Maria Teresa Cometto, CorrierEconomia 17/05/2010, 17 maggio 2010
SILICON VALLEY: GLI ITALIANI CHE CONTANO
Dalle tecnologie verdi per l’energia al software applicato agli strumenti di comunicazione mobile, dall’high-tech nell’assistenza sanitaria al social network fra persone e «cose». Tante sono le nuove idee su cui la Silicon Valley si sta rilanciando e fra i suoi protagonisti del rilancio ci sono parecchi italiani. Impossibile censirli tutti.
CorrierEconomia ha fatto una mappa dei più significativi e individuato alcune novità della loro presenza nella Valle, iniziata negli Anni Settanta: collaborano di più fra di loro e collaborano di più con l’Italia, i cui rappresentanti istituzionali in America – a partire dall’ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata – si danno anche più da fare nel sostenere gli scambi fra i due Paesi.
Green Tech
Due anni fa Marco Graziano ha creato Visible Energy, che con una combinazione di apparecchi automatici-telefonini-Internet permette di controllare i consumi di elettricità in casa e ridurre gli sprechi. « Stiamo costruendo i nostri primi prodotti anche con prese e spine adatte agli standard italiani e abbiamo un’intesa con un gruppo italiano per distribuirli in Italia – racconta Graziano ”. Il design di tutti i nostri prodotti è frutto di un piccolo ma molto creativo studio di design di Ivrea, Elastico Disegno». Fra gli investitori in Visible Energy c’è Enzo Torresi, che aveva già finanziato la prima start-up di Graziano a Palo Alto nel ”95, Teknema.
Con alcuni colleghi ricercatori dell’Università di Berkeley, nel 2006 Guido Radaelli ha fondato Aurora Biofuels, che applica biotech e ingegneria per trovare un processo di produzione a costi bassi di biodiesel a partire dalle alghe marine. « Abbiamo già ricevuto due round di finanziamenti da venture capitalist per un totale di 40 milioni di dollari», dice Radaelli.
Impegnato sull’energia solare è invece Francesco Lemmi, direttore dell’Ingegneria delle celle solari per Innovalight, che dal 2005 si è focalizzata su questo settore.
Salute online
Combinando algoritmi matematici ed esperienza medica, Giovanni Colella ha creato nel 2008 la sua seconda società di servizi online per la salute, Castlight Health; la prima, Relay Health, l’aveva venduta nel 2006 al gruppo McKesson. « Dopo due anni di pausa-studio a Stanford, ho pensato a una specie di Expedia per i pazienti – racconta Colella ”: un sito che permette di confrontare online prezzi e prestazioni di ospedali, cliniche, dottori e scegliere dove farsi curare. Fra i nostri investitori abbiamo Oak, Fidelity e il Wall Street Journal ci ha appena definiti una delle 50 migliori start-up americane. La riforma sanitaria e l’informatizzazione dei dati volute dal presidente Obama accelereranno la nostra crescita».
Software mobile
Profeta dell’open source applicata ai mezzi di comunicazione senza fili è Fabrizio Capobianco, 39 anni, dal ”99 nella Silicon Valley, ceo di Funambol, che lui definisce: «Azienda di software mobile con capitale americano e cervelli italiani. Abbiamo raccolto 25 milioni di dollari da venture capitalist qui e li abbiamo portati in Italia, dove abbiamo il centro di ricerca e sviluppo con 50 ingegneri a Pavia. Dimostriamo che il software made in Italy può essere migliore di quello di qualunque altro Paese, inclusa la Silicon Valley».
Di applicazioni per operare sui telefonini intelligenti solo parlando – per esempio dettare messaggi invece di scrivere email – si occupa Giuseppe Staffaroni, ceo di Promptu dal 2006 e dal ”97 in California: «Abbiamo lavorato anche per Pronto treno di Trenitalia, con cui i passeggeri possono a voce automaticamente avere informazioni e comprare biglietti».
Da 10 anni in California dopo il Dottorato alla Scuola Normale di Pisa, la 38enne Marzia Polito ha creato due motori di ricerca su Internet, Whozat? e SocialDiligence, che scandagliano i siti di network sociali per trovare informazioni sulle persone. «Il secondo è pensato per i professionisti, per esempio i reclutatori e il suo traffico è triplicato negli ultimi tre mesi, con molte richieste di contratti da parte di aziende», racconta Polito.
«Una delle più promettenti start-up italiane», secondo Alberto Savoia è WideTag, che lavora sull’«Internet delle Cose»: miliardi di apparecchi/sensori che comunicano informazioni online utili per i consumatori e il business. L’hanno fondata a Redwood City Leandro Agrò e Roberto Ostinelli. Ancora nel campo delle comunicazioni, Michele Libraro, 30 anni di esperienza nella Silicon Valley fra telecom e software , ha appena concluso un accordo per distribuire il software della sua società Proxy – utile per analizzare il traffico delle reti dati – con uno dei maggiori manifatturieri al mondo di prodotti per le reti. «Ora – dice – sto lavorando con un dipartimento del Mit sull’affective computing , la capacità dei computer di intercettare emozioni dell’utente.