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 2010  maggio 17 Lunedì calendario

MERCATI PIANO SALVA-EURO: ECCO CHI PUNTA ANCORA CONTRO

Tre mesi e mezzo fa l’idea di scommettere sulla parità euro-dollaro era stata al centro di una cena a Manhattan fra un ristretto gruppo di super gestori di hedge fund (fondi d’investimento liberi di usare gli strumenti finanziari più sofisticati). Oggi se ne parla apertamente sui giornali e in TV. E non sembra più un gioco rischioso, alla portata solo di potenti speculatori come George Soros.
 diventata un’ipotesi concreta avanzata da analisti ed economisti di grandi banche come Bnp Paribas e Deutsche Bank. E questo nonostante il pacchetto di misure straordinarie da 750 miliardi di euro decise dall’Unione europea e dal Fondo monetario internazionale per stabilizzare i mercati e aiutare i Paesi più deboli dell’eurozona come la Grecia. Anzi, il modo in cui quel pacchetto è stato varato domenica 9 maggio, dopo aver inizialmente fermato il panico ora sembra preoccupare ancor di più gli investitori sulla tenuta della moneta unica, crollata già di oltre il 16% dallo scorso dicembre, quando valeva 1,5 dollari.
Su & giù
Alla sua nascita, 11 anni fa, un euro era scambiato a circa 1,18 dollari, un livello a cui scenderà presto se non regge quota 1,25 (infranta venerdì), secondo numerosi specialisti come Dean Popplewell di Oanda e Alan Ruskin di Rbs global banking & markets. Mentre lo strategist di Bnp Ian Stannard prevede la parità entro marzo 2011, perché il salvataggio Ue «significa che i rischi non sono eliminati ma sono solo sostituiti da altri rischi».
Che ruolo hanno giocato i cosiddetti speculatori in questa crisi? L’hanno esacerbata guadagnando «soldi sulle sfortune della gente», si è lamentato il commissario europeo Michel Barnier, invocando sanzioni legali contro di loro. « una stupidaggine pensare che a vendere titoli di Grecia, Spagna e Portogallo siano solo speculatori, e che spaventarli facendo la voce grossa sia il modo per risolvere tutto», ha ribattuto Francesco Soros, pioniere di questo settore, passato alla storia per la scommessa vinta contro la sterlina inglese nel 1992; di John Paulson, il miliardario che nel 2007-2008 si è arricchito speculando sulla crisi dei mutui subprime (con l’aiuto anche della banca d’affari Goldman Sachs, accusata per questo di truffa); e di SAC capital advisors, il cui manager Aaron Cowen ha spiegato ai colleghi perché la crisi greca avrebbe affondato l’euro.
Da allora la febbre anti-euro è salita alle stelle: i contratti aperti contro la valuta Ue per pura speculazione – non legati alla copertura del rischio cambio da parte di operatori commerciali o industriali come Finmeccanica – sono passati dai 40 mila di inizio febbraio ai 103 mila di inizio maggio, record assoluto per la valuta Ue. Nessuno può sapere chi c’è dietro e gli hedge fund non hanno Giavazzi sul Corriere della Se
ra, ricordando che sono gli investitori «genuini» ad abbandonare i titoli in euro per paura che l’economia europea abbia davanti un lungo periodo di stagnazione.
Ma certo gli speculatori hanno saputo anticipare e cavalcare questa tendenza con fiuto notevole, per la gioia dei loro clienti. All’inizio di febbraio, quando si è tenuta quella cena di gestori di hedge fund, l’euro valeva ancora 1,36 dollari, l’8% più della settimana scorsa. Chi ha scommesso sul suo ribasso con i futures – derivati che fissano la compravendita di un bene a un certo prezzo e a una data futura ”, indebitandosi per aumentare l’impatto della scommessa, può avere in questi mesi raddoppiato il capitale investito, secondo il Wall Street Journal , che aveva fatto lo scoop su quella cena.
Vi avevano partecipato i rappresentanti di alcuni dei maggiori fondi speculativi «macro-globali», specializzati nel puntare sul ribasso o rialzo di monete, indici, tassi di interesse, prezzi delle materie prime, con l’uso degli strumenti finanziari più sofisticati e rischiosi: vendite allo scoperto (short selling), derivati come futures e option, titoli sintetici come i credit default swap (simili a contratti di assicurazione contro il fallimento di titoli).
Alla cena c’erano uomini di alcun obbligo di rivelare le posizioni.
I rischi
Alcuni importanti gestori dei fondi macro-globali hanno anzi negato pubblicamente di speculare contro i titoli europei, come Louis Moore Bacon, che però nella sua lettera annuale ai clienti (datata 19 febbraio) ha spiegato come «l’area più interessante ( per gli investimenti,
ndr) nel prossimo futuro è la potenziale rottura dell’Unione monetaria europea». La quale potrebbe essere provocata, secondo lui, dai fondi sovrani, i fondi di investimento governativi che gestiscono una parte delle riserve in valuta estera o i proventi delle vendite di petrolio, e che si stima controllino 3.600-3.800 miliardi di dollari. Negli ultimi anni i fondi sovrani hanno diversificato una parte di questi capitali verso l’euro, sostenendone le quotazioni – ha scritto Moore ”, « ma quando si accorgeranno di possedere una valuta corrotta potranno andarsene, cercando valute nei mercati emergenti dove la solvibilità (dei Paesi emittenti, ndr) non è un problema così serio» come in Europa.
I fondi sovrani (ad eccezione del norvegese e dell’australiano) sono ancor meno trasparenti degli hedge fund nelle loro strategie d’investimento e non rivelano le loro mosse. All’ultimo forum internazionale, chiuso il 10 maggio, hanno solo detto di voler tenere aperti i flussi di capitali fra Paesi. Certo lo spostamento delle loro risorse dall’euro a un’altra valuta avrebbe un impatto mille volte più forte del più abile «speculatore».
Maria Teresa Cometto