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 2016  luglio 19 Martedì calendario

ANNA E INGRID, DUE VULCANI IN UN MARE IN TEMPESTA

Una data, un evento, un contrasto. Nei prossimi giorni racconteremo i grandi scontri che hanno impegnato pagine di rotocalchi, pellicole, leggende. Che a modo loro hanno segnato un’epoca.
Nel 1948, all’apice della sua carriera, Roberto Rossellini abitava nella stanza 515 dell’hotel Excelsior in via Veneto, a Roma. Viveva (litigando) con Anna Magnani, la più grande attrice italiana del Dopoguerra e insieme la donna più collerica del cinema. Entrambi già sposati e separati, si erano innamorati sul set del loro film più famoso, Roma città aperta. Lei era già “Nannarella”, mentre lui un giovanotto della Roma bene che cercava di svoltare col cinema, con una fama da incallito seduttore. Anche questa nuova relazione si rivelerà tempestosa: sempre scontenta, Anna iniziò a litigare anche con lui. Nella stanza 515 si consumavano notti insonni: “Esci fuori, esci fuori da lì sotto che te devo menà!” urlava la Magnani a Rossellini. Scenate che non risparmiava neanche in pubblico: bastava lo sguardo di Roberto a un’altra attrice, come ad Amalfi con Marilyn Buferd, per ricevere una scarpa con tacco sul viso.
Dall’altra parte dell’Oceano, Ingrid Bergman era l’attrice più celebre del mondo. Aveva una figlia, Pia, ed era sposata dal ’37 con un medico svedese: Petter Lindstrom. La relazione si era incrinata, tanto da condurre Ingrid nelle braccia del grande fotografo Robert Capa. Era così delusa Ingrid, nel ’48, del patinato mondo hollywoodiano, da inviare l’insidiosa lettera a Rossellini, dopo aver visto Roma città aperta e Paisà. La missiva diceva: “Mr Rossellini, ho visto i suoi film e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla molto bene l’inglese, non ha dimenticato il tedesco, non riesce a farsi capire bene in francese e in italiano sa dire soltanto ‘ti amo’, sono pronta a venire in Italia”. A 42 anni Rossellini intuisce che la Bergman, come scrive Marcello Sorgi nel libro Le Amanti del Vulcano, “in un momento in cui il suo cinema era guardato con curiosità anche dal mercato americano, poteva spostare attenzione sui suoi progetti”. Quindi risponde da seduttore parlando di un sogno da realizzare insieme.
Anche Anna Magnani, già scritturata dalla Panaria film per girare Vulcano, intuisce la cosa, tanto che in un ristorante di Amalfi, quando un cameriere rivela l’arrivo di un telegramma dall’Inghilterra, la Magnani afferra con entrambe le mani il piatto di spaghetti e li lancia sulla faccia di Roberto. Per incontrare a Londra la Bergman, Rossellini approfitta di un premio, poi torna in Italia e porta la Magnani al festival del Cinema di Venezia mano nella mano. La sera del 20 marzo 1949, mentre Anna è appena partita per Londra salutata da Roberto, a Ciampino sbarca a Roma, sotto i flash di centinaia di paparazzi, Ingrid Bergman. Il regista la porta a Farfa, al campo di rifugiate entro il quale intendeva girare la scena iniziale di Stromboli. Ma per portare al via il progetto Rossellini dovette andare in America. Chiuse l’accordo con la Rko, una delle maggiori case di produzione di Hollywood. Anche al ritorno Roberto finse con Anna: nulla si sapeva di un nuovo film, eppure in primavera la Bergman tornò in Italia e fuggì con Rossellini con la Cisitalia rossa decappottabile attraverso le vie del Sud per raggiungere Messina. A Capri scoppiò l’amore e da Amalfi, il 3 aprile, Ingrid comunicò a Petter di volere il divorzio. Una foto scattata davanti alla torre normanna di Maiori, mano nella mano, fu pubblicata su Life e fece il giro del mondo. La mattina del 6 aprile 1949, i due partono da Milazzo in direzione Stromboli con il San Lorenzo, un peschereccio pieno di maestranze e attrezzature cinematografiche. Qui trovarono un gruppo di 400 anime, una casa rossa sulla strada principale, divisa in due ma sul retro libera di riunire i due amanti. Rossellini dovette telefonare alla Magnani per dire la verità.
Ma la tigre Anna non si diede per vinta, il 7 giugno giunge a Vulcano per il film diretto da William Dieterle, che girerà Vulcano nella metà del tempo in cui Rossellini terminerà Stromboli. Il resto fu inevitabile: la Bergman venne indicata come una poco di buono che aveva abbandonato figlia e marito, Stromboli si riempì di curiosi e giornalisti, la Magnani mandava anatemi ogni sera volgendo lo sguardo verso Stromboli, Rossellini era, incomprensibilmente, geloso di Petter e i due film, distribuiti nel 1950, andarono male.
Un tale cumulo di inganni, tradimenti e bugie di una passione fulminea e irrefrenabile tra due culti mondiali del cinema non poteva che mettere la parola fine con l’ennesimo tranello. L’esplosiva locandina che, nel 1950, pubblicizza il film Stromboli in America mostra un focoso abbraccio tra i due protagonisti (di cui nel film non vi è traccia) e il volto raggiante della Bergman, che nella trama di Rossellini è invece la donna più infelice, volta a fuggire, morire o pregare sulla cima del vulcano pur di scappare da quell’isola. Tale immagine è probabilmente un lapsus grafico, l’icona della catarsi della vicenda targata 1949: i due innamorati non sono i protagonisti del film, ma Ingrid e Roberto, folgorati dalla passione. Capaci, in un solo anno, di chiudere due legami importanti, travolgere la stampa internazionale, solleticare gli appetiti dei pettegoli bacchettoni, tramutare le abitudini della popolazione di un’isola vulcanica sperduta (instradandola verso un agognato turismo), far scaturire uno scadente doppione con il film girato a Vulcano con la furibonda Magnani e, infine, far venire alla luce Roberto junior, il 2 febbraio 1950 (durante la prima di Vulcano) il figlio concepito di nascosto, durante le riprese, sull’isola di fuoco.
di Claudia Colasanti, il Fatto Quotidiano 19/7/2016