Maurizio Ricci, la Repubblica 17/5/2008, 17 maggio 2008
Problema dei costi. L’acqua di mare, contenendo il triplo dei sali, è costosissima da dissalare. Il progetto del nuovo impianto di Ashkelon in Israele capace di dissalare un miliardo di metri cubi di mare l’anno, costerebbe due miliardi di dollari (mezzo reattore nucleare)
Problema dei costi. L’acqua di mare, contenendo il triplo dei sali, è costosissima da dissalare. Il progetto del nuovo impianto di Ashkelon in Israele capace di dissalare un miliardo di metri cubi di mare l’anno, costerebbe due miliardi di dollari (mezzo reattore nucleare). L’attuale dissalatore di Ashkelon, «che è il più grande esistente e di acqua ne produce solo 100 milioni l’anno, è comunque costato 250 milioni di dollari. «Ma il problema è il consumo di elettricità che i dissalatori divorano: ci vogliono da 2 a 5 chilowattore per produrre un metro cubo d’acqua. L’impianto di Carboneras in Spagna ingoia, da solo, un terzo di tutta l’elettricità consumata nella sua regione, l’Almeria [...] Poiché il 60 per cento dei costi è dato dall’energia, il costo di produzione dipende dal costo dell’elettricità. Nei dissalatori del Golfo Persico si continua a distillare l’acqua con il metodo termico del vapore, perché si usa il petrolio fornito a basso costo dai governi. Con l’osmosi inversa i costi si dimezzano ma sono ancora, dicono negli uffici Suez, di 40-80 centesimi a metro cubo. Tutto dipende dal combustibile usato, a monte, per produrre l’elettricità».