Marco Belpoliti, La Stampa 17/5/2010, pagina 29, 17 maggio 2010
OMBRELLI DI STRADA
Piove, anzi diluvia. Agli angoli delle strade appaiono, usciti dal nulla, i venditori extracomunitari di ombrelli. Offrono prodotti utili ma scadenti; realizzati in Cina, durano una settimana, o poco più. Sono ombrelli usa e getta; di fronte alla pioggia improvvisa, chi ne è privo preferisce acquistare il modello mignon, invece di quello più grande, e anche costoso, che si dimentica più facilmente in giro. Nessuno sa bene quando e da chi sia stato inventato l’ombrello, e neppure in quale Paese. In Oriente di sicuro: Cina o forse India oppure Giappone.
All’inizio era un oggetto sacro, una sorta di baldacchino portatile; un prolungamento del copricapo imperiale, o reale, un modo per proteggere il potente dalla vista di sudditi. Così è stato utilizzato in Oriente, e anche dai Papi in epoche più recenti. Niente a che fare con la nostra funzione di parapioggia. Poi l’ombrello si è laicizzato, diventando un oggetto femminile: riparava contro il sole nella Roma antica, e con questo uso nel Settecento si è diffuso in Europa. Gli uomini, invece, per proteggersi dalle intemperie hanno sempre utilizzato cappucci e mantelli. Nel corso dell’Ottocento è divenuto uno strumento d’uso quotidiano, realizzato prima in pelle e poi in tela cerata, con stecche di legno e quindi di ferro. Noi italiani siamo degli appassionati di ombrelli, nel Nord Europa invece la gente sfida la pioggia senza la copertura telata. Il problema è dove riporlo, e come, quando si sale in autobus o si entra in un negozio: si bagna in giro. Depositarlo all’ingresso nel portaombrelli non è sempre consigliabile; nei giorni di pioggia battente si rischia di non trovarlo più all’uscita. Da qualche tempo, alcuni esercizi commerciali - ad esempio, le Librerie Feltrinelli - offrono dei sacchetti di plastica entro cui riporlo. Ma ora c’è l’ombrello munito di copertura a scomparsa, a telescopio o cannocchiale: un cono di plastica retrattile che si trasforma in contenitore per proteggere dallo sgocciolamento e che si riduce alla base quando lo si apre sotto la pioggia. Con ogni probabilità è una delle rare innovazioni in un oggetto rimasto quasi identico nel corso degli ultimi due secoli. Anche in questo caso, non si sa chi e come l’abbia inventato. L’ombrello è sempre opera di anonimi.