Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  luglio 19 Martedì calendario

I cinque medici accusati della morte di Stefano Cucchi sono stati assolti con formula piena

Assolti con formula piena i cinque medici dell’ospedale Sandro Pertini accusati della morte di Stefano Cucchi. Non hanno dubbi i giudici della terza Corte D’Assise D’Appello del tribunale di Roma, il primario Aldo Fierro e i sanitari Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis e Silvia Di Carlo sono stati scagionati dall’accusa di concorso in omicidio colposo “perché il fatto non sussiste”. Il pg aveva chiesto quattro anni di carcere per Fierro e tre anni e sei mesi per gli altri quattro imputati.
È l’ennesimo colpo di scena di una vicenda giudiziaria infinita. Quattro verdetti senza che si sia arrivati ad oggi a stabilire come il geometra 32enne sia deceduto in un letto d’ospedale il 22 ottobre del 2009, al termine di cinque giorni di ricovero, e una settimana dopo il suo arresto per droga. Ciò che è certo è che Stefano al Pertini è arrivato malconcio, qualcuno l’avrebbe picchiato. Su questo ormai ci sono pochi dubbi. Tanto è che il pm Giovanni Musarò, in una nuova indagine, ribattezzata Cucchi bis, avrebbe individuato in cinque carabinieri gli autori dell’arresto e del presunto pestaggio. Si tratta dei militari Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro, Francesco Tedesco (indagati per lesioni personali aggravate e abuso d’autorità), nonché di Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini (per falsa testimonianza e, il solo Nicolardi anche di false informazioni al pm).
Di sicuro a pestare Stefano non sono stati i tre agenti della penitenziaria che avevano avuto in affidamento il 32enne nella mattinata del 16 ottobre del 2009. Poliziotti accusati dalla procura e sempre assolti dalle imputazioni a loro attribuite. Stessa conclusione a cui è arrivata la Cassazione con gli infermieri del Pertini, scagionati anche loro in via definitiva il 15 dicembre 2015.
Più complicato è invece l’iter giudiziario che ha riguardato i medici. Camici bianchi che il 5 giugno 2013 vennero condannati, in primo grado, per omicidio colposo. Sedici mesi dopo l’appello ribaltò la sentenza. La Cassazione, invece, il 15 dicembre 2015 dispose per i cinque medici un nuovo processo, un appello-bis il cui esito è arrivato ieri tra la gioia degli imputati e dei loro legali: «Mi auguro che questa sentenza metta la parola fine a una vicenda che ha provocato tante sofferenze a tutti, medici compresi», sottolinea l’avvocato di De Marchis, Fabrizia Morandi. Tuttavia la vicenda giudiziaria che riguarda i sanitari potrebbe non fermarsi all’appello bis. Potrebbe esserci una nuova tappa di fronte ai magistrati della Suprema Corte, come ha spiegato il legale dei genitori di Stefano: «La decisione dei giudici ci lascia perplessi, ci riserviamo di leggere le motivazioni – precisa l’avvocato Stefano Maccioni – e di ricorrere in Cassazione». Amaro il commento di Ilaria Cucchi, apparso sul suo profilo Facebook, postato sotto la foto del fratello steso nudo, magrissimo, sul letto dell’obitorio: «Mio fratello è un classico caso di malagiustizia ma non perché è stato pestato violentemente dopo il suo arresto, non perché dopo non è stato curato all’ospedale Pertini ma perché non si deve mai arrestare un morto. Mai».
Intanto il pm Musarò, nell’ambito dell’inchiesta Cucchi bis, attende l’esito della superperizia medico legale anche al fine di stabilire la sussistenza o meno di un nesso di causa tra il pestaggio subito e la morte di Stefano.