Corriere della Sera 17 maggio 2008, Massimo Spampani, 17 maggio 2008
E’ l’odore che fa la differenza. Corriere della Sera 17 maggio 2008 Molti film di fantascienza che parlano di alieni hanno tratto ispirazione dagli insetti
E’ l’odore che fa la differenza. Corriere della Sera 17 maggio 2008 Molti film di fantascienza che parlano di alieni hanno tratto ispirazione dagli insetti. Ora un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori americani e giapponesi conferma come gli insetti siano effettivamente diversi dagli altri animali, se non altro per una funzione essenziale: il modo di percepire gli odori. Una differenza radicale e non da poco, visto che per gli animali percepire e distinguere gli odori è un processo vitale per identificare il cibo, i compagni e i predatori. La nuova scoperta giunge proprio adesso, quando un’altra ricerca americana ha posto in evidenza che, complice l’inquinamento dell’aria, i profumi dei fiori non sono più quelli di una volta, e si esauriscono a breve distanza dalla fonte della loro emissione. Finora non c’era alcuna ragione di pensare che gli insetti percepissero gli odori in un modo diverso da quanto fanno gli altri invertebrati e vertebrati, uomo compreso. Fin dal 1991 i biologi ritenevano che tutti gli animali, chi con il senso dell’olfatto più sviluppato, chi meno, adottassero lo stesso modo di sentire gli odori. Questo schema prevede che le molecole odorose volatili presenti nell’aria raggiungano diverse proteine presenti sulla superficie delle cellule olfattive (del naso o nelle antenne nel caso degli insetti) e che poi una serie di passaggi molto complessi apra una «porta» molecolare attraverso la quale i messaggi olfattivi vengono inviati al cervello. Ma i ricercatori della Rockefeller University e dell’Università di Tokio hanno scoperto che gli insetti non fanno affatto così, ma hanno tolto di mezzo tutti i passaggi intermedi, aprendo direttamente la «porta» agli odori con una percezione molto più immediata. La porta è costituita da due proteine che lavorano in tandem, sulla superficie delle cellule olfattive, ed è chiamata «canale ionico». Quando le molecole odorose lo raggiungono cambia la forma delle proteine che «aprendosi e chiudendosi», lasciano passare un flusso di milioni di ioni nelle cellule o lo impediscono. «Abbiamo misurato la velocità di questo flusso e abbiamo visto che l’attività elettrica è talmente veloce da escludere che la percezione degli odori possa avvenire attraverso tutti i passaggi presenti negli altri animali – dice Leslie Vosshall, uno dei coautori della ricerca pubblicata dalla rivista Nature – e sebbene sulla Terra esistano altri sistemi di canali ionici, nessuno assomiglia a quello individuato negli insetti». Secondo i ricercatori le implicazioni pratiche della scoperta non mancheranno, e sono ottimisti sul fatto che si potranno individuare dei modi specifici per bloccare questo sistema al fine di combattere gli insetti dannosi. A bloccare invece i profumi dei fiori, ma questa volta con effetti negativi sugli insetti e sulle piante stesse, è l’inquinamento dell’aria. Nelle zone fortemente inquinate le molecole volatili dei profumi emessi dai fiori vengono distrutte da reazioni chimiche con gli inquinanti (ozono, idrossili, nitrati) perdendo la loro fragranza. Il risultato è che se nell’aria pura, con caratteristiche paragonabili a quella della pre industrializzazione dell’ 800, e senza traffico, i profumi dei fiori potevano superare la distanza di un chilometro dalla fonte di emissione, ora nelle zone più inquinate questa distanza si riduce a meno di 200 metri. A studiare questo modello, pubblicato sulla rivista Atmospheric Environment, è stato un gruppo di ricerca dell’Università della Virginia. un fatto che potrebbe spiegare la morìa di api in America ed Europa. Ma con meno insetti anche l’impollinazione dei fiori è compromessa mentre ad avvantaggiarsi sono le piante impollinate dal vento. Massimo Spampani