la Repubblica, 8 giugno 2016
I pariolini, i radical chic e il voto: quattro chiacchiere con Niccolò Contessa, quello dei Cani
I Cani, pseudonimo di una sola persona, Niccolò Contessa, romano, 30 anni, hanno raccontato il mondo dei giovani di venti-trent’anni attraverso le loro canzoni tanto che alcune come I pariolini di diciott’anni sono diventate vere e proprie hit generazionali. Forse riescono a spiegare meglio di molti trattati il sentire di chi oggi si affaccia al voto.
I 20-30enni sono persone anche molto preparate ma spesso senza lavoro. Questo genera rabbia?
«Ci sono ragioni molto più concrete per provare rabbia, rispetto alla generazione degli anni 60-70 che poi bene o male si è tutta inquadrata e sistemata».
Dalle elezioni di domenica si evidenzia che i giovani votano in gran parte 5Stelle.
«Sembra l’unica idea politica ad avere successo, ad essere comprensibile. Forse perché è post-ideologica. Ma con i ventenni persino i 5Stelle fanno fatica. Io stesso mi sono ricordato di votare solo alle 22,30...».
E alla fine hai votato 5Stelle?
«No. Non dico per chi ho votato anche perché non ne sono nemmeno io troppo convinto».
Tu hai scritto “I pariolini di 18 anni”. Cosa hanno votato i pariolini, secondo te?
«C’è stato un periodo in cui a Roma sembrava che cose come Casa Pound avessero un grande potere di seduzione sui giovani, oggi non vedo neanche questo».
I Parioli ora a Roma sono il baluardo del Pd.
«In realtà il “generico quanto autentico fascismo” che citavo nella canzone era, quella sì, una ribellione a genitori radical chic del Pd».
I radical chic sono davvero insopportabili?
«Sono un altro nodo di conflitto generazionale. Cosa vuol dire, in pratica, essere radical chic? Fare una vita molto agiata con idee di sinistra, più o meno estreme, senza però essere toccati dai problemi di chi sta in periferia. A molti questo fa incazzare, vedono in quell’atteggiamento troppa ipocrisia. Ma in ogni caso i radical chic ormai sono una razza in via d’estinzione».