hollywood come era nel principio e si spera sarà nei secoli a venire. Tutto merito di una tassa rivista e corretta, dell’euro al ribasso, dell’Oscar che ha rimandato per il mondo la nostra grande bellezza. Ce ne voleva per farlo scappare quel cinema ma gli italiani ci erano riusciti, persino la carissima Londra era sembrata più appetibile di una buona amatriciana.
Ora no, è cambiato tutto e il triplete di Cannes, Moretti-Sorrentino-Garrone (più Roberto Minervini), ne è fantastica dimostrazione. «Il momento è molto favorevole – conferma Giuseppe Basso, ad di Cinecittà Studios – dobbiamo ringraziare l’adeguamento degli incentivi fiscali, la legge Tax Credit migliorata dal ministro Franceschini che ha tolto il limite del rimborso fissato a cinque milioni; ora ogni produzione può riprendere il 25% di quanto ha speso. E non dimentichiamo il fattore euro, moneta svalutata rispetto al dollaro, girare in Italia costa al momento il 30% in meno rispetto a prima. Più la bellezza della città che gli stranieri hanno sempre apprezzato». Senza contare che Cinecittà offre la produzione esecutiva, oltre a maestranze d’eccellenza: significa che si fanno intermediari tra la produzione straniera e il soggetto fiscale, cioè lo Stato italiano. Tutto pur di semplificare.
Più di 150 milioni di euro spesi sul territorio e l’indotto dato dal volano turistico che una città così bella mostrata al cinema può portare. L’insieme ha creato le condizioni ideali per il rilancio, sostiene il produttore Riccardo Tozzi fondatore di Cattleya: «Noi godiamo di un’attrattiva storica e di un affetto naturale. Il comune di Roma ha lavorato bene, i tecnici sono straordinari e questo genera relazioni internazionali che ci fanno bene. Sono reduce dal Miptv di Cannes, il mercato mondiale dell’audiovisivo, dove ho trovato una grande attenzione per le nostre fiction, apprezzate molto più di quanto non avvenga in Italia».
E in effetti a Roma è tutto un produrre made in Usa. Oramai famoso lo 007 versione Sam Mendes con le macchine lanciate per i vicoli di Roma; ecco il sequel di Zoolander con Ben Stiller a spasso per i Fori, passando per Diabolik – La serie, scenografie di Dante Ferretti. Ricordiamo Christ The Lord sull’infanzia di Gesù di Cyrus Nowrasteh e Voice From the Stone, il thriller psicologico prodotto da Zanuck, mentre si parla di Inferno di Dan Brown.
E c’è il remake di Ben Hur con Morgan Freeman, sceneggiatura dell’Oscar John Ridley. Progetto seguito da Cinecittà Studios e da Filmmaster Productions. «Questo è un importante segnale per il ritorno delle major americane in Italia- dice Ada Bonvini, Ceo ed Executive Producer di Filmmaster – siamo partner affidabili anche per operazioni così complesse che richiedono grande preparazione. Queste produzioni fanno bene alla credibilità dell’Italia e di Roma all’estero e per il nostro rilancio». Un rilancio internazionale che vuole i nostri film girati in lingua inglese: più fruibili, più vendibili. E per il Festival di Cannes è già avvenuto.