Marco Bardesono, Corriere della Sera 17/05/2010, 17 maggio 2010
LA RAPINATRICE CON IL BIMBO «C’ERA LUI, NON POTEVA FINIRE MALE»
’ « stato come giocare alla roulette. A ogni puntata raddoppiavo la posta. Poi mi hanno fermata». Elisabetta, 40 anni, che martedì scorso è stata arrestata dai carabinieri dopo aver rapinato quattro banche in due ore, la racconta così all’avvocato che le fa visita. «Mentre agivo, dentro di me speravo che qualcuno mi bloccasse, per fortuna è accaduto». Si presentava disarmata e a volto scoperto, con il figlioletto di soli sette mesi seduto nell’ovetto Chicco. Elisabetta è stata scarcerata venerdì sera e ora si trova ai domiciliari in un piccolo appartamento (una stanza da letto, il soggiorno con cucinino e il bagno) in un quartiere poco lontano dal centro. Con lei c’è il convivente, Mauro, che ha appena dato il biberon al piccolo Fabio (nome di fantasia); anche il bimbo è stato tre giorni in carcere con la madre.
«Non so che cosa le sia preso, lei non è una ladra – dice Mauro al legale ”. Non ha mai avuto problemi con la giustizia». La mamma-rapinatrice non si piange addosso: « vero, stiamo passando un momento di difficoltà economica e io martedì non avevo un soldo. Non potevo neppure comprare i pannolini per il piccolo. E poi la sera avevo in programma di uscire per una pizza con la mia amica Alessia e non volevo fare brutta figura. Insomma, mi sono fatta coraggio. Ho bevuto, uno dopo l’altro, due bicchieri di bianco e sono partita». La donna trascorre le giornate al pc e naviga su Internet, da un sito all’altro, per vedere cosa i giornali hanno scritto di quel suo «colpo di testa»: «Chiedevo mille euro ma non ho mai minacciato nessuno. Non avevo paura, c’era il bambino con me. Chi può far male ad una mamma con il figlio nel passeggino?». I testimoni hanno riferito altre cose: «Chiedeva i soldi e diceva che fuori dalla banca c’erano uomini armati pronti a tutto». Lei lo ha negato anche davanti al giudice: «Non è vero, ho sempre avuto un fare garbato», ha detto proprio così. «Ero un po’ brilla per il vino e non sono stata accorta. Ho agito in modo ingenuo, non mi sono neppure preoccupata delle telecamere di sorveglianza delle banche che mi hanno ripresa». Le immagini di lei mentre regge l’ovetto con il bimbo e parla alle cassiere sono state trasmesse in prima serata dai Tg: «Che vergogna – continua Elisabetta ”. Io non sono una delinquente». Lo ha spiegato all’avvocato Carlo Tabbia raccontando la sua vita: «Mio papà è morto tanti anni fa e lì sono cominciati i miei problemi». Figlia unica di una famiglia borghese, con residenza nell’elegante quartiere della Crocetta, Elisabetta prende una sbandata per un uomo. Si sposa, nasce un bambino (oggi ha 17 anni). Segue la separazione: « stato un divorzio che mi ha traumatizzata e per un po’ sono stata aiutata da uno psicologo dell’Asl». Poi l’incontro con Mauro, anche lui appena fuori da una brutta storia. I due si mettono insieme e cercano di ricostruirsi una vita. Nasce Fabio ma Mauro perde il lavoro, è costretto a chiudere la sua edicola e ora si barcamena come agente di commercio. «Però tiriamo avanti, siamo indietro di qualche mese con l’affitto – racconta ancora Elisabetta all’avvocato – e io volevo saldare almeno quel conto. La padrona di casa ancora non si è ancora fatta viva. Speriamo ci faccia respirare un po’». Nel piccolo alloggio c’è anche Kajly, il cocker che piace tanto a Fabio: «L’ho chiamato così perché amo la musica di Kylie Minogue, ho tutti i sui cd». Le canzoni della vocalist australiana che ha venduto più di 60 milioni di dischi fanno da colonna sonora al colloquio con il legale: «La vita non è un filo diritto, ci sono curve, alti e bassi, cose più interessanti e cose meno, basta solo sorridere e amare la gente più che si può», canta la Minogue, ed è un po’ il senso di tutta l’esistenza di Elisabetta: «Solo ora mi rendo conto d’aver esposto mio figlio ad un grosso pericolo. questo che più mi tormenta». Un bambino di soli sette mesi e che è già stato tre giorni in carcere: «Che umiliazione. Alle Vallette – ricorda Elisabetta – eravamo cinque detenute con bimbi. La mia compagna di cella, una ragazza straniera, mi è stata vicina, mi ha aiutata con Fabio. C’era anche una suora che ci seguiva. In fondo eravamo abbastanza libere anche se ora ho il terrore di tornarci».
La donna spera che i domiciliari finiscano presto e a giorni il suo legale chiederà la revoca della misura restrittiva. Elisabetta è una bella donna, ha alcuni tatuaggi (un cuoricino e una ragnatela), ricordi di momenti, belli e brutti, della sua vita. Porgendo l’album fotografico, racconta l’avvocato, la donna gli raccomanda: «Ai giornali dia questa fotografia. Ero a cena con amici, in un momento sereno. Non mi va che si pubblichino soltanto quei fotogrammi dove mi si vede in banca con il bambino. Io sono un’altra persona».
Marco Bardesono