Note: [1] Felice Cavallaro, Corriere della Sera 17/5; L.Gal., Il Messaggero 14/5; [2] L.Gal. Il Messaggero 15/5; Lucio Galluzzo, Il Messaggero 16/5; [3] M. Cer., La Stampa 14/5; L.Gal., Il Messaggero 14/5; Felice Cavallaro, Corriere della Sera 17/5; Alfio, 17 maggio 2008
APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 19 MAGGIO 2008
Niscemi si trova a 60 chilometri da Caltanissetta. Posto su un altopiano a 332 metri sul livello del mare, le case scivolano lungo i pendii, interi quartieri sono a rischio frana (nel 1997 centinaia di persone restarono senza casa). 28 mila abitanti, buona parte dei quali campa grazie alla produzione in serra di carciofi ed ortofrutticoli, ha le sacche di emarginazione tipiche della Sicilia interna. Il sindaco Giovanni Di Martino (avvocato, Pd, eletto nel giugno 2007): «Sono stato eletto dopo un decennio di commissariamento straordinario. Ex sindaci sono finiti in carcere per mafia, i loro beni sono stati espropriati». [1]
I giovani di Niscemi, come i loro coetanei in molte parti d’Italia, arrivano al Superiore che sanno a stento leggere e scrivere. Daniela Ferraro, docente al locale Istituto tecnico commerciale Leonardo da Vinci: «Molti frequentano per evitare la denuncia alle famiglie. Ma solo una piccola percentuale è interessata all’offerta scolastica. Gli altri sanno già di essere in parcheggio in attesa del lavoro». Giuseppe Maida, altro docente: «Niscemi ha un numero anomalo di bar perché li frequentano i ragazzi. Consumano alcolici leggeri e super. Dalle 22 la scena davanti ai locali del Belvedere è eloquente. I bar chiudono alle 24 ed allora gli irriducibili corrono a Gela o Caltagirone dove si tira sino alle ore piccole. Per le famiglie è ulteriore motivo di apprensione, al punto che alcuni mesi fa hanno chiesto in Comune di autorizzare alcuni esercizi a restare aperti nel timore di incidenti stradali notturni, complice l’alcool». [2]
A Niscemi, in via Vittorio Veneto, vive Giuseppe Cultraro. Imbianchino, lavora «cinquanta giorni l’anno quando va bene». Sopravvive grazie a un contrattino da volontario dei vigili del fuoco. Anni fa andò a lavorare a Livorno, dove conobbe Lidia Cicci. Si sposarono e tornarono in Sicilia per mettere su famiglia. Hanno due figli, un maschio di 8 anni e Lorena, 14, un metro e 60, capelli castani a caschetto con meche, occhi scuri. Magrolina, sempre con i jeans elasticizzati, vuol sembrare più grande di quel che è. Da quando è riuscita a strappare ai genitori la promessa che le compreranno il motorino, studia per il patentino. Nel tempo libero ascolta Laura Pausini e guarda i programmi di Maria De Filippi. Le piace la discoteca, ma il permesso per andare a Gela non ce l’ha. Si sfoga l’estate, quando è in vacanza a Rosignano Marittimo dalla nonna materna. Quella paterna, Francesca Menzo, abita a Niscemi: per ricompensarla dell’aiuto nelle faccende domestiche, ogni volta che può le regala cinque euro. [3]
Lorena vuol fare la parrucchiera. Per questo s’è comprata la piastra e fa pratica con la zia, le vicine, le compagne di classe. «Prima studia che senza un pezzo di carta oggi manco un buco ti fanno aprire» s’è raccomandato papà Giuseppe. Per questo s’è iscritta al da Vinci, dove frequenta la prima C. L’insegnante Mariangela Garufo: «All’inizio del primo quadrimestre era una ragazza attivissima. Partecipava, interagiva con tutta la classe. Poi è come se fosse successo qualcosa che io non so spiegare. Lorena sembrava cambiata. Alla fine di gennaio era ormai diventata apatica, non si impegnava più. In lei c’è stato un calo di profitto, e, in classe, era come se fosse assente, come se pensasse ad altro. E una volta arrivò a confessare a mezza voce che ”lei a scuola ci veniva per obbligo”». [4]
Per un mese Lorena è stata insieme ad Alessandro, un anno più grande, campioncino della corsa a ostacoli che lo scorso aprile ha vinto i campionati studenteschi provinciali. Quando lui l’ha lasciata, c’è rimasta male. Poi si è messa a corteggiare i suoi amici, forse nella speranza di farlo ingelosire. Preoccupata da un piccolo ritardo mestruale, peraltro nemmeno inusuale, il 27 aprile ha fatto il test di gravidanza. Negativo, o almeno così racconta adesso un’amica. Lei però sembra sconvolta, e a scuola, suggestionata dalla visione dell’horror The Ring in cui una ragazza viene uccisa e buttata in un pozzo, ha confidato all’insegnante di Religione, il vice parroco don Rosario di Dio, che se lo sente, farà «la stessa fine della protagonista, Samara». Ha anche disegnato una donna impiccata, poi ha incollato il foglio ad una parete della classe. [5]
Il pomeriggio del 30 aprile, Lorena dice ai genitori che esce per andare dalla nonna. «Non l’ho vista arrivare, pensavo che avesse qualcosa da fare e non mi sono preoccupata. Poi mi ha telefonato mia figlia chiedendomi se Lorena fosse da me. Ma lei non era mai arrivata. A quel punto abbiamo cominciato a preoccuparci». I genitori all’inizio pensano a una ”fuitina”, di quelle che ancora si fanno da quelle parti fra giovani squattrinati, spesso d’intesa con genitori pronti poi alla «riparazione» con matrimoni senza feste e spese. Passato qualche giorno, i genitori si rivolgono a Chi l’ha visto?: «Torna. Anche sei hai fatto qualche sciocchezza non ti preoccupare, ti accoglieremo a braccia aperte», implora la mamma. [6]
Lunedì scorso, un contadino proprietario di un casolare in contrada Vallo Giummarra, poco meno di due chilometri da Niscemi, controllando il livello dell’acqua di una cisterna per l’irrigazione, si accorge di un corpo. Pensa ad un animale finito dentro per caso. Invece è Lorena, adagiata quasi a pelo d’acqua, nuda, sul collo segni di strangolamento, sparse sul corpo bruciature, serrata poco sopra il bacino una fune, all’altro capo un grosso masso. [7]
Passa un giorno e la compagna di banco di Lorena fa scoprire ai carabinieri i tre assassini dell’amica, che il giorno della scomparsa l’aveva chiamata al cellulare: «Le ho chiesto dov’era e perché non veniva all’appuntamento che aveva con me. Lorena mi ha risposto che era in compagnia dei suoi amici e mentre parlava con me Domenico ha preso il telefono della mia amica e bruscamente, con un tono molto agitato, mi ha chiesto se Lorena quella mattina era andata a scuola. Io gli ho risposto di sì e poco dopo ha interrotto la conversazione». Tale dichiarazione, scrivono i carabinieri nel verbale di fermo dei tre ragazzi, «ha mutato lo scenario investigativo indirizzandoci verso i tre amici di Lorena». [8]
Domenico, 17 anni compiuti la settimana scorsa, frequenta il da Vinci. Il padre, contadino, si sveglia alle quattro del mattino per raggiungere le serre di Santa Croce Camerina: «Quando la settimana scorsa i carabinieri hanno cominciato a interrogarlo perché qualcosa non quadrava gli ho chiesto se davvero era fidanzato della ragazza scomparsa. E riduceva tutto a niente: ”Lei mi voleva, ma io non la voglio”. Bugie. Mi sembrava un ragazzo come tutti. Sì, senza troppo studio. Ma buono. ”Cerco un lavoro”, mi diceva quando capivo che libri non ne mangiava. E l’ho mandato come apprendista da un carrozziere. Ma quello non lo pagava. E si è licenziato. Volevo portarmelo nelle serre e non lo pigliavano perché minorenne. Così, perdeva tempo per le strade...». Cultraro: «Lo conosco da una vita. Mi vide in caserma e mi chiese che ci facevo io lì. ”I vostri figli che ci fanno qui, dovete spiegare”, replicai io. E il padre di Giuseppe s’avventò contro me: ”Ti scippo la testa se non lasci i nostri figli in pace”». [9]
Giuseppe ha 16 anni. Anche lui, come Domenico e Lorena, frequenta il Commerciale. Il padre non sa darsi pace: «Capisco ora che non sappiamo e non capiamo niente di niente dei nostri figli. Non mi sono mai seduto a tavola se non c’era lui. A letto la sera presto. Regole ferme. Che non valgono niente. Perché dietro gli occhi non sai che cosa gira nella testa di questi ragazzi...». Negli ultimi giorni se l’era portato in campagna: «A zappare, a raccogliere le primizie, a riparare i tendoni... E lui si svegliava prima di me la mattina. Pronto. Disponibile. Volenteroso. Fino a martedì pomeriggio quando mia moglie ha chiamato per dire che ci cercavano i carabinieri e ho portato mio figlio direttamente dalla campagna in caserma». [10]
Alessandro, 15 anni, frequenta la prima al liceo scientifico (l’anno scorso è stato bocciato). Negli ultimi quindici giorni, si sono accorti in molti del suo disagio, primo di tutti il professore di educazione fisica che lo sta preparando per i campionati studenteschi regionali di corsa ad ostacoli. Difficile tenerlo sui banchi di scuola, da qualche tempo è stato preso in cura da un assistente sociale. lui il primo a confessare: «Lorena la conoscevo da circa cinque mesi e con lei avevo avuto anche un rapporto sessuale. Quando ci ha visto ci ha detto che voleva incolparci a tutti e tre e che sicuramente uno di noi l’aveva messa incinta. A quel punto Domenico l’ha invitata a fare un giro con lui a piedi. Io ero rimasto con Giuseppe a bordo del ciclomotore e lui mi diceva che dovevamo ammazzare Lorena per quello che aveva detto prima. E mentre mi diceva questo ci siamo diretti verso contrada Giummarra». All’inizio della salita Giuseppe fa scendere Alessandro e gli dà appuntamento al casolare dicendogli che tornerà con Lorena e Domenico. Mentre li aspetta, un sms lo avvisa di quel che hanno in mente. [11]
Ci vorrà del tempo per sapere se Lorena era veramente incinta. E in caso di responso negativo, resterà il dubbio del perché abbia mentito a quelli che sarebbero diventati i suoi assassini. Forse si era stufata di essere presa in considerazione solo per il sesso. Può darsi che abbia pensato: «Sono incinta di uno di voi. E uno ora fa il fidanzato mio». Fatto sta che appena dentro il casolare, Domenico e Giuseppe cominciano a spogliarla e la violentano. Poi lasciano il posto ad Alessandro e vanno fuori per bruciare gli abiti e il telefonino di Lorena. Quando tornano, cominciano a prenderla a calci e pugni, le dicono che quelle voci che ha messo in giro gli hanno creato problemi con le ragazze. Alla fine prendono un cavo dell’antenna tv e la strangolano. Alessandro dice che lui si è limitato a tappare la bocca di Lorena, che l’ha dovuto fare altrimenti gli altri l’avrebbero ammazzato. Dopo che Lorena smette di respirare, i tre cercano invano di bruciare il cadavere, poi l’affondano. [11] probabile che, grazie al rito abbreviato, se la caveranno con una condanna intorno ai 15 anni. [12]