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 2015  aprile 17 Venerdì calendario

Tre splendidi italiani al Festival di Cannes: Nanni Moretti, Matteo Garrone e Paolo Sorrentino. I loro film “Mia madre”, “Il racconto dei racconti” e “La giovinezza” in comune hanno la presenza di un cast internazionale e tutti e tre sono attraversati dal tema del tempo che passa

Eccoli qua i tre autori chiamati in concorso al Festival di Cannes: Nanni Moretti, Matteo Garrone e Paolo Sorrentino. Sono rivali ma fanno squadra. Il messaggio, forte e chiaro, arriva con una fotografia in cui s’abbracciano sorridenti, maglioni e camicie casual. Firmano una dichiarazione congiunta per dirsi «felici e orgogliosi di rappresentare l’Italia. Consapevoli che è una grande occasione per noi e per tutto il cinema italiano». «I nostri film, ognuno a suo modo – sottolineano – cercano di avere uno sguardo personale sulla realtà e sul cinema», e concludono con l’augurio che la loro presenza alla rassegna francese sia uno stimolo «per tanti altri registi italiani che cercano strade meno ovvie e convenzionali».
Le carriere dei tre registi si sono intrecciate negli anni. A Cannes si sono sfidati Garrone e Sorrentino nel 2008, vincendo un premio ciascuno; Sorrentino e Moretti sono stati in gara nel 2011, restando a bocca asciutta. Moretti presidente di giuria ha consegnato nel 2012 il Grand prix a Garrone e ha voluto Sorrentino attore nel Caimano. La loro presenza sulla Croisette è coerente con la stima che la rassegna ha riservato loro negli anni. E i loro nomi spiccano in una selezione di diciassette film (cui se ne aggiungeranno altri tre) piuttosto media.
Ai tre autori in concorso si aggiunge, nella sezione “Un certain regard”, Lousiana – The other side di Roberto Minervini. Il regista vive negli Stati Uniti «ma mi considero italiano». Il suo documentario racconta «un territorio invisibile dove vive una comunità dolente e dimenticata dalla società».
Festeggia il mondo del cinema, dall’Anica a Centoautori. Per il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, Cannes «premia il nostro cinema che è tornato a parlare al mondo come fece negli splendidi anni del dopoguerra e del boom». Il direttore della Mostra di Venezia Alberto Barbera sottolinea «il segnale positivo che s’aggiunge a quelli degli ultimi anni: l’Oscar a Sorrentino, l’Orso d’oro ai Taviani, il Leone d’oro a Francesco Rosi. C’è una nuova primavera, ma anche molto da fare per sostenere la nostra industria».
Mia madre (in sala da ieri), Il racconto dei racconti e La giovinezza in comune hanno la presenza di un cast internazionale: se per Moretti recita (anche in italiano) John Turturro, sono girati in inglese il film di Sorrentino (con Michael Caine e Harvey Keitel) e quello di Garrone, in cui Salma Hayek e John C. Reilly vestono costumi d’epoca ispirati a Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, geniale autore napoletano del XVII secolo le cui favole sono antesignane della letteratura fiabesca.
I tre film sono attraversati dal tema del tempo che passa. La madre è il toccante racconto della regista Margherita Buy (alter ego di Moretti) che vive un profondo senso di inadeguatezza, impegnata a girare un film sull’occupazione di una fabbrica e ad accudire la madre morente. La giovinezza è la storia d’amicizia tra un direttore d’orchestra (Caine) e un regista (Keitel) ottantenni in vacanza in un hotel termale delle Alpi. «Così è fatta la fatica del benessere, così alcuni provano ad allungare il futuro o inseguire goffamente il passato della giovinezza», scrive Sorrentino nella sceneggiatura. «Ogni nuova vita richiede la perdita di una nuova vita – dice il narratore in Il racconto dei racconti, fantasy in cui la regina Salma Hayek usa la magia per diventare madre e una vecchia dama ridiventa giovane e bella per conquistare il re Vincent Cassel. Garrone parla di «un tentativo di partire dal fantastico per arrivare al contemporaneo», riassumendo gli opposti della vita: «l’ordinario e lo straordinario, il magico e il quotidiano, lo scurrile, il terribile e il soave».