MilanoFinanza, 8 giugno 2016
Per Veneto Banca aumento di capitale o bail-in
C’è una spada di Damocle che incombe su Veneto Banca se l’aumento di capitale da un miliardo (che prenderà il via oggi per concludersi venerdì 24 giugno) non dovesse andare a buon fine. Se l’istituto guidato da Cristiano Carrus non riuscirà ad adempiere agli impegni assunti con la Bce nell’ambito del piano di rafforzamento patrimoniale, potrebbe infatti trovarsi «in una situazione di crisi o di dissesto, con conseguente assoggettamento del gruppo a provvedimenti da parte delle competenti autorità di vigilanza, incluso l’esercizio dei poteri previsti dal Tub, funzionali all’applicazione degli strumenti di risoluzione per le banche previsti dalla Brrd», ossia alla normativa europea sulla risoluzione delle crisi bancarie. A spiegarlo è la banca stessa, in una nota di sintesi al prospetto informativo approvato ieri dalla Consob. Alla data di redazione del documento l’istituto veneto «non rispetta i requisiti prudenziali minimi di capitale sia al 31 dicembre 2015 sia al 31 marzo 2016». Per quanto riguarda gli indicatori patrimoniali a fine marzo, Veneto Banca rileva che erano «pari a 689,3 milioni in termini di Cet1 e di 422,5 mln in termini di total capital». Se l’aumento andasse a buon fine, la manovra consentirebbe «di ripristinare il rispetto dei vigenti ratio patrimoniali, pur se con un limitato margine aggiuntivo (pari a 170 milioni calcolati in logica fully loaded).
Nonostante tale margine aggiuntivo risulti leggermente incrementato alla data del 31 marzo 2016, rispetto alle previsioni effettuate della banca con riferimento al 31 dicembre 2015, per effetto della contestuale contrazione delle attività ponderate per il rischio che ha più che compensato il risultato negativo di periodo della banca», quest’ultima potrebbe comunque «tornare a presentare requisiti prudenziali non in linea rispetto a quelli richiesti anche in tempi relativamente prossimi alla conclusione della presente offerta». Il documento elenca molti altri aspetti nevralgici che potrebbero comportare potenziali rischi di investimento per i sottoscrittori. Uno riguarda le future cedole, che potrebbero non essere erogate neppure a fronte di risultati di gestione positivi. Veneto Banca «potrebbe decidere di non proporre alcuna distribuzione di dividendi pur in presenza di utili distribuibili», oppure – in alternativa – «di procedere alla distribuzione di dividendi in una misura inferiore rispetto al massimo distribuibile in conformità alle disposizioni di legge e statutarie applicabili». Inoltre, un eventuale matrimonio con altri istituti di credito, esporrebbe gli azionisti di Veneto Banca «ai rischi e alle complessità tipici dei processi di integrazione tra gruppi creditizi», costringendoli a «subire una diluizione, anche significativa, della propria partecipazione nel soggetto risultante dall’aggregazione», spiega ancora la nota di sintesi in un altro passaggio. In questo caso, il valore dei titoli potrebbe quindi «risultare particolarmente penalizzante nei confronti degli azionisti» di Veneto Banca, «anche in considerazione dei multipli della banca medesima rispetto ai propri competitor».
L’istituto di Montebelluna ricorda poi che qualora dovesse essere eseguito l’impegno di sub-garanzia da parte del fondo Atlante, «in considerazione delle condizioni a cui è subordinato il relativo intervento, acquisirebbe il controllo della società potendo quindi esercitare un’influenza dominante sulle decisioni relative a eventuali aggregazioni». Nel prospetto è poi contenuto un paragrafo che riguarda le azioni legali attese per la questione della forte svalutazione dei titoli accusata nell’ultimo anno in seguito a un impairment resosi necessario dopo l’intervento da parte di Francoforte. Veneto Banca su questo fronte non esclude che gli accantonamenti effettuati per fare fronte alle cause legali intentate all’istituto possano risultare «non sufficienti a coprire le sopravvenienze passive che potrebbero derivare in futuro in caso di soccombenza». L’istituto ricorda poi che i reclami già pervenuti sono «numerosi» e ritiene «possibile» che ne arrivino ulteriori nei prossimi mesi, «con il rischio che possano essere instaurati contenziosi aventi a oggetto le azioni Veneto Banca allo stato non prevedibili». Tale situazione, osserva la banca, «potrebbe determinare la necessità di provvedere a ulteriori accantonamenti, anche di rilevante entità, con la conseguente maggior esposizione al rischio di ricadute negative sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria». Ieri intanto il cda di Veneto Banca ha deciso di ridursi i compensi con effetto immediato del 25%.