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 2015  aprile 17 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL CASO GRECIA


REPUBBLICA.IT
MILANO - La Grecia torna a preoccupare i mercati internazionali, visto il perdurare dello stallo nelle trattative che si basano sullo scambio tra prestiti internazionali e riforme economiche e che contemporaneamente i soldi nelle casse di Atene sono agli sgoccioli: si rischia il default sui rimborsi che il governo di Alexis Tsipras deve al Fondo monetario internazionale. I negoziatori si ritroveranno ancora nel corso del fine settimana, per cercare di riportare entro binari positivi le trattative. Il ’Brussels Group’, che riunisce governo greco, Commissione Ue, Bce, Fmi ed Esmi, "si riunisce nel fine settimana a partire da domani pomeriggio", ha spiegato una portavoce dell’esecutivo Ue.
"E’ stata una discussione costruttiva sul processo che deve accompagnare il negoziato da qui al vertice di Riga". Così il presidente della Bce, Mario Draghi, ha commentato l’incontro avuto con il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis. Sulla stessa lunghezza d’onda, il ministro dell’Economia italia Pier Carlo Padoan: "Stiamo negoziando per identificare una soluzione. Avremo successo". "Un’uscita della Grecia dall’Eurozona ci farebbe navigare in acque inesplorate. Sono fiducioso che troveremo una soluzione condivisa", ha aggiunto il ministro, che ha rassicurato sulla solidità dell’Italia anche in caso di un default ellenico.
I lavori vanno avanti in vista dell’Eurogruppo della prossima settimana a Riga, che sarà l’occasione per fare il punto sulla situazione delle trattative. Ma il 24 aprile, data del summit, il falco tedesco Wolfgang Scahaeuble ha già escluso che si possa arrivare a qualcosa di definitivo per approvare il pacchetto di riforme, da parte greca, e liberare 7,2 miliardi di prestiti, da parte internazionale. Più probabile che si vada a maggio per l’accordo, visto che un incontro si potrebbe tenere il giorno 11.
Una data che si carica di attesa. Il problema per il governo di Syiriza sono infatti i pagamenti dovuti al Fondo monetario internazionale, fino ad ora puntualmente onorati. Nella prima metà di maggio, però, ci sono quasi 1 miliardo di euro da rimborsare legati ai prestiti del passato: proprio una scadenza fissata il 12 maggio pesa per circa 750 milioni di euro. Soldi che a quel punto non si troverebbero più nelle casse pubbliche di Atene. E visto che il Fmi ha fatto sapere agli emissari ellenici che non c’è modo di dilazionare i pagamenti - Christine Lagarde ha rispedito al mittente una richiesta in tal senso - il conto alla rovescia è più che mai accelerato. Secondo la Reuters, in cassa ora sarebbero rimasti solo 2 miliardi. Per di più, aggiunge oggi l’organismo di Washington, in futuro non potrà che andar peggio: "Non ho informazioni dettagliate sulla liquidità della Grecia, ma fra giugno, luglio e agosto l’ammontare che Atene dovra pagare aumenterà significativamente e serve un accordo prima", ha detto Poul Thomsen, responsabile del dipartimento europeo del Fmi, durante una conferenza nell’ambito dei lavori primaverili negli Usa. Da lì ha anche annunciato che le stime sulla crescita economica sono "irrealistiche" e andranno riviste al ribasso dall’attuale +2,5% in 2015 e +3,7% nel 2016.
Il commissario europeo agli affari economici, Pierre Moscovici, sempre da Washington ha detto che non c’è un "piano B" per Atene, sollecitandola ad "accelerare" sul piano di riforme o rischiare il default. I colloqui "non sono stati abbastanza precisi. Non è che stiamo parlando del nulla, stiamo discutendo ma è arrivato il momento di fare passi avanti", ha spiegato al Financial Times, sottolineando che una "Grexit sarebbe un male per l’Eurozona, per i greci e per il sistema finanziario". Varoufakis ha incontrato intanto Mario Draghi, il presidente della Bce, che per il ministro delle Finanze "vuole una soluzione presto per aiutare la Grecia a crescere".
Anche le banche, d’altra parte, vivono i loro problemi di liquidità: la stampa ellenica scrive oggi che le banche "si stanno dissanguando" a causa dei continui prelievi allo sportello degli utenti, intimoriti dal rischio di un possibile default pubblico. Secondo Kathimerini, i greci hanno ormai accumulato un totale di 15 miliardi di euro che preferiscono mantenere in contanti piuttosto che sul proprio conto corrente. I depositi bancari erano pari a oltre 160 miliardi nel dicembre scorso ma a fine marzo il dato era sceso a 135 miliardi, un nuovo minimo degli ultimi dieci anni a causa dei massicci prelievi di contanti in gennaio (12,8 miliardi), in febbraio (7,6 miliardi) e in marzo (5,5 miliardi).
Sul fronte interno, intanto, il governo di Syriza prosegue sul solco tracciato in campagna elettorale: lunedì presenterà il disegno di legge per aumentare in due tempi il salario minimo a 751 euro, il livello in vigore fino al 2012, e ripristinare la contrattazione collettiva. Lo ha annunciato il ministro del Lavoro greco, Panos Skurletis, parlando al canale privato Ant1. Skurletis ha lasciato intendere che, a suo parere, la misura non comporta alcun costo. Tuttavia i partner europei chiedono la piena liberalizzazione della possibilità di licenziare. "Immaginatevi che significa parlare di licenziamenti in Grecia, Paese che è campione in termini di disoccupazione", ha commentato Skurletis. "Il governo non farà marcia indietro su alcune questioni che considera linee rosse", ha aggiunto. Il precedente governo di coalizione, guidato dal conservatore Antonis Samaras, aveva cancellato la contrattazione collettiva. Il taglio del salario minimo a 586 euro, o 511 per gli under 25, era stato imposto nel 2012 dalla Troika (Ue, Bce e Fmi). Ad Atene si registra anche lo sgombero, da parte della polizia, degli uffici del Rettorato dell’Università, che erano stati occupati 19 giorni fa da un gruppo di anarchici.

Radiocor - Le stime di crescita della Grecia sono ’irrealistiche’ e probabilmente dovranno essere riviste al ribasso. ’Non ci aspettiamo che la Grecia sia il Paese che cresce di piu’ nell’Eurozona nel 2016’, lo ha detto Poul Thomsen, responsabile del Dipartimento Europeo del Fondo Monetario Internazionale. Nel World Economic Outlook, il Fmi prevede una crescita per la Grecia del 2,5% in 2015 e del 3,7% nel 2016.





.BTP: SPREAD CON BUND VOLA SOPRA 140 PUNTI, RENDIMENTO SCHIZZA ALL’1,50%

Radiocor - Roma, 17 apr - Vola sopra la soglia dei 140 punti base lo spread tra BTp e Bund su livelli che non si vedevano da gennaio scorso e il rendimento dei decennali italiani sfonda la soglia dell’1,50 per cento. Il differenziale di rendimento tra il titolo decennale italiano benchmark e il Bund tedesco, che aggiorna i minimi storici di rendimento (0,06%) e’ ora a 145 punti base, rispetto ai 128 punti della chiusura di ieri. In forte rialzo anche il rendimento dei BTp, all’1,50% dall’1,37% della vigilia.



2.BORSA: MILANO SCIVOLA (-2%) CON SPREAD, MALE BANCHE
(ANSA) - Scivola Piazza Affari a metà seduta: l’indice Ftse Mib cede il 2%, collocandosi in fondo ai listini europei davanti a Madrid (-1,1%) mentre si indeboliscono anche Francoforte (-0,5%) e Parigi (-0,4%). Sulle borse pesa lo stallo per la situazione greca. Lo spread tra btp e bund sale a 139 punti. A Piazza Affari pesanti le banche.
Ubi Banca cede il 4,34%, Bpm il 4,04%, il Banco Popolare il 3,66%, la Bper il 3,41%, Intesa il 2,91%, Mps il 2,73% e Unicredit il 2,67%. Male anche Saipem (-3,74%), UnipolSai (-3,63%), A2A (-3,19%) e Telecom (-2,81%). Gli investitori, con il Ftse Mib salito del 22% da inizio anno, approfittano anche della fase di incertezza legata alla situazione greca per monetizzare i propri investimenti.
3.GRECIA, COMMISSIONE UE: RIUNIONE GRUPPO DI BRUXELLES DOMANI
(Reuters) - Si terrà domani un nuovo incontro tra Atene e i creditori internazionali Ue e Fondo monetario internazionale - il cosiddetto Gruppo di Bruxelles - per affrontare il nodo del negoziato sul debito ellenico. Lo annuncia la Commissione europea.
"Questo fine settimana, già domani pomeriggio, si terrà una riunione del Gruppo di Bruxelles. I lavori dunque proseguono, poi l’Eurogruppo informale del 24 aprile darà modo ai ministri delle Finanze di fare il punto della situazione guardando ai progressi" dice alla stampa la portavoce Mina Andreeva.
4.GRECIA SCARICATA DA CINA E FMI
Emanuele Rigo | Trend Online – Dopo l’incontro tra Varoufakis e Lagarde a Washington di un paio di settimane fa sembrava che la Grecia avesse trovato la quadra nella negoziazione con i partner europei. Con l’impegno con il FMI i creditori europei perdevano parte del loro potere negoziale. Ma la doccia fredda è arrivata ieri proprio dagli Stati Uniti dove la stessa Lagarde ha sottolineato la necessità da parte di Atene di creare un piano serio di riforme per garantire la solvibilità dei prestiti futuri.
Anche i cinesi scaricano Atene dopo l’affronto giunto sulla questione del porto del Pireo: Pechino infatti ora vuole garanzie, come tutti gli altri creditori e partner, dopo aver toccato con mano la credibilità delle promesse di Tsipras.
La prossima settimana sarà quella decisiva: non c’è più tempo ormai e la pazienza ha raggiunto il punto limite. Con gli stipendi da pagare e i rimborsi ai creditori internazionali da onorare, Atene è a un bivio. Ancora una volta ha perso grande parte del suo potere contrattuale e le banche europee iniziano a prepararsi ad un possibile impatto da dafault di Atene.

RAFFAELE RICCIARDI
MILANO - Non vogliamo uscire dall’euro, ma i soldi stanno per finire: senza un accordo sarà default e quindi l’integrità della moneta unica di nuovo a rischio. E’ il concetto espresso da Yanis Varoufakis, ministro delle Finanze greco, a Washington. Proprio dal Fmi, da Bruxelles e dagli Stati Uniti è salita la pressione sul governo di Alexis Tsipras affinché si arrivi a definire presto una strategia per sbloccare i 7,2 miliardi di prestiti internazionali ancora congelati e si avviino le riforme chieste dai partner. Ma la soluzione è ancora lontana e intanto si avvicinano le scadenze degli obblighi finanziari di Atene: nella prima metà di maggio deve rimborsare 1 miliardo circa al Fmi, ma in cassa i liquidi sono finiti. Per questo le diplomazie andranno avanti a trattare anche nel fine settimana.
Aiuti da Russia, Cina e Chiesa: la nuova Troika per Atene
Non è certo la prima volta che si arriva a parlare di soldi finiti nelle casse greche; ma lo stallo nelle trattative si riflette comunque sui mercati azionari e sui titoli di Stato europei. La situazione più critica è, ovviamente, quella di Atene, dove i buoni triennali sono arrivati a rendere quasi il 28%, livello dei giorni in cui l’uscita della Grecia dall’euro era data quasi per scontata. Dai dati Bloomberg (i cui terminali nel mondo hanno subito oggi un tilt di un’ora) emerge che nell’ultimo mese il rendimento del triennale ellenico è salito di quasi un quarto, mentre il titolo italiano equivalente rende meno dello 0,3%. Anche in questo caso c’è stata una risalita dei rendimenti, ma molto più contenuta (8% circa) e a valori assoluti incomparabili. Ecco perché, dicono gli analisti all’agenzia Usa, oggi non ci sono gli stessi timori di tre anni fa: l’ombrello aperto da Mario Draghi, da ultimo con il Quantitative easing (programma che - senza un accordo - non può acquistare titoli greci), eviterà una vendita generalizzata di titoli periferici, anche negli scenari peggiori che al momento tutti dicono di voler scansare.
In ogni caso la tensione resta alta e il rendimento dei decennali italiani arriva all’1,46% sul mercato secondario, mentre lo spread - la differenza rispetto al rendimento dei Bund tedeschi - risale fino a 146 punti base, ai massimi del 2015, per poi collocarsi a 139 punti. E’ passato poco più di un mese da quando, il 12 marzo per l’esattezza, il differenziale era ampiamente sotto i 100 punti, a quota 87. Tra gli investitori, dopo i recenti rally, scattano anche le prese di profitto. Continuano invece ad aggiornare i minimi storici di rendimento i Bund tedeschi: il decennale è sceso sotto lo 0,07%.
Peggiorano le Borse europee nel corso della giornata: Piazza Affari chiude in calo del 2,4%, appesantita dai titoli bancari, con il Ftse Mib che precipita verso i 23mila punti. Londra termina gli scambi in rosso dello 0,93%, Parigi dell’1,55% e Francoforte del 2,58%. Atene chiude in calo del 3%. Per i listini europei si tratta della peggior settimana dell’ultimo trimestre: Milano ha lasciato sul parterre il 3,5%, Francoforte il 5%. Tra i titoli osservati, in Italia, Telecom Italia: ha avviato il lavoro con le banche per quotare il 40% della Inwit, la società delle torri, e incassare circa 730 milioni di euro. Il numero uno, Marco Patuano, è anche uscito allo scoperto: tratta con Mediaset per la trasmissione di contenuti. Si segnala anche l’uscita di UnipolSai dai dispositivi medicali di Sorin, che presto saranno quotati a Londra: ha ceduto il pacchetto del 4,56% per 61,4 milioni. Tiene meglio delle altre Fca, a valle della conferma degli obiettivi per il 2015 nella prima assemblea olandese.
Dal fronte macroeconomico si registrano i dati sulla disoccupazione in Gran Bretagna: nei tre mesi fino allo scorso febbraio è calata al 5,6%. Si conferma la risalita dell’inflazione dell’Eurozona: a marzo l’andamento dei prezzi è stato del -0,1%, contro il -0,3% di febbraio. L’Istat segnala che la produzione nelle costruzione è ancora in calo: a febbraio l’indice è diminuito, rispetto a gennaio, dell’1,3%. Per Eurostat, a febbraio il surplus delle partite correnti della Ue è aumentato a 20,4 miliardi rispetto a un surplus a gennaio di 19,5 e di 7,5 a febbraio 2014. L’euro si porta in area 1,08 dollari, mentre c’è più incertezza sull’andamento dell’economia Usa dopo una serie di dati macro negativi: ora il taglio dei tassi a metà anno è più in dubbio.
Ricca l’agenda Usa, con l’indice dei prezzi al consumo che mostra un’inflazione dello 0,2% a marzo. La fiducia dei consumatori misurata dall’Università del Michigan è salita ad aprile a 95,9 punti da 93 a fine marzo. Il dato è migliore delle attese degli analisti che si attendevano un rialzo più limitato a quota 94 punti. Nonostante questo dato, l’intonazione negativa della Ue spinge in ribasso anche Wall Street: alla chiusura dei mercati nel Vecchio Continente gli indici sono in netto ribasso con il Dow Jones che perde l’1,4%, lo S&P500 in ribasso dell’1,1% e il Nasdaq in ribasso dell’1,5%. La decisione di vendere un’ampia fetta delle attività finanziarie e di concentrarsi sul quelle industriali, annunciata nei giorni scorsi, ha pesato come un macigno sui conti di General Electric, che nel primo trimestre ha riportato maxi perdite per oltre 13 miliardi di dollari.
In mattinata, la Borsa di Tokyo si è lasciata influenzare dalla debolezza americana e il listino nipponico si è diretto in territorio negativo fin dai primi scambi: l’indice Nikkei dei titoli guida ha quindi chiuso in calo dell’1,17%. E’ passata in secondo piano l’inattesa crescita della fiducia dei consumatori giapponesi a marzo, con l’indice che risale a quota 41,7 rispetto ai 40,7 di febbraio. Il petrolio si conferma in calo: alla chiusura dei mercati Ue il Wti perde lo 0,4% circa in area 56,5 dollari al barile, mentre l’oro sale sopra 1.204 dollari l’oncia.