varie, 17 maggio 2008
EMMA MARCEGAGLIA
per Daria
Prima donna 1. Mercoledì 21 maggio Emma Marcegaglia, 43 anni, entrerà in carica alla presidenza di Confindustria. E’ la prima donna, in 98 anni di storia, chiamata a guidare gli imprenditori italiani. «Louis Bonnefon Craponne, l’industriale della seta che il 5 maggio 1910 fu eletto primo presidente della Confindustria appena costituita a Torino in via Monte di Pietà, mai avrebbe potuto vaticinare che novantotto anni dopo al suo posto sarebbe assurta una donna» (Alberto Statera). (Alberto Statera, Repubblica 16/1; tutti i giornali del 14/3).
Orme. «La Marcegaglia segue le orme di Laurence Parisot che a Parigi è presidente del Medef - l’equivalente francese di Confindustria - dal 2005».
(Luigi Grassia, La Stampa, 24/2).
Prima donna 2. Fu anche la prima donna a diventare presidente dei Giovani di Confindustria: era il 1996, aveva 30 anni. (Tutti i giornali del 14/3).
Il dissenso e il ritorno. Nel 2002 uscì dalla squadra di vertice di viale dell’Astronomia in dissenso col suo leader. Nel 2004 fu richiamata da Luca di Montezemolo, che le offrì la vice presidenza con la delega su energia, ambiente e territorio. (Tutti i giornali del 14/3).
Tacchi a spillo e sbrisolona. «Quando è salita per la prima volta al settimo piano del prestigioso indirizzo aveva 30 anni, laurea in Bocconi e master a New York. E si muoveva, pantera sui tacchi a spillo, una Melanie Griffith coi capelli neri, tra capitani d’industria tutti maschi e dalle tempie grigie. Cresciuta a ”sbrisolona” (la torta tipica di Mantova) e tute blu, è stata la prima quota rosa di Confindustria, ai tempi di Giorgio Fossa» (Olga Piscitelli "L’espresso", 24/8/2005).
Perle bianche. Il 13 marzo scorso, quando è stata eletta presidente, indossava tailleur-pantalone nero di Dolce & Gabbana su top bianco, stivali Prada e borsa Chanel. Alle orecchie grandi cerchi, al collo due fili di perle candide. (Luciano Costantini Il Messaggero 14/3).
Voto bulgaro. La giunta di viale dell’Astronomia le ha tributato un record di consensi come non s’era mai visto: 126 voti a favore, 1 scheda nulla e 5 non votate (e dunque non conteggiate) su 132. Percentuale del 99,2% di ”sì”. Luca Montezemolo: «Un voto bulgaro, quasi da vergognarsi». Vittorio Merloni: «Peggio di un dittatore». La Marcegaglia: «Sono molto emozionata, felice e orgogliosa, metterò tutto il mio impegno e la mia conoscenza al servizio della carica. Spero che la mia presidenza rappresenti un simbolo per tutte le donne». (Tutti i giornali del 14/3).
Rose rosse. Alla fine della votazione, applausi da destra e da sinistra, standing ovation, e cento rose rosse donate alla Marcegaglia da Luca Cordero di Montezemolo a nome dell’intero parlamentino confindustriale. (Tutti i giornali del 14/3).
«Mamma è mia». «Gli occhi lucidi di mamma Palmira che, quando le hanno detto del lungo applauso che a Roma ha salutato Emma presidente di Confindustria, ha cercato invano di nascondere le lacrime. E l’orgoglio di papà Steno, diecimila chilometri lontano, che dalla Cina, dov’è volato per la firma dell’accordo per un nuovo stabilimento, ha telefonato per sapere come stava Emma, se era contenta, se tutto era a posto. La gioiosa indifferenza della figlia Gaia, cinque anni appena compiuti e festeggiati a Eurodisney a Parigi, che è andata all’asilo come sempre e ha ripetuto alle compagne quello che risponde sempre quando qualcuna le dice d’aver visto la mamma in tivù: ”Mamma è mia, solo mia”. E il silenzio di Roberto, il marito, ingegnere informatico, che è ovvio, ”è molto contento per Emma”, spiegano gli amici, ”ma non va certo in giro a dirlo a voi giornalisti”». (Armando Zeni, La Stampa, 14/3).
Perdite di tempo. «Papà Steno, ”l’industriale del tubo” come lui si definisce, classico self-made-man partito dal nulla cinquant’anni fa e oggi a capo del decimo gruppo industriale italiano, non è che vedesse di buon’occhio un impegno così assorbente di Emma in Confindustria. Temeva, racconta il segretario della Fim-Cisl mantovana Silvano Maffezzoni, che la figlia finisse per allontanarsi troppo dall’azienda per ”una carica onorifera”, sbuffava, ”dove si rischia di perdere tempo”». (Armando Zeni, La Stampa, 14/3).
Programma e staff 1. Il 23 aprile Emma Marcegaglia ha presentato programma e staff, approvati con 103 sì su 105 votanti (due i voti contrari, nessun astenuto). (Tutti i giornali del 24/4).
Programma e staff 2. Nella nuova squadra dei vicepresidenti della Confindustria, c’è l’amministratore delegato dell’Eni Paolo Scarni, a cui è stata assegnata la delega per le dinamiche dei nuovi scenari mondiali. Nel suo primo discorso, il neo presidente ha spiegato che l’Italia non è condannata ad una bassa crescita, «ma occorre affrontarne le cause strutturali. (…) Credo che si possa tornare a crescere con l’impresa al centro delle politiche economiche, e con l’adozione di un sentimento pubblico che sia disponibile davvero a valorizzare il merito, la concorrenza e il mercato». A suo giudizio, è un bene che la sinistra radicale sia fuori dal Parlamento: «Con essa è fuori dal Parlamento l’interdizione eretta a sistema, che ha contribuito all’arretramento del nostro Paese rispetto ai nostri concorrenti, anche europei». La Marcegaglia s’è detta favorevole al federalismo fiscale e ha poi centrato il suo ragionamento sui contratti, che, a suo dire, vanno riconcepiti dando maggiore importanza alla trattativa aziendale e alleggerendo, sia dal punto di vista economico che normativo, quella nazionale. Sarebbe questo un passaggio essenziale nel nostro mercato del lavoro, a cui si è sempre opposta proprio la Cgil. Ma è possibile che il momento sia giunto: Epifani, qualche settimana fa, ha lamentato l’insostenibilità di un sistema che si regola con 800 contratti nazionali di lavoro diversi. (Tutti i giornali del 24/4).
Sindacato lento. «Abbiamo istituzioni politiche e sindacali resistenti, conservatrici, più lente della società in cui operano". Poi però è andata al sodo, sul tema contratti: "Il sistema attuale delle relazioni industriali è obsoleto e inadeguato rispetto alle esigenze di un paese industriale moderno. E’ assolutamente necessario cambiare» (Emma Marcegaglia). (Tutti i giornali del 24/4).
Capitalismo moderno. «Di capitalismo domestico, casalingo, parrocchiale, abbiamo fatto ormai una certa indigestione. Ci piacerebbe adesso un capitalismo un po’ moderno, duro, con tante buone regole (fastidiose) per i grandi (…) Un segnale vicino a questo sta nel passaggio della Confindustria dalle mani di Luca Cordero di Montezemolo a quelle di Emma Marcegaglia. E non si tratta solo del fatto che gli industriali italiani hanno avuto il coraggio di scegliersi una signora (bella e tosta) come "capo", c’è anche il fatto che, con questo passaggio di consegne, il capitalismo delle Grandi Famiglie (o quel che ne resta) fa un passo indietro e dice a quelli del Quarto Capitalismo e del Nord Est: «Vedete un po’ voi che cosa si può fare». Non è un cambiamento da poco. Fino a Montezemolo in realtà il sistema delle Grandi Famiglie ha sempre tenuto la Confindustria "in casa", ritenendola uno strumento fondamentale nel dialogo con i politici. Ma, anche qui, mi sembra di capire, si cambia strategia. I Grandi giocheranno le loro partite in prima persona e Emma potrà portare avanti le questioni della parte "nuova" del capitalismo italiano, che finalmente trova diritto di parola e di rappresentanza.
Insomma, anche se in ritardo e magari con qualche timidezza di troppo, il capitalismo italiano si rinnova» (Giuseppe Turani, la Repubblica 27/4).
Osso duro. «Sul lavoro Emma Marcegaglia è un osso duro, durissimo. Ha imparato dal padre Steno, che partendo da zero ha creato un impero metal-siderurgico che fa ricavi per oltre 4 miliardi di euro ed è presente in mezzo mondo. Adesso e lei, insieme al fratello Antonio e al padre, a gestirlo. Ma non c’è solo l’acciaio. Il gruppo, nel tempo, si è diversificato nel turismo e nella produzione di pannelli fotovoltaici e nell’energia. Ha oltre 6.500 dipendenti. Ed Emma segue tutto da vicino. Attenta ai particolari, scava a fondo nei problemi e non si ferma finché non raggiunge l’obiettivo. E’ la cultura dell’impegno, del fare» (Umberto Mancini, ”Il Messaggero” 14/3).
Un bagno. Fino al 1991 Steno Marcegaglia abitava ancora nella casetta che s’era costruito con i risparmi iniziali. «Avevamo un bagno solo. Per non perdere tempo, la mattina eravamo costretti a usarlo in accoppiata: io con Antonio, mia moglie con Emma». Poi si sono presi la rivincita acquistando e ristrutturando il Palazzo Pretorio degli Ippoliti, i signori di Gazoldo, un edificio del 1500 con 76 stanze. Lì di bagni ne hanno addirittura 20. Quello padronale è dotato di monitor: il capofamiglia tiene l’occhio sui listini di Borsa anche mentre si rade all’alba» (Stefano Lorenzetto, Il Giornale 24/2).
Villa. Prima di sposarsi Emma Marcegaglia viveva nel palazzo di famiglia. Ora abita in piazza Virgiliana, in una bellissima villa con sala proiezioni interna (Ettore Livini, la Repubblica 14/3).
Mr Marcegaglia. Dal 2001 è sposata con Roberto Vancini, ferrarese, ingegnere informatico, «fra le doti quella dell’ironia: quando a Villa d’Este il posto a tavola era indicato come ”signora e signor Marcegaglia”, si è fatto una risata» (Rossana Linguini, Gente, 27/3).
Colpo di fulmine. Elisabetta Campana, da quindici anni amica inseparabile della Marcegaglia: «Era l’estate ’95, stavamo in piscina. E passa uno, amico di amici. Lo guardiamo: "Però. Mica male"». Era Roberto Vancini. Un mese dopo lui e Emma sono fidanzati. Qualche anno ancora e si sposano (Betty testimone, ovvio). Colpo di fulmine? Direi proprio di sì. E Roberto ha sempre amato Emma, non "la dottoressa Marcegaglia"» (Raffaella Polato, Corriere della sera, 13/3).
Illusioni. A proposito della figlia Gaia, fino a qualche giorno fa la Marcegaglia diceva: «Conto di metterla a letto ogni sera e di accompagnarla all’asilo ogni mattina». Dopo l’elezione a presidente, avrebbe confidato ad un’amica: «M’illudo di metterla a letta e accompagnarla all’asilo» (Luciano Costantini, Il Messaggero 4/3).
Bici. «Niente auto blu, meglio la bici, spesso con Gaia sulla canna di papà: così la famiglia Marcegaglia-Vancini l’anno scorso è arrivata al matrimonio di Michele Colaninno, fratello minore di Matteo, quello della Piaggio» (Rossana Linguini, Gente 27/3).
Giochi. «Si dice che Emma e il fratello maggiore, Antonio, altro pilastro dell’azienda, quando giocavano da piccoli facevano a turno il direttore amministrativo e il capo del personale delle bambole. A Gazoldo qualche commerciante la descrive piccolina che si sceglieva i giochi da sola: "Poi passa la mia mamma"» (Olga Piscitelli "L’espresso" 24/8/2005).
Ballerina. Da bambina ha studiato danza classica e moderna e sognava di diventare ballerina. (Rossana Linguini, Gente 27/3).
Cancellino. Elisabetta Campana, amica inseparabile da quindici anni, ricorda che a scuola Emma Marcegaglia era la prima della classe, «ma di quelle che lasciavano copiare». E che se capitava un po’ di goliardico casino non si tirava indietro: «Ha presente le battaglie dei cancellini? Nel bel mezzo, un giorno, entra la prof. E lei la prende in pieno» (fu subito sospesa). (Raffaella Polato, Corriere della sera, 13/3).
Soldi e yogurt. «Quando siamo tutti a Gazoldo, la mattina alle 8, bevendo caffè e sgranocchiando fette biscottate, discutiamo davanti a uno yogurt se investire a Ravenna 100 miliardi e in Brasile altri 150» (Emma Marcegaglia). (Stefano Lorenzetto, Il Giornale 24/2).
Guadagni. Nel 2005 Emma Marcegaglia ha guadagnato 238.198 euro.
Black & Decker. «Lady d’Acciaio. Black & Decker. Piccola Thatcher. In Viale dell’Astronomia, nel quartier generale della Confindustria, hanno fatto a gara in passato nell’appiopparle soprannomi quando era alla guida dei ”giovani”. Lei, divertita, ci rideva su. Ma non si riconosce in nessuno. Emma Marcegaglia è fatta così. Determinata e puntigliosa. Di certo la prima donna-presidente di Confindustria non ama la vita mondana, le luci del palcoscenico. Preferisce la serenità della provincia mantovana, la famiglia, gli amici, per i quali è semplicemente ”Emy”» (Umberto Mancini, ”Il Messaggero” 14/3).
Cameriera. Laurea in Ecomia aziendale alla Bocconi con una tesi sul gruppo fondato dal padre, master in business administration alla New York University e «tirocinio d’umiltà come cameriera a Londra» (Stefano Lorenzetto, Il Giornale 24/2).
Stoffa. «Quando a 24 anni torna a Gazoldo degli Ippoliti, un paese di 2.500 anime alle porte di Mantova dove i Marcegaglia vivono e lavorano, il padre le rifila la gestione di un dissestato complesso turistico sull’isola di Albarella, vicino a Venezia. Lei mostra subito una grinta invidiabile, risanando e rilanciando una struttura che in molti davano per spacciata. E’ la prova che la stoffa c’è. E tanta. Così, gradualmente e sotto la supervisione del papà, prende, il timone dell’azienda» (Umberto Mancini, ”Il Messaggero” 14/3).
Master. «Emma era appena tornata da un master negli Usa: «E New York l’aveva elettrizzata. Non era più sicura di voler restare a Mantova. Poi un sabato prendiamo due bici, a Gazoldo, e facciamo il giro dello stabilimento. Mentre lei era via era stato ampliato. Erano chilometri, a passarlo tutto. Alla fine si ferma: "Questo l’ha fatto mio papà, e sono statianche sacrifici. Secondo te potrei lasciar perdere tutto così"? ». (l’amica Elisabetta Campana a Raffaella Polato, Corriere della Sera 13/3).
Nutella. La Marcegaglia e Elisabetta Campana hanno sempre fatto le vacanze ad Albarella. «Un rito». Niente di speciale, nulla da vip: «Andavamo a correre e nuotare. E poi tutta la fatica la buttavamo in due cucchiai e un barattolo di Nutella» (Raffaella Polato, Corriere della Sera 13/3).
Cioccolato. Nel tempo libero gira per i mercatini di antiquariato e colleziona orologi antichi. Ama lo sci, la bici, il nuoto e i cavalli. E’ golosa di cioccolato (Tutti i giornali del 14/3).
Pane 1. «Lo sa che i Marcegaglia si fanno ancora il pane in casa?» (la panettiera di Gazoldo degli Ippoliti a Ettore Livini, la Repubblica 14/3).
Pane 2. Se le chiedo quanto costa un litro di latte, o il pane?«Lo ammetto: conosco meglio i tassi d’interesse o i prezzi del coke» (Emma Marcegaglia a Raffaella Polato, Io Donna 29/5/2004).
Fornelli Si mette mai ai fornelli? «Ho un formidale know how al microonde. Sono bravissima» (Emma Marcegaglia a Raffaella Polato, Io Donna 29/5/2004).
Operai. «Confindustria? E´ un posto che si merita. Almeno come manager. Noi abbiamo un buon stipendio, non abbiamo mai fatto un’ora di cassa integrazione, né di sciopero. D’altronde a Gazoldo non è mai stato licenziato nessuno...» (Fabio Bartoli, da 12 anni operaio nell’azienda Marcegaglia a Ettore Livini, la Repubblica 14/3).
Nasometro. «Io nelle assunzioni non bado al curriculum: mi regolo col nasometro. Che siano portinai, commessi, operai, impiegati o dirigenti, voglio prima vederli in faccia. E ascolto il parere del capo del personale, che non è andato oltre la quinta elementare ma ha un nasometro infallibile quanto il mio» (Steno Marcegaglia a Stefano Lorenzetto, Il Giornale 24/2).
Gambe. Cesare Lanza nel libro Pillole di Venere le attribuì le seste gambe più belle d’Italia, dopo quelle di Simona Ventura, Alessia Marcuzzi, Paola Barale, Martina Colombari e Marta Flavi (Stefano Lorenzetto, Il Giornale 24/2).
Trampoloni. «Da una collega, Barbara Palombelli, prendiamo la descrizione dell’imprenditrice, non sapendo fare di meglio: ”Bellissima ragazza, cui sono toccati in sorte i bei colori del profondo Sud, capelli corvini mossi, pelle olivastra abbronzata, occhi neri tagliati all’insù, gonna corta, gambe scattanti, fisico asciutto”. Da aggiungere, non per correggere, ma completare, che è piccolina piccolina e porta dei trampoloni per sembrarlo meno» (Giancarlo Perna).
Salotti e politica. Emma Marcagaglia non ama i ”salotti buoni’: «Sedersi - dirà in una intervista - significa pagare un prezzo». E la politica? Apprezza quella del ”fare” ed ha evitato - e continuerà a farlo - di schierarsi. Non sopporta Pecoraro-Scanio e, di conseguenza la ”logica” dei no a prescindere. Quella che ha paralizzato l’Italia (Umberto Mancini, ”Il Messaggero” 14/3).
Nervi d’acciaio. «Ci vogliono nervi d’acciaio (…) per fare un mestiere così. Il padre li ha. La figlia li ha ereditati. Del resto The Economist aveva vaticinato fin dal 1996, scrivendo di Emma Marcegaglia: ”Dipende dalla genetica il futuro dell’industria italiana”». Anche della Confindustria (Stefano Lorenzetto, Il Giornale 24/2).
Femme d’acier, femme de soie. Il settimanale The Economist ha pubblicato un ampio ritratto del nuovo presidente di Confindustria, definendo la Marcegaglia ”Woman of steel”, donna d’acciaio. ”Madame Figaro”, invece, tempo fa le dedicò una copertina dal titolo: "Femme d’acier, femme de soie" (Donna d’acciaio, donna di seta”). (Raffaella Polato, Corriere della Sera 13/3).
Dura e dolce. «Sono dura per contratto. Ma dolce fuori dai ruoli» (Emma Marcegaglia a Raffaella Polato, ”Io Donna”, 29/5/2004).