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 2016  luglio 19 Martedì calendario

«In visita alla regina delle Dolomiti». L’estate del 1930 a Cortina raccontata da Tomaselli

Stralcio dell’articolo intitolato «Visita alla regina delle Dolomiti», uscito sul Corriere della Sera del 10 giugno 1930.
Capitare di primo giugno a Cortina d’Ampezzo è un po’ come compiere un’indiscrezione mattutina in casa di amici: per quanto si cerchi di raccoglier l’occhio sugli aspetti consacrati, si è continuamente richiamati e distratti da quell’insieme di cose fuori di posto che rendono così singolare la vista di un paese che fa «toilette». A Cortina, questa «toilette» non è soltanto un restauro facciale: c’è da improvvisare, nel breve intervallo fra due stagioni, il rialzo di qualche albergo, l’arredamento di qualche centinaio di camere e alle fabbriche sorprese dall’estate bisogna dare un assetto provvisorio, un’apparenza di finitura, perché il forestiero è uno spettatore molto esigente e vuol vedere il palcoscenico montato in tutto punto. A Cortina, di questi giorni, non si è nemmeno ricevuti dalla scala d’onore: gli alti valichi sono ancora chiusi dalle nevi, la strada delle Dolomiti è vietata alle automobili, che devono fare il giro della Pusteria o del Cadore. Questione di giorni: forse già domani quel battaglione di spalatori che lavora a demolire l’ingombro dei passi avrà abbattuto l’ultimo diaframma di neve e i torpedoni carichi di pellegrini estatici riprenderanno la loro strepitosa fatica su per le serpentine di Rolle, del Falzarego e del Pordoi.
Statistiche confortantiQuest’apertura di stagione vede poche macchine in giro per le strade aperte: Americani e Inglesi, la più parte, che scelgono l’itinerario delle Dolomiti per andare ad Oberammergau. La statistica ha già cominciato a registrare il fenomeno: maggio ha dato quest’anno cinquecento passaggi in più del corrispondente mese dell’anno scorso. Come calamita turistica, il «Passionsspiel» ha la capacità di assorbimento di un Anno Santo. Per andare a Oberammergau tutte le strade sono buone: ma quelle d’Italia, per i passi del Brennero di Resia, spiegano al viaggiatore gli scenari dell’Alto Adige la cui fama varca gli oceani. La Svizzera, più tempestiva e avveduta di noi, si è già attrezzata per far passare dall’Engadina le correnti turistiche che provengono da Occidente: noi non abbiamo che un servizio settimanale, da Bolzano per Merano e Resia, da contrapporre alle due coppie giornaliere di autotreni che partono da Saint-Moritz per il celebre villaggio bavarese... Il 1929 ha segnato, soltanto per Cortina, un movimento di circa trentamila forestieri: esattamente 29.250, di cui 16.473 stranieri, con un complesso di 260.484 giornate di presenza. I clienti più ricercati, come gli Americani del Nord e gli Inglesi, sono in costante aumento. Quanto agli Italiani, si notano un rinnovamento continuo della clientela e un maggior numero di arrivi dalle province del Mezzogiorno. La caratteristica delle stagioni italiane è di essere brevi e straordinariamente intense. Quella estiva non dura che quattro settimane. Giugno e luglio sono i mesi dei Tedeschi; gli Italiani arrivano in massa ai primi d’agosto.
Le furie canicolariSpesso l’estate esaurisce in luglio le sue furie canicolari: meteorologicamente parlando, esso è il mese più caldo dell’anno. Non importa. Gli Italiani non fanno vacanza che di agosto. Una marea di gente frenetica di frescura monta dal piano e inonda tutte le valli, dove ristagna per tre o quattro settimane. A un certo momento gli alberghi sono costretti a improvvisare dormitori nelle sale da pranzo, le poltrone sono ricercate come letti, le autorimesse si rifiutano di ospitar macchine, quintali di provviste sono divorati da questo esercito di cavallette in villeggiatura. Le partenze avvengono in massa, come gli arrivi: di solito, alla prima rinfrescata. Allora è un fuggi fuggi generale: tutti scappano, montagne di bagagli ingombrano i marciapiedi delle stazioncine ferroviarie, riempiono colonne di autocarri che accompagnano l’esodo come carreggi di un’annata che si ritira. Quante volte ad un agosto burrascoso non succede un settembre incantevole? Se non ci fossero i Tedeschi, che vagabondano sino a ottobre, gli alberghi potrebbero chiudere.