ELENA POLIDORI, la Repubblica 17/5/2010, 17 maggio 2010
ECCO LE MANOVRE LACRIME E SANGUE AUSTERITY OBBLIGATA PER GLI STATI - ROMA
Una operazione a tenaglia sui conti pubblici di Eurolandia. L´ultimo venerdì nero delle Borse accelera la ricerca di soluzioni immediate per dare certezze ai mercati sul debito monstre dei Paesi. Così, coerentemente con gli impegni presi lo scorso week- end, quando s´è deciso il piano salva euro, i governi d´Europa stanno tutti cercando di varare manovre correttive dei propri bilanci, dilatati a dismisura dalla crisi. Ci prova l´Italia, con un piano preparato dal ministro Giulio Tremonti. La Grecia ha appena varato misure draconiane, in cambio di aiuti per 110 miliardi in tre anni. L´Irlanda anche. Spagna e Portogallo stanno rimboccandosi le maniche giusto in queste ore. Come pure la Francia. Perfino la Germania studia il modo per riportare i conti pubblici sotto controllo. Oggi a Bruxelles, al vertice dell´Eurogruppo, si tireranno le somme: esame dei vari piani di risanamento e austerity obbligata nell´intera Ue.
L´operazione-conti, scattata ovunque all´indomani del drammatico vertice al capezzale della moneta unica, è stata sollecitata dalla Bce. Anzi, in qualche maniera rappresenta l´altra faccia della cosiddetta «opzione nucleare», ovvero il contestato impegno della Banca centrale europea a comprare titoli pubblici e privati degli Stati più deboli e dunque più colpiti dalla speculazione. Non a caso in questi ultimi giorni le diverse autorità monetarie - dal francese Jean Claude Trichet al tedesco Axel Weber allo stesso governatore italiano Mario Draghi - hanno ribadito che «non c´è nessuna alternativa» al risanamento. Bisogna farlo e basta. Meglio se prima possibile. Perché è qui, nella voragine dei deficit e nel moloch del debito, che secondo gli esperti si colloca il tallone d´Achille del vecchio Continente. Ed è sempre qui, intorno a queste due variabili, che trova terreno fertile la speculazione. Più i conti non tornano, più è facile per gli speculatori scommettere contro questo o quel paese, mettendo a soqquadro i mercati e sfiancando l´euro. Naturalmente, come in tutte le cose, esiste il rovescio della medaglia: le cure da cavallo sono dolorose, mettono a repentaglio la ripresa. E soprattutto, pongono rischi sulla tenuta sociale dei paesi, come dimostrano le proteste con i morti e le bombe in Grecia. Quasi ovunque toccherà a statali e pensionati pagare il conto più salato della crisi.
Manovre da lacrime e sangue nell´intera Eurolandia, perciò. La Germania intende guidare questo processo: già domani, al vertice Eurogruppo, è intenzionata a proporre un piano per puntellare l´euro che passa attraverso un consolidamento dei conti di tutti i paesi di Eurolandia. Trichet suggerisce anche una sorveglianza reciproca della politica economica e finanziaria degli stati membri. Contemporaneamente, le autorità europee lavorano insieme per riformare il trattato di Maastricht e rendere più stringenti i vincoli di bilancio del domani, a cominciare da quelli base: deficit al 3% del Pil, debito al 60%. Oggi sono entrambe fuori linea, dappertutto. Guai a sforare, d´ora in avanti.
Eurolandia stringe la cinghia. Nella visione dei ministri Ue e della cancelliera tedesca in particolare, l´azione concentrica in difesa dell´euro decisa la scorsa domenica si può sostenere solo con l´arma del rigore, l´unica a cui i mercati sono sensibili. L´altalena delle Borse e i continui sobbalzi dell´euro lo impongono. Con l´austerity coordinata e la vigilanza reciproca bisogna però che i partner accettino anche di perdere un po´ di sovranità nazionale.
Angela Merkel, tra i leader Ue quella che ha fatto più resistenze ad aiutare la Grecia, ritiene che debbano essere i paesi più forti a guidare il cammino di rientro dei conti. Lei per prima ammette che la Germania ha vissuto per decenni al di sopra delle proprie possibilità e che dunque è arrivato il momento di risparmiare.