Alessandro Merli, Il Sole 24 Ore 17/5/2008, 17 maggio 2008
Se apri un conto corrente in Islanda possono darti anche l’8 per cento, dato che il loro tasso di sconto, il più alto tra i Paesi industrializzati, è al 15,5
Se apri un conto corrente in Islanda possono darti anche l’8 per cento, dato che il loro tasso di sconto, il più alto tra i Paesi industrializzati, è al 15,5. Ma forse è meglio non farsi tentare. Il Paese è in crisi da due anni, nel mondo le corone si vendono a tutto spiano e da gennaio la loro valuta s’è deprezzata sull’euro del 26,6%. L’inflazione è all’11,8 (aprile), il disavanzo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti è al 16% del Pil. La malattia islandese potrebbe contagiare Svezia, Norvegia e Danimarca, che hanno rapporti piuttosto stretti con Rejkyavik. Le tre banche centrali scandinave sono infatti intervenute lo scorso 17 maggio con un contratto di swap che ha raddoppiato le riserve ufficiali della Sedlabanki (Banca centrale islandese) portandole fino a 1,5 miliardi di euro. Il problema è però tutt’altro che risolto: le banche islandesi hanno attivi uguali a dieci volte l’economia del Paese, riserve quasi tutte in valuta estera e una previsione di crescita nel 2008 e nel 2009 nella migliore delle ipotesi pari a zero. Lo swap scandinavo non sembra, per il momento, sufficiente. L’Islanda ha 300 mila abitanti e non fa parte dell’Unione europea.