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 2010  maggio 17 Lunedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Silvio Berlusconi
Il Ministro delle Politiche agricole è Giancarlo Galan
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro di Sussidiarietà e decentramento è Aldo Brancher (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Ci sono voluti 31 morti in quattro giorni per portare la Thailandia in prima pagina, e ieri ci sono state altre cinque vittime. I feriti sono circa 250. La Thailandia è un paese molto lontano, un tempo si chiamava Siam, è il luogo delle fantasie di Salgari (che non c’era mai stato), siamo nella stessa penisola che comprende il Vietnam. possibile che parecchi italiani conoscano il Paese per esserci stati da turisti. La quasi guerra civile in corso dai primi di marzo sta colpendo proprio il turismo: nessuno andrà in vacanza laggiù se le acque non si calmano e va forse interpretato in questa chiave l’improvviso incrudelirsi dei governativi che da cinque giorni hanno preso a sparare sui ribelli e si rifiutano adesso a qualunque trattativa. Il turismo è essenziale all’economia thai, un paese non sottosviluppato, ma certamente povero: il reddito pro capite è di circa 7.400 dollari l’anno (qualcosa come 6.500 euro).

Ma i ribelli che vogliono? E chi sono?
I ribelli vogliono il ritorno di Thaksin (nome completo: Thaksin Shinawatra), un ex poliziotto divenuto magnate delle telecomunicazioni e finito in politica. Vincitore di tutte le elezioni a partire dal 2001, governava appoggiandosi ai contadini del Nord e in generale con una politica populista, molta demagogia, però anche qualche vantaggio per strati della popolazione normalmente ignorati dalle classi dominanti e dai benestanti. Nel 2006 un colpo di stato militare lo ha deposto e, dopo alterne vicende, governa adesso, sempre con la protezione militare, un primo ministro che si chiama Abhisit (nome completo: Abhisit Vejjajiva) e che non è stato eletto.

Che fine ha fatto quello di prima?
Thaksin dovrebbe trovarsi in Montenegro, paese di cui ha preso la cittadinanza e che l’altro giorno lo ha pregato di non metterlo in difficoltà sul piano internazionale. Thaksin infatti guida da lontano la rivolta, profittando di internet, di trasmissioni radio e televisive pirata, eccetera. Ci sono state molte manifestazioni anche l’anno scorso, ma senza arrivare alle tragedie di adesso, che sembrano un punto di non ritorno. Anche in questa fase, all’inizio i governativi sembravano intenzionati a non far degenerare lo scontro. Poi tutto è precipitato.

Non c’è un re in Thailandia? Come mai non dice niente?
Sì, la Thailandia è una monarchia. Il suo re è Bhumibol (nome completo: Bhumibol Adulyadej), adesso molto malato e forse in silenzio per questo. Bhumibol è il sovrano che sta sul trono da più tempo, regna infatti dal 1946. Ed è uno degli uomini più ricchi del mondo: Forbes gli attribuisce 35 miliardi di dollari di patrimonio. La Costituzione non gli dà nessun potere, e lo protegge da qualunque attacco mediante una forte legge sulla lesa maestà. Però, anche se la Carta nazionale lo vuole disarmato, il re gode di grande ascendente sui thailandesi ed è in realtà potentissimo: ha governato in questi 64 anni attraverso 17 colpi di Stato. Da questo semplice dato, capiamo che l’ex poliziotto Thaksin, primo capo di governo eletto con la maggioranza assoluta, quindi libero dalla necessità di far compromessi, con la sua politica attentissima ai desideri del popolo, con le sue aperture agli altrimenti ignorati contadini del Nord, con le sue televisioni e il suo strapotere nei mezzi di comunicazione di massa, s’è conquistato una simpatia che ha rischiato di mettere in pericolo la gloria del re. Ci sono posti, lei lo sa bene molto, dove può brillare un solo sole. Inoltre ci sono le classi a cui Thaksin non fa più i piaceri di un tempo. Per esempio, in quelle zone del mondo c’è un’abitudine da parte delle banche di condonare a un certo punto i debiti ai ricchi. Thaksin s’è rifiutato a questa pratica e s’è quindi messo contro la comunità finanziaria. Thaksin è talmente benvoluto, da almeno una parte dei thailandesi, che ha vinto anche nel 2007, dopo che c’era stato il golpe militare. Anche se ci sono molte accuse di brogli, relativamente a queste elezioni del 2007.

Questa storia così lontana ha qualcosa a che fare con noi?
Ian Buruma la collega alle crisi nostre per il fatto che laggiù, come qui, la politica ha poco potere, i veri centri decisionali (banche, lobbies eccetera) trovandosi chi sa dove. La rivolta thailandese si configurebbe quindi come domanda di politica da parte del popolo, un desiderio cioè che chi deve governare si reimpossessi degli strumenti che gli competono.

Come finirà?
Le camicie rosse si dicono disposte a negoziare, in presenza però di un rappresentante dell’Onu. Le camicie gialle, cioè i governativi, rispondono che non c’è bisogno di nessun negoziato, dato che le forze dell’ordine sparano non contro un’inerme popolazione civile, ma contro dei terroristi. La sensazione è che non sia semplice riportare la pace. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 17/5/2010]

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