Elvira Serra Corriere della sera 17 /5/08., 17 maggio 2008
Sempre più numerosi gli individui che rimandano compiti e impegni: l’appuntamento dal commercialista, la visita dal dentista, l’inizio della dieta, la consegna della relazione, la prenotazione delle vacanze, ecc
Sempre più numerosi gli individui che rimandano compiti e impegni: l’appuntamento dal commercialista, la visita dal dentista, l’inizio della dieta, la consegna della relazione, la prenotazione delle vacanze, ecc. I procrastinatori cronici, cresciuti al motto «non far domani ciò che potresti fare dopodomani» (Mark Twain), coccolati da servizi su Internet che ne neutralizzano le capacità propulsive (eBay è il paradiso), sono il 20% della popolazione mondiale, anche se il 95% di noi tende a rinviare i propri compiti almeno qualche volta (la propensione a procrastinare si può misurare con un test sul sito www.procrastinus.com). A loro la rivista online Slate ha dedicato uno speciale dal titolo «Procrastination», raccontando la fenomenologia di un’abitudine stigmatizzata pure da Cicerone in una delle sue Filippiche contro Marco Antonio: «In rebus gerendis tarditas et procrastinatio odiosa est», quando si fa qualcosa è odioso tardare e rinviare. La psicoterapeuta Anna Oliverio Ferraris, per spiegare l’abitudine a rimandare, tira in ballo «la paura del nuovo, del cambiamento, di perdere qualcosa. O, in certi casi, l’aspettativa che qualcun altro risolva il problema al proprio posto». Il sociologo Domenico De Masi cita invece la Sindrome di Galois: «variste Galois era un matematico prodigio vissuto nella prima metà dell’ 800, già a 16 anni aveva concepito sette teoremi matematici. Si decise a scriverli soltanto la notte prima del duello nel quale morì, ventenne. Nella sindrome di Galois c’è tutto l’atteggiamento creativo: l’arte di procrastinare fino all’ultimo per poi costringere il nostro cervello a un tour de force finale».