Il Messaggero, 8 giugno 2016
Soffrite di emicrania? Attenti all’alimentazione. Qualche consiglio utile
C’era un tempo in cui chi aveva mal di testa doveva dimenticare formaggi, cioccolata e frutta secca. Oggi, quel tempo, non c’è più. Tutti assolti. La Cassazione degli specialisti ha riesaminato alimento per alimento sfatando anche dei falsi miti sulla cefalea.Novità per i sette milioni di pazienti: rivoluzione nel menù. Come si legge nel manuale Mangia sano che ti passa (Edizioni Internazionali) firmato da Piero Barbanti, responsabile del Centro per la diagnosi e la terapia delle cefalee e del dolore all’Istituto San Raffaele Pisana di Roma e da Emilio Jirillo ordinario di Immunologia dell’università di Bari. Non più il cibo come causa del mal di testa ma come cura. «Questo testo – e Barbanti a parlare – si pone l’ambizioso scopo di promuovere il passaggio da una visione tolemaica, cibo come causa del dolore, ad una opposta di tipo copernicana, l’alimento come strumento terapeutico per il malato di cefalea». Nasce così l’idea di un «codice di procedura alimentare» quale è questo libro.
GLI SPUNTINI
Via libera, dunque, anche alla cioccolata. Non ci sarebbero evidenze scientifiche che questi alimenti scatenino la crisi. Mentre i formaggi sembrano essere tollerati dal momento che, secondo i due specialisti, non sono state individuate prove a sufficienza per negarli. Condanna unanime per il digiuno, gli alcolici, l’aperitivo. Vietato saltare un pasto o ritardarlo a lungo. Per chi soffre di questa patologia sempre meglio inserire vari spuntini nell’arco della giornata. Sì alla movida ma l’happy hour deve dimenticare l’alcol. Capace di scatenare una crisi molto forte anche a due-otto ore di distanza dalla bevuta. Non sempre, infatti, c’è un’immediata relazione tra il bicchiere e il dolore. Tra le bevande considerate più a rischio, il vino bianco e i liquori scuri come il bourbon e il whisky. Giudizio negativo nei confronti dei salumi, massimo un paio di volte a settimana. I responsabili dell’attacco sarebbero gli additivi come nitriti e nitrati. Acqua a volontà. L’iperidratazione, quasi due litri al giorno, infatti, può aiutare a prevenire il mal di testa. Parliamo della terza malattia più diffusa, soprattutto tra le donne. Una patologia a tutti gli effetti invalidante. «Gli effetti delle crisi spiega Piero Barbanti – li identifichiamo con elevato stress, depressione, pessima qualità del sonno, disabilità sociale e lavorativa. Ma anche nel fatto che si tratta di una malattia che non si vede e, per questo, spesso non si è capiti o creduti».
GLI ATTACCHI
Per il trattamento dell’emicrania cronica sembra essere iniziata una nuova era attraverso l’utilizzo di anticorpi monoclonali anti-Cgrp, cosiddetti intelligenti in grado di bloccare una sostanza, Cgrp, base per la malattia. Una sorta di vaccino contro il dolore. «I dati – fanno sapere al San Raffaele Pisana – dove all’inizio dell’anno è partita la sperimentazione clinica, sembrano promettenti». La riduzione degli attacchi è superiore al 62% dopo 3 mesi. L’anticorpo viene costruito in laboratorio: va a scovare e neutralizzare una sostanza fisiologica chiamata Cgrp (Calcitonin Gene Related Peptide) il cui eccesso è implicato nell’emicrania. Viene iniettato sottocute una volta al mese per alcuni mesi consecutivi e la tollerabilità appare ottima». Per il momento il trattamento sperimentale è destinato solo per chi ha emicrania cronica (almeno 15 giorni di mal di testa al mese da almeno 3 mesi consecutivi) ma, per il secondo semestre di quest’anno è previsto che i trattamenti vengano estesi anche agli emicranici con crisi episodiche.