Corriere della Sera, 19 luglio 2016
Bouhlel è stato indottrinato da un algerino dell’Isis. Così l’uomo che beveva alcol, mangiava maiale e aveva una vita sessuale «sfrenata» anche con uomini, è diventato un terrorista islamico in soli 13 giorni
Tredici giorni per diventare terrorista islamico. È in un arco di tempo così breve, come anticipato dal Corriere, che si stanno concentrando gli inquirenti francesi guidati dal procuratore parigino François Molins per cercare l’innesco della follia jihadista di Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l’autore della strage di Nizza.
All’agenzia Ap in Tunisia lo zio dell’assassino, Sadok Bouhlel, insegnante in pensione, ha riferito di un algerino dell’Isis a Nizza che avrebbe indottrinato il nipote in due settimane. È lui la «fonte interna» di cui si parla nella rivendicazione dello Stato Islamico? È l’ispiratore? Le autorità, per ora non confermano. Il ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve ha precisato che mancano ancora prove di un collegamento diretto tra Bouhlel e la fazione. Nella conferenza stampa del pomeriggio, però, il procuratore Molins ha fornito dati che continuano a portare in quella direzione: un attentato pianificato velocemente e dettagliatamente. Se mancano prove di un’adesione organica al gruppo, emerge «un interesse certo e recente per il movimento jihadista radicale». Si rileva nell’analisi del cellulare ritrovato nel camion della strage e, qui è la novità, dal computer sequestrato nell’appartamento del killer. Sms e selfie che aiutano a ricostruire l’acquisto della pistola e i sopralluoghi sulla Promenade.
Soprattutto, però, sono le espressioni impostate a partire dal primo luglio nel motore di ricerca del pc di Bouhlel a colpire: canti religiosi usati da Daesh, ma anche «fuochi d’artificio a Nizza», «incidenti stradali mortali», l’indirizzo di un’armeria. Il tunisino aveva anche la foto di un articolo di Nice Matin riguardante un automobilista che in gennaio aveva travolto delle persone sedute ai tavolini di un bar. Particolare che è ben oltre una semplice coincidenza. Imitando gli sparatori di massa americani, ha studiato altri attacchi. L’uccisione di due funzionari di polizia a Magnanville, l’imboscata di Dallas e il massacro di Orlando, compiuto da quell’Omar Mateen così simile a Mohamed nei suo aspetti personali. Il tunisino beveva alcol, mangiava il maiale, era protagonista di una vita sessuale «sfrenata», compresa la relazione con un uomo di 73 anni, per molto tempo ha visitato siti porno, poi sostituiti da quelli che mostravano altri corpi: quelli dei decapitati dagli islamisti.
Le informazioni estratte dagli apparecchi elettronici collimano con quelle ottenute dagli interrogatori. «Sono abituato» avrebbe detto a un amico che gli chiedeva se non s’impressionasse a vedere scene orrende. Sbruffonate accompagnate da riferimenti al Califfato: «Non capisco perché Daesh non possa pretendere un suo territorio». Gli inquirenti hanno anche confermato che 8 giorni prima dell’attentato Mohamed aveva cominciato a farsi crescere la barba per «motivi religiosi». Possibile che la sua virata sia stata indotta da qualcuno. Del resto diversi ideologi, molto attivi sul web, hanno indicato ai «debosciati» la via del riscatto: unirsi alla guerra santa.
Sempre aperto il filone sui possibili complici delle persone fermate in questi giorni. Tre sono state trasferite a Parigi, il che indica che c’è un maggiore interesse dell’antiterrorismo nei loro confronti. Si tratterebbe di un albanese e due tunisini, che abitano nella zona della stazione. Due addirittura nello stesso stabile, un vetro rotto come porta d’ingresso, l’ascensore scrostato e unto, ballatoi angusti e i segni delle irruzioni della polizia. L’albanese Henai avrebbe procurato la pistola poi trovata sul camion, il tunisino Chokri sarebbe evocato nello strano messaggio di Bouhlel: «Porta più armi, portane cinque a C.»
Si indaga stando attenti a possibili sorprese. Il premier Valls ha rivelato che sarebbe stato sventato un grave attentato alla vigilia di Euro 2016.