Gian Antonio Stella, Sette 17/4/2015, 17 aprile 2015
RENZI RICORDI QUESTO NUMERO: 1.887.112
La prossima volta che vuol tirarsela un po’, cosa che gli capita non rarissimamente a causa di una certa dose di autostima, Matteo Renzi dovrebbe ricordare questo numero: 1.887.112. Cos’è? È la più grande sparata spaziale nella storia di un presidente del Consiglio. In grado di ridicolizzare tutti gli altri capi di governo passati, presenti e futuri.
Certo, era piuttosto fiero di se stesso e del proprio decisionismo, Amintore Fanfani. E più ancora, più tardi, Bettino Craxi, al punto che la parola «craxismo» entrò nel dizionario Devoto-Oli come sinonimo di «indirizzo politico decisionista » e quando il linguista Giancarlo Oli decise di abolirla intervenne addirittura l’Accademia della Crusca, spiegando che «compito del lessicografo è di rendere testimonianza dello stato della lingua e non seguire criteri moralistici o politici».
Per non dire di Silvio Berlusconi che ai suoi tempi sventolava il record di aver costruito l’azienda tivù più importante di tutte e vinto nel calcio più di tutti e fatto più riforme di tutti (trentasei, col Codice della nautica da diporto) e governato più di tutti («Sono il recordman, visto che ho superato il grande politico Alcide De Gasperi») e perfino di avere subìto più processi di tutti: «Sono l’uomo più imputato della storia e dell’universo. Ci sono state 2.564 udienze contro di me…» E tanto dava mostra di questo affaccendarsi che il Giornale gli dedicò un ritratto immortale: «Berlusconi tiene ritmi insostenibili: nell’arco di poche ore studia leggi e bilanci dello Stato, scrive articoli e discorsi, confronta modelli econometrici di stampo opposto fra loro per verificare l’impatto delle sue idee nella legislazione italiana, lavora ai programmi e alla sua squadra di governo. (...) Segretarie e collaboratori si alternano, con diversi turni, mentre il Cavaliere sembra l’omino delle pile Duracell: chi scrive riesce a stento a girare lo zucchero nella tazzina del caffè nello stesso tempo in cui il presidente di Forza Italia fa almeno tre cose»...
Una sfida che Renzi non poteva non accettare, al punto che all’esordio come premier mandò a tutti un tweet con una foto del cortile vuoto di Palazzo Chigi e una didascalia che sottolineava come fossero le 6 di mattina: «Al lavoro sui dossier più urgenti». E da lì in poi non si è più fermato, tanto da spingere Obama a definirsi «impressionato dall’energia» del giovane Matteo e Crozza a costruire uno sketch su Berlusconi, Grillo e Renzi: «il Nonno, il Brutto e l’Iperattivo».
la mirabolante attività Tutti pelandroni, però, in confronto a quanto se la tirava Mussolini. Basti leggere (Dio benedica gli archivi) un discorso tenuto il 10 marzo 1929. Quando, dopo aver elencato una serie di interminabili opere mirabolanti a lui dovute, spiegò che quella non era che una parte della sua fatica: «Ve ne è un’altra, che non è tanto nota, ma la cui entità vi è data da queste cifre che vi possono forse interessare: ho concesso oltre 60.000 udienze; mi sono interessato di 1.887.112 pratiche di cittadini, giunte direttamente alla mia Segreteria particolare. Tutte le volte che i singoli cittadini, anche dei più remoti villaggi, si sono rivolti a me, hanno ottenuto risposta. Non basta governare, bisogna che il popolo, anche quello lontano, minuto, dimenticato, abbia la prova che il Governo è composto di uomini che comprendono, soccorrono e non si sentono avulsi dal resto del genere umano…»
Peccato che allora nessuno potesse permettersi di fare due conti. Men che meno pubblicarli. Sarebbe venuto fuori che se anche si fosse occupato esclusivamente di quelle pratiche, dal 22 ottobre della Marcia su Roma fino al giorno di quel discorso, il Duce avrebbe dedicato a ciascuna due minuti e tre secondi. Senza dormire mai. Per sette anni consecutivi. Dittatore e cazzaro.