il Fatto Quotidiano, 17 aprile 2015
Qui Forza Italia. Dopo lo sfoltimento, la rottamazione e le epurazioni del cerchio magico arrivano i nuovi. Dalla Sardone a Cattaneo, piccoli B. crescono e mirano a un posto in Parlamento
Era il gennaio del 2014 e Giovanni Toti apparve da omino fasciato di bianco accanto a Silvio Berlusconi vestito di nero. Il partito colorato di plastica divenne austero e zebrato. Un evidente segnale d’allarme, che fu confermato quando il Toti medesimo, rinchiuso invano in una beauty farm per dimagrire, manifestò l’ambizione di fare il Pavolini della Salò berlusconiana. Alessandro Pavolini fu il segretario del Partito fascista repubblicano e soprattutto il sostenitore della bella morte nel ridotto alpino della Valtellina, durante la fuga mussoliniana sul lago di Como. Il ridotto teorizzato da Toti, ideologo della banda dei quattro di B. alias cerchio magico (lui, Dudù, la Rossi e la Pascale), è di ordine numerico. Sfoltimento, rottamazione, epurazioni. L’altro giorno un preoccupato parlamentare azzurro del sud gli ha chiesto, in modo secco e sincero: “Giovanni ma che senso ha questa guerra a Fitto? Perché dobbiamo perdere la Puglia alle Regionali?”. Il Pavolini del Condannato non si è scomposto e ha ostentato uguale sincerità: “Scusami, ma a te della Puglia che te ne fotte? Tu ce l’hai un rapporto con Berlusconi? Sì? Bene. Adesso comandiamo noi e ci spartiamo i resti. Meno siamo, meglio stiamo”. Eccolo, dunque, lo slogan della rottamazione azzurra. Mutuato da un successo di Renzo Arbore: “Meno siamo meglio stiamo e ne siamo fieri”.
Toh, la Serravalle
Dal ridotto rottamatore della Salò di B. non discendono solo la liquidazione economica di Forza Italia, quella della tesoriera Mariarosaria Rossi, oppure gli addii del passato (gli ultimi: Bondi e la compagna Repetti) e del futuro (Fitto e Verdini). L’emorragia azzurra avrà il suo probabile suggello alle urne. Alle regionali di fine maggio Forza Italia è pronosticata al di sotto del 10 per cento. Un dato traumatico. Uno choc senza precedenti. Le previsioni riferiscono di un incredibile 8 per cento. Ossia la metà dei consensi presi alle ultime Europee che erano 4 milioni e seicentomila (16,83 per cento). In pratica dal 2008 a oggi, il partito forzista si ritroverebbe a perdere più di undici milioni di voti. Erano 13 milioni e 629 mila nel 2008 (dati Camera) e 7 milioni e 332 mila nel 2013 (sempre dati Camera). La furia suicida del cerchio magico di B. rischia di ridurre Forza Italia a un manipolo di 30, massimo 35, parlamentari-dipendenti nella prossima Camera. Tutti trentenni di nuova generazione come il nuovo astro nascente Silvia Sardone, caschetto biondo dai pensierini banali che dilaga in tutti i talk-show al posto dei “vecchi” come Gasparri o Romani. Sul suo sito, la Sardone ostenta un lunga autobiografia all’insegna della meritocrazia. Eppure omette di scrivere qual è il posto di lavoro dove applica quotidianamente tutta la scienza accumulata nel faticoso studio. Il motivo è semplice. Lei lavora alla Provincia di Milano, come riferiscono le malelingue rottamate del suo partito, ed è stata assunta durante la presidenza del berlusconiano Guido Podestà. Non solo. La rivoluzionaria Sardone è dentro la controllata della Provincia alla base di altri guai dell’ex bersaniano Filippo Penati: l’autostrada Serravalle. Questo è il fatidico rinnovamento forzista. Nulla di nuovo sotto il sole berlusconiano.
Il cooptato consulente
Un altro bel caso di rottamazione e scontro generazionale tra vecchi e giovani azzurri è quello di Alessandro Cattaneo, già sindaco di Pavia. Per farsi notare Cattaneo s’inventò la formattazione quando Renzi nel Pd andava giù duro con la rottamazione. Ma l’obiettivo dell’ambizioso berlusconiano era minore: minacciare la guerra per farsi cooptare. Detto fatto. Una volta perse le elezioni amministrative a Pavia, mancando la riconferma a sindaco, Cattaneo si è fatto nominare vicepresidente dell’Anci, l’associazione dei comuni, per avere uno stipendio. Poi, per integrare le entrate a fine mese, ha avuto una consulenza da 60mila euro annui dal gruppo di Forza Italia al Senato, cioè da quelli che avrebbe dovuto rottamare con violenza, senza pietà. A Palazzo Madama raccontano che quando Paolo Romani, capogruppo azzurro, ha scoperto il doppio stipendio di Cattaneo abbia dato i numeri. Rosso in viso e ululante per vari minuti, Romani avrebbe preteso che la consulenza fosse tolta seduta stante. Povero formattatore. Del resto la logica delle convenienze personali è la pietra fondante del berlusconismo e sia la Sardone e sia Cattaneo hanno lo stesso approccio “culturale” di chi li ha preceduti nel seggio.
La dama dei santini
Un’altra aspirante parlamentare è poi Alessia Ardesi, vicina ai quaranta. Qui il racconto della Salò berlusconiana investe una delle protagoniste del ridotto del cerchio magico. La Ardesi è infatti nota come la dama bionda di compagnia di Francesca Pascale, la fidanzata dell’ex Cavaliere. Sulla dama Ardesi circola una storiella tremenda ma strepitosa. Fervente credente (ha scritto anche per il Messaggero di Sant’Antonio), l’ombra pascaliana distribuisce santini ai forzisti che la supplicano per un incontro in una delle due residenze private di B., Arcore o Palazzo Grazioli a Roma. Lei rassicura l’interlocutore, prende un santino e dice: “Non ti preoccupare, santa Rita prega per te”. I santini variano ma la sostanza no. Quando ritorna a corte, la Ardesi mette a morte lo speranzoso orante con parole di fuoco e di scherno. Dicono di lei a Montecitorio: “Prima ti dà la benedizione poi ti accoltella”.
Il marito di Noemi
Per rimanere in tema di cerchio magico. La scorsa settimana a Servizio Pubblico, “Nazareno Renzoni” ha rivelato, senza ricevere smentita, che la rottura tra Berlusconi e la Pascale sarebbe vera. Anche in questo caso si può parlare di liquidazione. Al momento però la trattativa di fine rapporto sentimentale sarebbe in altissimo mare, lontana da una conclusione come auspicata dai due legali storici di B., Ghedini e Longo. La Pascale resta first lady e continua a ricevere e frequentare l’indimenticabile Noemi Letizia, napoletana come lei e protagonista del primo scandalo sessuale dell’ex Cavaliere, quello della Vergine di Casoria e del disperato addio di Veronica Lario: “Mio marito è un uomo malato, un drago assetato di vergini”. Oggi Noemi si è sposata e il suo consorte, un imprenditore che si chiama Vittorio Romano, sarà uno dei volti nuovi azzurri alle regionali in Campania. In lista, nel centrodestra a Napoli, ci sarà anche Armando Cesaro, figlio di Luigi detto ‘a purpetta, ex compare del “casalese” Nicola Cosentino. Pure la “polpettina” ha fatto parte per un certo periodo della corte della Pascale.
Mistero Fiori
L’ultimo capitolo della rottamazione azzurra è un vero mistero doloroso. Quello che corrisponde ai club Forza Silvio coordinati da Marcello Fiori. Si sa che Berlusconi avrebbe voluto affidare a Guido Bertolaso il casting per rilanciare gli azzurri. Ma di fronte al no dell’ex stregone della Protezione civile si è dovuto accontentare del suo vice. Fiori, appunto, che peraltro da commissario degli scavi di Pompei avrebbe fatto danni erariali per 6 milioni di euro. Abuso d’ufficio. I club di Fiori nessuno li ha mai visti e nessuno ha capito quale sarà il loro ruolo rispetto alla casa madre, Forza Italia. Sembra la parabola dei fantomatici club di Michela Vittoria Brambilla, la rossa salmonata che dieci anni fa tentò la scalata al cielo berlusconiano. In tutto questo, raccontano che Berlusconi rimarrà silente e inerte fino alle regionali. Doveva tornare l’8 marzo scorso e non lo ha fatto. Doveva fare la campagna per le regionali e non la farà. Anche Mussolini era come intontito quando Pavolini gli declamava la retorica del ridotto.