
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il Fatto del Giorno sulla vendetta di Erdogan
Erdogan non si vergogna affatto della repressione in atto in Turchia. Ha lasciato che si diffondessero foto e video molto espliciti, poliziotti che picchiano gli arrestati, una palestra piena di militari nudi, con le mani legate dietro le spalle e proni sul pavimento. Lo stesso primo ministro, il fedelissimo Binali Yildirim, ha comunicato le cifre della vendetta: Sono 7.543 le persone arrestate, tra cui 100 agenti di polizia, 6.038 soldati, 755 tra giudici (due della Corte Costituzionale, ndr) e procuratori, e 650 civili. Per 316 è stata confermata la custodia preventiva". Il premier ha fornito anche un nuovo bilancio delle vittime del fallito golpe: sono morte 208 persone, di cui 145 civili, 60 poliziotti e 3 soldati. Oltre 100 golpisti sono stati uccisi. Sono stati sospesi trenta prefetti su 81, sollevati dall’incarico 8.777 dipendenti del ministero dell’Interno, 8mila agenti, 614 gendarmi e 47 governatori di distretti provinciali sono stati obbligati a riconsegnare armi e distintivi. Il ministero delle Finanze ha poi sospeso circa 1.500 impiegati in tutto il Paese accusandoli di legami con il religioso Fethullah Gulen, il predicatore islamico negli Usa che il presidente turco ritiene regista del tentato golpe. Tra i 103 generali e ammiragli delle Forze Armate arrestati, l’ex comandante della forza aerea, Akin Ozturk, ritenuto il leader dei golpisti e che si proclama innocente. Arrestati anche il consigliere militare del presidente, colonnello Ali Yazici, il comandante della Seconda Armata, generale Adem Huduti, il comandante della Terza Armata, Erdal Ozturk, il comandante della base aerea Nato di Incirlik, generale Bekir Ercan. La base, messa a disposizione della Coalizione anti-Is solo nel luglio 2015, è stata perquisita capillarmente da una squadra della polizia investigativa turca, coordinata da due capi procuratori aggiunti. È stato anche prorogato l’ordine per i caccia di pattugliare lo spazio aereo di Istanbul e di Ankara, mentre resta il divieto per gli elicotteri militari di decollare da Istanbul. Il governo ha inoltre vietato i viaggi all’estero a 3 milioni di dipendenti pubblici, a cui sono anche state cancellate le ferie. Istanbul è presidiata da circa duemila agenti dei reparti speciali, dispiegati a presidio delle aree del centro e di piazza Taksim.
• Accidenti.
Hanno anche reintrodotto la pena di morte?
Per ora no. Dalle cancellerie occidentali, e specialmente da quella tedesca, è arrivato l’avvertimento: la reintroduzione della pena di morte significherebbe la fine per qualunque trattativa intorno all’eventuale ingresso della Turchia nella Ue. A questi moniti, il premier Yildirim ha risposto: «Per reintrodurre la pena di morte è necessario un passaggio parlamentare, poiché ci vuole una modifica costituzionale. Però la richiesta da parte del popolo per noi è un ordine che non può essere ignorato».
• È una brutta risposta.
Pessima. Tanto più che Erdogan ha esortato i suoi a restare in piazza, ciò che è tipico di dittature e demagoghi, i quali hanno sempre creduto di trovare nel sostegno entusiastico del cosiddetto popolo la legittimazione alle peggiori atrocità.
• Che cosa può fare l’Occidente per fermare la carneficina?
L’Occidente può minacciare l’isolamento del Paese, ma i turchi hanno questi tre milioni di profughi siriani, chiusi nei campi e desiderosi di invadere l’Europa. L’imbarazzo della Merkel è enorme: la logica di quell’accordo («ti diamo sei miliardi, tieniti i siriani») è sua, e la Kanzlerin era pronta a replicarlo con altre realtà del Terzo mondo, purché minimamente credibili. Adesso è saltato tutto per aria.
• E gli Stati Uniti?
Erdogan attribuisce agli Stati Uniti la manovra per rovesciarlo, Kerry sulla richiesta di estradizione di Gulen gli ha risposto a muso duro («ci vogliono prove, e poi la richiesta di estradizione non c’è stata neanche presentata»). La faccenda ha però riflessi importanti sulla Nato: la Turchia, per forza militare, è il secondo paese dell’alleanza, dalla sua base di Incirlik partivano i raid contro Daesh, l’arresto del generale Bekir Ercan, comandante della base, è quanto mai inquietante.
• Golpe vero o finto?
I nostri servizi, per bocca di Minniti, dicono che il golpe c’è stato sul serio, anche se condotto in modo quantomai maldestro. È un fatto, però, che ha rafforzato enormemente Erdogan all’interno. La Turchia sta per diventare una repubblica presidenziale, se non una dittatura. Ankara, però, vuole pesare soprattutto al tavolo che discuterà la suddivisione dei territori ancora in mano all’Isis, specialmente per evitare la creazione di uno stato curdo. Lì, l’isolamento internazionale potrebbe costare caro.
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