
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Dunque, maggioranza e opposizione dialogano davvero e ieri Veltroni e Berlusconi si sono confrontati per una quarantina di minuti. Dopo l’incontro, Veltroni ha convocato una breve conferenza stampa. I due sarebbero d’accordo di ripartire dal pacchetto di riforme che aveva preparato Violante nella scorsa legislatura. Poi Veltroni sostiene di aver sollecitato una politica economica che tenga conto del disagio delle famiglie. Ha aggiunto che il Partito democratico potrebbe anche votare l’abolizione dell’Ici: il centro-sinistra vedrà il testo e deciderà.
• Tutto qui?
Ma guardi, queste mezze ore di incontri servono a fare le foto, a dare roba da scrivere ai giornali e a lanciare al mondo il messaggio: stiamo dialogando. Non penserà mica che, se hanno qualcosa da dirsi, aspettino davvero l’incontro? Ricorderà com’è andata l’altra volta, quando Prodi era ancora nella pienezza dei poteri: un’ora chiusi in una stanza a parlare di chissà che e poi due conferenze stampa identiche, in cui era chiaro che le rispettive diplomazie avevano concordato al millimetro le cose da dire. Ieri lo stesso. I due si sono visti per dare un seguito alle dichiarazioni rese durante il dibattito sulla fiducia, nelle quali Berlusconi s’è sperticato di lodi per Veltroni e per il suo governo ombra, e Veltroni ha ringraziato e reso omaggio, limitandosi a dichiarare ciò che è ovvio, vale a dire che il governo sarà atteso al varco eccetera.
• Ma quali saranno i problemi che risolveranno insieme?
Intanto ci sono alcune riforme pacifiche. Cambieranno insieme i regolamenti parlamentari in quella parte che consente a un gruppo di deputati o di senatori di uscire dai partiti che li hanno eletti, fondare una nuova formazione, fare gruppo e incassare anche i soldi dei rimborsi elettorali. Ci vorrà più tempo, ma andranno uniti anche al rafforzamento dei poteri del premier e al taglio dei parlamentari. Non si parla più di cambiare la legge elettorale nazionale, perché sono tutti e due molto felici di essersi liberati dei rispettivi rompiscatole, ma c’è un discorso aperto sulla legge elettorale per il Parlamento europeo, che riguarda il voto dell’anno prossimo: Veltroni vuole alzare lo sbarramento al 3%. Deve stare però molto attento, perché i quattro partiti dell’Arcobaleno hanno già fatto sapere che se il segretario del Pd non si muoverà in un certo modo, faranno cadere le giunte rosse di tutta Italia. Una prospettiva scomoda. Il segretario del Pd incontrerà i rappresentanti della sinistra radicale lunedì prossimo.
• Sta nascendo un partito contrario al dialogo?
Qualcosa che gli assomiglia sta sicuramente nascendo. Ci sono movimenti, prudenti ma significativi, di D’Alema. E l’esistenza del dialogo permette a certi outsider – come Di Pietro – di guadagnare in visibilità, opponendosi. Sa come funziona in questi casi: nel dibattitto televisivo, nella pagina di giornale si deve per contrasto affiancare alla posizione “filo” la posizione “contro”. Di Pietro ha un grande futuro mediatico. Ieri infatti ha spadroneggiato sulla televisione di Repubblica e il quotidiano gli ha poi dato un grande spazio d’intervista. Il capo dell’Idv ha sparato a zero contro inciuci, e quant’altro, e del resto già in Parlamento aveva definito le aperture di Berlusconi una trappola.
• Secondo lei gli italiani sono favorevoli o contrari al dialogo tra Berlusconi e Veltroni?
Io mi sono fatto questa idea. Quelli che comprano i giornali o frequentano assiduamente blog e siti, sono contrarissimi e a stragrande maggioranza. Costoro, semplicemente, non credono a Berlusconi. Il resto degli italiani, invece, è in maggioranza per il dialogo. Del resto è su questo “resto” – che la stampa e i partiti di sinistra hanno tanta difficoltà a capire – che Berlusconi fonda la sua fortuna. Ci pensi: come mai le vittorie del Cavaliere sono sempre sorprendenti? Grande sorpresa nel 1994, stupore e rabbia nel 2001 per le proporzioni della vittoria, altro stupore nel 2006 per il pareggio, nuove grida nel 2008 per la dimensione del successo del centro-destra e il crollo della sinistra. Ma tutto questo stupore da dove proviene? Evidentemente dal fatto che il Paese a cui fanno riferimento gli sconfitti non è del tutto reale. Berlusconi lo sa, e forse a questo punto lo sa anche Veltroni.
• E a destra sono tutti d’accordo che con la sinistra bisogna dialogare?
La Lega non vuole. E si capisce. Una confidenza eccessiva tra PdL e Pd indebolisce la capacità d’interdizione di Bossi. Lo si dice per assurdo: ma se a un certo punto si facesse un governo di grande coalizione, i leghisti non servirebbero più a niente. Almeno fino alle prossime elezioni, s’intende... [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 17/5/2008]
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