
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Adesso che la Clinton ha ottenuto la nomination democratica per la Casa Bianca, ricominciano le storielle.
• Che storielle?
Hillary che al ristorante Gloria di Tallin fa una gara di bevute che manda sotto al tavolo tutti quanti, compreso John McCain (il liquore era la vodka, l’anno il 2004); Hillary che i compagni d’università chiamavano The Big Girl oppure secchiona o anche Occhi di Ghiaccio o Sister Frigidaire; Hillary perennemente in pantaloni, dettaglio che rafforza la tesi che sia lesbica (lo ha scritto Edward Klein in The Truth about Hillary aggiungendo che Clinton la violentò alle Bermuda nel 1979 mettendola incinta di Chelsea); Hillary dolcemente nonna, e adesso nonna due volte dato che Chelsea aspetta il secondo figlio; i capelli di Hillary, il cui taglio è stato cambiato una decina di volte almeno, e che adesso sono corti, quindi è inutile che la esortino a «sciogliere i capelli» (frase che in America corrisponde a un invito a rilassarsi); Hillary come campionessa di Wall Street, dato che la sostengono tutte le grandi banche (e Maria Laura Rodotà ci ha ricordato che i discorsi di Bill alla Goldman Sachs sono stati compensati con 675 mila dollari); la cena elettorale con George Clooney, dove si pagavano 30 mila dollari per un posto a tavola (Clooney s’è pentito); il pasticcio delle mail, per cui rischia ancora l’incriminazione (a sinistra non ci credono, a destra sì); l’odio per i giornalisti.
• La Rodotà dice anche che è diventata brava in televisione.
Sì, al Saturday Night Live ha interpretato la cameriera che porta da bere a una Hillary Clinton parodiata da Amy Poehler. A Stephen Colbert ha detto che per Charlotte e per il prossimo figlio di Chelsea sarà una nonna sovversiva.
• Huma Abedin è sposata?
Lei è molto malizioso. Secondo i pettegolezzi la Abedin, assistente personale della candidata presidente e suo factotum, sarebbe l’amante di Hillary. Però è sposata con Anthony Weiner, dimessosi da deputato per aver twittato - a suo dire per sbaglio - una foto del proprio sesso. Di Huma una volta Hillary disse: «Huma possiede l’energia di una ventenne, la sicurezza di una trentenne, l’esperienza di una quarantenne e la grazia di una cinquantenne: non ha orari, la sua combinazione di gentilezza e intelligenza sono senza pari, sono fortunata ad averla nella mia squadra». Se si telefona a casa di Hillary è facile che risponda Huma.
• Come mai se la Clinton ha già ottenuto la nomination, il suo avversario Sanders continua a far comizi?
Per avere la nomination, bisogna mettere insieme 2.383 delegati. Hillary ci arriva dopo le vittorie in Portorico e alle Isole Vergini grazie però all’apporto dei superdelegati, cioè quei delegati che non escono fuori dalle vittorie nelle primarie dei vari stati, ma sono decisi dai vertici del partito. I superdelegati appoggiano in genere il candidato che ha preso più voti negli Stati, che adesso è Hillary, dunque non ci sarebbe partita. Senonché, mentre io e lei parliamo, sono in corso le sfide per l’ultimo Supermartedì, che comprende la California, lo stato più popoloso degli Stati Uniti e che regala al vincitore ben 500 delegati. Se Sanders prevalesse nel supermartedì, forse potrebbe rovesciare gli equilibri nella convention democratica di luglio a Philadelphia. Anche perché ha dalla sua una carta importante.
• Quale?
In tutti i sondaggi, oggi, la Clinton batte Trump per poco, e qualche volta risulta addirittura battuta dal candidato repubblicano. Sanders invece vince sempre e largamente. Si tratta di un’indicazione piuttosto pericolosa, per Hillary: significa, come minimo, che una parte dell’elettorato del socialista Sanders è pronta a spostarsi su Trump, piuttosto che sostenere la candidata dell’establishment e di Wall Street. Mettici che la Clinton è così rigida, così organizzata, all’apparenza così priva di sentimenti: un look difficile da contrapporre all’irruenza emotiva di Donald. Obama domenica scorsa ha telefonato a Sanders, per convincerlo a ritirarsi dalla corsa e ad appoggiare la Clinton. C’è anche il discorso che Hillary sarebbe la prima donna, nella storia degli Stati Uniti, a ottenere la nomination. E, aggiungo io, sarebbe anche il primo coniuge di ex presidente a rischiare di diventare presidente a sua volta. Bei discorsi, ma, a quanto pare, finora Sanders non s’è lasciato commuovere.
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