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 2016  luglio 19 Martedì calendario

Ritratto di Gavin Long, il killer di Baton Rouge che si credeva un giustiziere ma che invece era solo un «codardo». Parola di Obama

Giuseppe Sarcina per il Corriere della Sera
Nel giorno del suo ventinovesimo compleanno Gavin Eugene Long si è trasformato nell’assassino di tre uomini in divisa e di se stesso. Era nato il 17 luglio 1987 a Kansas City, nel Missouri, è morto il 17 luglio 2016 a Baton Rouge, in Louisiana, con un fucile semiautomatico in mano, vestito di nero, camuffato da guerrigliero metropolitano. Aveva familiarità con le armi e, da qualche tempo, coltivava la dottrina della divisione, dello scontro. Era stato un marine per un lustro, uno studente universitario per sei mesi, un marito per due anni. Ma la traccia del veleno che sta avvelenando l’America non si trova nelle carte ufficiali. Non serve a molto cercare nei registri scolastici o negli archivi militari. Da circa un anno Gavin stava cercando un’altra identità. Aveva persino avviato le pratiche per cambiare nome: non più Gavin, ma Cosmo Ausar Stepenra. Sui social si firmava semplicemente «Cosmo». L’ex soldato con uno stato di servizio più che onorevole, sei mesi di missione in Iraq nel 2009, congedatosi con il grado di sergente e una medaglia per buona condotta, si era trasformato in un blogger astioso, aggressivo. Pochi giorni fa aveva postato un video su YouTube dedicato ai metodi violenti usati dalla polizia nei confronti degli afroamericani. «Cosmo», passava in rassegna la lunga serie di «black people» uccisi dagli agenti. L’ultimo caso è quello di Alson Sterling, 37 anni, prima bloccato e poi colpito a morte da due poliziotti il 5 luglio, a Baton Rouge. Il suo commento, letto oggi, sembra un programma d’azione: «Nella storia hanno avuto successo tutte quelle rivoluzioni che sono state capaci di attaccare gli oppressori, con spargimento di sangue. Nessuna rivoluzione è riuscita solo con la semplice protesta. Non funziona, non ha mai funzionato. Dobbiamo combattere. Questo è il solo modo per affrontare e battere i prepotenti».
Gavin, lo specialista di trattamento dati, lo studente universitario per un solo semestre, su Facebook e Twitter si presenta come una specie di filosofo esoterico, un consigliere spirituale. Aderisce al «Nation Washitaw», un gruppo che rivendica l’esistenza di una nazione afroamericana indipendente dagli Stati Uniti.
Gavin negli ultimi mesi rastrellava 500 dollari al mese con una serie di lavoretti. Ma le sue energie erano concentrate altrove. Viveva da solo, dopo aver divorziato nel 2011 da Aireyona Hill. Non aveva figli. Pensava di essere un giustiziere e di poter diventare un esempio. Barack Obama, il primo presidente afroamericano della storia di questo Paese, lo ha bollato con le parole più disonorevoli: «codardo assassino».

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Flavio Pompetti per Il Messaggero
Veterano dei marines, consulente spirituale, nutrizionista, estremista afroamericano e discendente dell’America precolombiana. Chi era davvero Gavin Long, l’autore del massacro dei poliziotti a Baton Rouge? Il giorno dopo l’agguato che è costato la vita a tre agenti e ne ha mandati altri tre in ospedale, gli investigatori dello stato della Louisiana stanno cercando di ricostruire le tessere del puzzle che compongono la vita del giovane attentatore. L’arruolamento militare era durato dal 2005 al 2010, abbastanza da comprendere un turno di servizio di sei mesi con il grado di sergente in Iraq, dove si era distinto nel lavoro di interprete dei dati elettronici di sorveglianza, e dove aveva ricevuto note di encomio per buona condotta. Long non era stato mai al centro di un azione bellica, e si scherniva in uno dei frequenti messaggi postati sul web dicendo che non aveva mai sentito l’odore del piombo dei proiettili, né la paura di chi viaggia su un Suv militare minacciato dalle bombe anticarro. Terminato il servizio aveva svolto lavori saltuari (in una pratica di divorzio consensuale di cinque anni fa dichiarava di guadagnare 500 dollari al mese), mentre cercava di costruirsi una reputazione come stratega della libertà, trainer di giochi mentali consulente spirituale, nutrizionista e autore. Aveva scritto due libri, uno su Salute Esoterica e Alimentazione e l’altro sul Come sviluppare un ego più elevato. Offriva i suoi servigi per rinforzare la confidenza in se stessi di clienti insicuri al prezzo di 117 dollari l’ora.
LA TRIBU DEGLI INDIANI NERIParte della insicurezza sembra che avesse colpito anche la sua stessa identità. Un anno fa aveva presentato la documentazione presso il municipio della sua città natale: Kansas City in Missouri, per cambiare nome e prendere quello di Cosmo Ausar Setepenra, in omaggio alla tribù degli indiani neri Washitaw Nation ai quali diceva di appartenere. Ma una richiesta formale non era mai pervenuta all’anagrafe, anche se il nome aveva iniziato a circolare in Internet insieme ai video con i quali il giovane ventinovenne offriva i suoi servizi professionali. Gli inquirenti hanno ricostruito il rapido processo di radicalizzazione che lo ha portato ad avvicinarsi alle frange estremiste del movimento di difesa dei neri contro la discriminazione di polizia, con una svolta violenta dopo le recenti morti a Baton Rouge e a Minneapolis di due cittadini di colore uccisi da poliziotti bianchi. In uno degli ultimi video postati su YouTube da Dallas, dove diceva di essere andato a promuovere i suoi libri casualmente alla vigilia della strage di poliziotti del 4 di luglio, Long incitava i suoi ipotetici seguaci alla rivoluzione contro l’oppressione razziale, e diceva «Questi (probabilmente i poliziotti bianchi) capiscono soltanto due cose: la rivolta e il successo economico. I soldi o il sangue». 
La furia omicida con la quale ha attratto l’attenzione delle forze dell’ordine mettendosi a sparare in mezzo alla Aviation Highway di Baton Rouge, e poi colpendo uno ad uno gli agenti che erano intervenuti, era tutta e solo diretta contro il corpo di polizia. Brady Vancel, un giovane carpentiere bianco che stava lavorando in un’abitazione vicina al piccolo centro commerciale è uscito in strada dopo le prime raffiche per vedere quello che stava succedendo e si è trovato di fronte a Long, con l’arma automatica in mano, mentre cercava di allontanarsi correndo dal luogo dove aveva appena sparato ad uno degli agenti. I due si sono guardati per un istante negli occhi, poi l’assalitore si è voltato di scatto ed è scomparso in tutta furia nella direzione opposta. «E’ stata un’imboscata - dice il luogotenente della polizia statale della Louisiana J.B. Slaton -. Stiamo ancora cercando di identificare a pieno i motivi, ma sappiamo che il bersaglio erano i poliziotti». Durante la notte di domenica numerose gazzelle sono accorse presso l’abitazione che Long aveva preso in città a Baton Rouge e hanno prelevato e portato in centrale una persona sospetta che si aggirava nei paraggi. Altre due persone sono ancora in stato di arresto per verificare possibili connessioni all’attentato. Ma tra l’angoscia e la rabbia che l’episodio ha riportato nella città del sud si fa sempre più largo l’ipotesi di un’ennesima azione solitaria, maturata da una mente in rapido deterioramento verso la follia dell’ultimo gesto.