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 2016  luglio 19 Martedì calendario

Christine Lagarde ha una soluzione per la crisi delle banche italiane

Potrebbe essere la settimana giusta per la definizione di modalità e confini per l’eventuale sostegno pubblico straordinario negli interventi sul capitale delle banche in difficoltà. E a indicare la strada è il direttore generale del Fmi Christine Lagarde: «Le soluzioni per le banche italiane possono essere trovate all’interno del contesto normativo Ue». Lagarde ribadisce così quanto affermato dallo stesso Fmi nell’Article IV sull’Italia, cioè che nelle regole europee c’è abbastanza flessibilità per risolvere le difficoltà delle banche italiane. In un’intervista a Bloomberg Christine Lagarde ha messo in evidenza «come la trasparenza sia necessaria per risolvere i problemi delle banche italiane» e ha sottolineato che non paragonerebbe l’Italia con la Grecia: «Hanno economie e fondamentali diversi. Sulle banche – ha aggiunto – le autorità italiane non sono solo consapevoli ma sanno anche quale struttura usare».
Intanto proseguono i lavori per la «soluzione di mercato» al nodo dei crediti deteriorati del Monte dei Paschi, l’obiettivo è quello di arrivare a una risposta certa sulla possibilità di sospensione ad ampio raggio dei meccanismi di condivisione dei costi a carico degli investitori subordinati prima del 29 luglio, quando saranno resi noti i risultati degli stress test condotti dall’Autorità bancaria europea: la possibilità di contare su un’infrastruttura già predisposta anche per il caso in cui le pagelle si rivelassero particolarmente severe, è il ragionamento, potrebbe avere un effetto preventivo anche per attenuare una nuova fiammata di volatilità sui mercati, reduci già da settimane di altalena.
Il lavorio sulla possibilità di stendere una rete pubblica, del resto, non è in contraddizione con l’avanzare della soluzione “autonoma” per Mps, per due ragioni. La sospensione del burden sharing, cioè in pratica dell’obbligo di caricare sulle spalle degli obbligazionisti subordinati i costi di riduzione o conversione dei loro titoli per le banche che si appoggiassero al sostegno pubblico straordinario, è prima di tutto una soluzione di sistema, che ha l’obiettivo di evitare il rischio di crisi a catena. L’eventuale sostegno pubblico straordinario, come spiegano le regole europee e come ha ribadito in più di un’occasione il governo italiano, ha un carattere «prudenziale» che potrebbe rivelarsi utile per aiutare le soluzioni di mercato; la stessa prospettiva, del resto, è stata seguita per la garanzia pubblica sulle emissioni di bond senior per ottenere liquidità, che al momento non è stata richiesta dagli istituti di credito (non è la liquidità il problema delle banche italiane oggi) ma viene vista come uno strumento utile per abbassare la temperatura intorno alle banche.
Sul fronte delle banche di credito cooperativo, infine, nei giorni scorsi Bankitalia ha posto in consultazione le regole attuative della riforma, che però non sembrano accendere l’entusiasmo degli istituti interessati. In particolare, le critiche si concentrano sui poteri della capogruppo e sugli obblighi patrimoniali che peccherebbero di «eccesso di dirigismo» e produrrebbero trattamenti indifferenziati fra istituti virtuosi e non. L’obiettivo ribadito da Via Nazionale nel documento è però quello di evitare che «le procedure di gestione delle crisi» investano in pieno il settore permettendo la mobilitazione di capitale e liquidità per centrare gli obiettivi imposti da regolamenti e autorità di vigilanza.