la Repubblica, 19 luglio 2016
I numeri della purga turca: 7.543 arresti, 9mila poliziotti e funzionari licenziati, 7.000 sorvegliati speciali, 308 morti
Crescono i numeri della grande purga. Mentre ottanta milioni di turchi tornano a vivere la nuova quotidianità di un paese turistico senza turisti, il golpe fallito in Turchia si trasforma in controrivoluzione, e la restaurazione costa carissima al dissenso.GLI ARRESTI
Tra soldati e magistrati, gli arresti sono 7.543, e il conto si aggiorna di ora in ora. Più di 9mila poliziotti e funzionari licenziati in tronco per contiguità con il movimento del chierico Fethullah Gülen accusato, dall’esilio americano, di essere il tessitore del colpo di Stato. E il premier Binali Yildirim ha sottoposto a stretta sorveglianza altri 6.038 militari – 103 dei quali sono generali e ammiragli – 755 magistrati e cento poliziotti. Ma la scure si è abbattuta anche sulla società civile: il ministro delle Finanze ha sospeso 1.500 dipendenti pubblici, sempre per il sospetto di legami con Gülen. Tra i licenziati ci sono 30 governatori locali e più di 50 alti funzionari. Per far fronte al drastico collasso di personale provocato dalle epurazioni, sono state annullate le ferie a 3 milioni di lavoratori.
I MORTI
L’ultimo conteggio è di 308 ma per il primo ministro i numeri restano fermi a 232, tra i quali ci sarebbero 24 golpisti e 208 tra civili e militari lealisti. Non è chiaro, invece, se abbia a che vedere con il golpe la morte di Cemil Candas, il vice minisindaco del quartiere di Sisli, in centro a Istanbul: apparteneva al partito di opposizione socialdemocratico Chp, due sicari lo hanno ucciso ieri con un colpo alla testa.
LA PENA CAPITALE
Il conteggio potrebbe diventare molto più alto se il Parlamento dovesse approvare la pena di morte per chi attenti all’integrità dello Stato. Nonostante gli avvertimenti arrivati da Berlino e Bruxelles, ieri Erdogan nella prima intervista post golpe ha ribadito alla Cnn di essere pronto a tirare dritto su questa strada: «È alto tradimento, rispetterò le decisioni del Parlamento» da cui è arrivato il “no” scontato del partito curdo, terzo per consensi e primo per rischio di finire sul patibolo.
LA “CONFESSIONE”
Con magistratura e stampa libera sotto scacco, intanto, l’inchiesta sul golpe assume aspetti inquietanti. Il generale Akin Ozturk, capo dell’aviazione, indicato come l’organizzatore materiale del colpo di Stato, avrebbe già «confessato» il crimine ordito «con l’intenzione di mettere in atto un golpe». Una notizia filtrata ieri pomeriggio, ma poi smentita dall’agenzia di stampa statale turcaAnadolu. Resta il mistero del duello tra F16 golpisti e lealisti a tutta velocità e a quote bassissime, ingaggiandosi senza spararsi. Anche il velivolo su cui il presidente Erdogan è arrivato a Istanbul sarebbe stato ingaggiato: secondo alcune fonti si sarebbe salvato grazie a un segnale da aereo di linea.