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 2016  luglio 19 Martedì calendario

Se un cruciverba incompiuto diventa un’opera d’arte

Un cruciverba è un’opera d’arte? Una dentista di 91 anni ha scatenato in Germania un’antica polemica sull’arte, danneggiando involontariamente un’opera esposta in un museo di Norimberga. Non, come qualcuno sospetta, a causa dell’età «non ci sta più con la testa». Al contrario, perché è ancora in piena salute. Giorni fa, Hannelore K., accompagnata da una giovane amica di 72 anni, Sonja Aschlener, è andata a visitare al Neuen Museum la mostra «Flexus», dedicata al movimento degli Anni Sessanta per cui le idee in arte contano più dell’arte stessa, o sono un alibi di chi ha idee ma non sa dipingere.
Frau Hannelore giunge davanti all’opera di Arthur Köpke, un grande cruciverba lasciato incompiuto, legge il titolo «Fill it!», tira fuori una biro e comincia a riempire le caselle bianche. Il Muro di Berlino in inglese? Quattro lettere, e lei scrive «Wall». Esatto. Sonja non pensa di fermarla, anzi dirà poi, era ammirata dalla freschezza di Hannelore, e del suo inglese. Come si sa, le parole crociate vengono consigliate per tener fresca la mente. E quella della dentista è freschissima.
I custodi sono intervenuti in tempo ad evitare che la visitatrice vandalica andasse avanti. Doktor Eva-Christina Kraus, direttrice del museo, è fuori di sé, e chiede 80 mila euro per i danni. Hannelore protesta: si entra al museo con lo sconto per anziani, e se ne esce in manette, ho obbedito all’invito dell’artista. I lettori del quotidiano locale scrivono in sua difesa. La vandala ha paura di dover vendere la sua casa, ma un restauratore ha già cancellato le quattro lettere dello scandalo. Molto rumore per nulla? E in Germania i critici tornano a discutere su cosa sia arte.
L’incidente non è il primo. Nel novembre del 2011, al museo Ostwall di Dortmund una donna delle pulizie ha provocato un danno di 800 mila euro, distruggendo in modo irreparabile un’opera di Martin Kippenberger, intitolata «Quando dal soffitto comincia a gocciolare». La donna vede sul pavimento una secchio sporco, e si affretta a pulirlo. Nessun restauro possibile. Il proprietario dell’opera, creata nel 1987, prestata al museo, chiede i danni, l’assicurazione denuncia il servizio di sorveglianza. Il velo di sporcizia era l’opera d’arte. Credo che se ne discuta ancora.
Analogo incidente alla Kunstakademie di Düsseldorf. Il portiere vede una macchia d’unto su una parete e si affretta a pulirla. Era l’opera di Joseph Beuys «Fettecke», l’angolo unto in una goffa traduzione. Nel 1982 l’artista aveva scaraventato cinque chili di burro sulla parete dell’Accademia, creando la sua opera. La regione della Nord Renania Wetsfalia fu condannata a risarcire il danno con 40 mila deutsche mark, 20 mila euro.
È andata male invece alla vedova dell’artista, scomparso nel 1986, Eva Beuys. Il museo di Kassel, dedicato a suo marito, decise di restaurare un’opera, una cascata di pietre. Le fotografò e le numerò una per una, per rimetterle al loro posto. Frau Eva protestò, chiedendo i danni: l’opera non era più quella originale, con le pietre disposte dalle mani di Joseph. Un po’ esagerata.
Sottile la vendetta di un’altra vedova, Lee Krasner, anche lei pittrice e moglie di Jackson Pollock. Nell’agosto del ’56, Jackson muore in un incidente d’auto, e Lee trova tra le sue carte una foto con lui sorridente che tiene in braccio la giovane amante, una bruna formosa, in costume da bagno, seduto su una sua opera d’arte, un cumulo di rocce disposto nel giardino della loro casa a Long Island. Lee pianta fiori e cespugli su cumulo, che scompare sotto una coltre verde. Alla morte della vedova, la curatrice del lascito rintracciò la scultura sotto i fiori e le erbacce, e riportò i massi alle luce dopo oltre trent’anni. Mancava una delle rocce, Lee l’aveva asportata e usata come pietra tombale per Jackson. Non era possibile ricomporre l’opera d’arte nella sua completezza senza violare la tomba. Un’estrema prova d’amore o un dispetto estremo. Storie che potrebbero servire all’avvocato di Frau Hannelore.