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 2008  maggio 17 Sabato calendario

Omessa dichiarazione dei redditi Dolce e Gabbana indagati. La Repubblica 17 maggio 2008 MILANO - Indagati a Milano gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, per omessa dichiarazione dei redditi

Omessa dichiarazione dei redditi Dolce e Gabbana indagati. La Repubblica 17 maggio 2008 MILANO - Indagati a Milano gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, per omessa dichiarazione dei redditi. La vicenda, che Repubblica ha documentato nel marzo scorso, è legata alla creazione in Lussemburgo di due società, una subholding e una scatola vuota, nella quale è stata collocata la titolarità dei marchi del gruppo D&G. Il motivo? Evitare di pagare più tasse. Il meccanismo, molto in voga tra chi opera attraverso marchi di successo, consiste nel far pagare alle società che vendono i prodotti griffati i diritti per l´uso dei marchi (royalties in gergo) a una società estera, con sede possibilmente in un paradiso fiscale, dove gli introiti godono di una tassazione nulla o ridicola. Nel 2004 la maison del lusso aveva costituito una società, la Gado Sarl, alla quale il 29 marzo di quell´anno i due stilisti avevano ceduto per 360 milioni di euro il loro marchio, Dolce&Gabbana. L´intenzione nella mente dei consulenti del gruppo italiano era quello di attutire l´impatto fiscale. I marchi, e i benefici annessi, fino ad allora erano stati in capo ai due fondatori, che pagavano le tasse in Italia, mentre con la cessione venivano di fatto trasferiti in una società con sede in un Paese dove il rigore fiscale non è proprio all´ordine del giorno. Con un semplice spostamento, tutti i proventi dei contratti per lo sfruttamento del marchio D&G finivano nel Granducato. Un rapporto del Nucleo tributario della Guardia di Finanza di Milano ha documentato come, dal 2004 al 2006, i due stilisti sarebbero stati consapevoli di quanto avveniva in Lussemburgo, la piazza finanziaria in cui operavano non solo la Gado sarl, ma anche la Dolce & Gabbana Luxembourg che agiva in qualità di subholding. Un giochetto che ha permesso al gruppo milanese di sottrarre ai controllori del Fisco 260 milioni di reddito imponibile. A gettare un´ombra sulla consapevolezza di quanto avveniva in società da parte dei due stilisti sarebbero state anche alcune e-mail sequestrate dalle Fiamme Gialle. Il 16 settembre 2005 il direttore amministrativo del gruppo, Giuseppe Minoni, scriveva al direttore finanziario, Cristiana Ruella, un messaggio in cui veniva chiamato esplicitamente in causa Domenico Dolce: «La procura a te da D&G srl è meglio che sia firmata dal sig. Domenico Dolce, legale rappresentante di D&G srl. [...] Se tutto ok puoi raccogliere le firme del sig. Domenico, io quelle della signora Dora. Nella lista degli argomenti urgenti aggiungerei la decisione su fiscale "ante" a festa 20 anni. Ti allego anche documento da firmare per attestazione a Dolce & Gabbana srl per evitare ritenuta acconto su royalties». Dai documenti sequestrati, inoltre, è emerso che le assemblee, i fax, la corrispondenza della Gado avevano un solo indirizzo, per niente lussemburghese, ovvero Via Goldoni 10, la sede milanese della D&G. La Gado, quindi, secondo le ipotesi della Procura di Milano, non sarebbe altro che una «esterovestizione». Ovvero una società estera costituita ad hoc in Lussemburgo per gestire qualcosa che di fatto aveva sede in Italia. Ora per quei movimenti di soldi verso il Granducato sono indagati Domenico Dolce e Stefano Gabbana, che nel 2005 hanno dichiarato ciascuno un reddito imponibile di 29,7 milioni di euro, il quarto e il quinto miglior reddito milanese. WALTER GALBIATI