Jo Irwine, Riders 5/2016, 8 giugno 2016
GENETICA DELLA VELOCITÀ– [Luca Marini] La sua maglietta recita Time to leave. «L’ha scelta la mia ragazza questa mattina
GENETICA DELLA VELOCITÀ– [Luca Marini] La sua maglietta recita Time to leave. «L’ha scelta la mia ragazza questa mattina. Ero a letto in coma e le ho detto “vestimi”. Mi piace, è quella che metto prima di correre: c’è l’aereo e dice “è ora di partire”». Alto e magro, Luca Marini è il fratello di Valentino Rossi. Lui e mister 46 hanno in comune la mamma, e visto il sorprendente decimo posto con cui ha esordito con la Moto2 in Qatar (nel team Forward), in molti comincia a sorgere il dubbio che sia proprio lei, Stefania, la portatrice del gene della velocità in famiglia. Dal vero, Luca dimostra più dei suoi 18 anni, almeno finché non sorride e torna il teenager che è. L’ho incontrato nel feudo valentiniano, a Tavullia, dove le bandiere con quel numero e le gigantografie di Valentino sono appese a ogni lampione. Lui arriva un po’ in ritardo: la mattina va a scuola. «Possiamo fare l’intervista mentre mangio?» mi chiede. «Sto morendo di fame!». Entriamo in una pizzeria che – invariabilmente – porta il nome del fratello. Luca è di casa, tutti lo salutano. Parla poco, è sintetico. Alle pareti ci sono le foto con le tante vittorie del fratello e sul menu le piadine hanno il nome delle piste: Misano, Mugello... Lui però ordina un piatto di ravioli. Non ti sei stufato di essere «il fratello di Valentino Rossi»? «No, perché in fondo è così. Vorrei però che si cominciasse a capire di più chi sono io. Sia chiaro, però: non vorrei mica cambiarlo Vale, eh?» Per un pilota, avere un fratello nove volte campione del mondo dev’essere ingombrante. «Lo vedo più come uno stimolo, un esempio da seguire. Mi piace pensare che tra qualche anno potrei condividere le celebrazioni su questi muri con lui». Intanto hai cominciato a vincere la «100 km dei campioni», la gara che organizza tuo fratello ogni anno a gennaio al Ranch. Bella emozione salire su un podio insieme a Vale. «È stato davvero bello. Al Ranch ci divertiamo tantissimo, ed è anche un buon modo per tenersi allenati». C’è una foto in cui sei seduto dietro a Valentino dopo la vittoria. I colori della tua tuta, bianca e arancione, danno l’impressione che Vale stesse portando dietro Márquez! «Non credo che lo farebbe». Come prendono questa parentela gli altri piloti? «Sono sempre tranquillo e amichevole con tutti. Ma da piccolo, con le minimoto, è capitato che qualche ragazzo dimostrasse un po’ di invidia». Quel clima familiare che sembra esserci a Tavullia dove tutto è giallo canarino. «Esatto. Però questo clima si sta un po’ perdendo, così come l’amicizia tra piloti. Ognuno pensa sempre di più alla propria strada. Amici va bene, fuori pista, ma in gara si pensa solo a vincere. È anche giusto, ma non bisogna mai dimenticarsi il rispetto. Questo sta venendo un po’ a mancare». Forse fa parte del gioco. Stai maturando e senti il passaggio a un motociclismo professionistico. «Eh sì, sta diventando un po’ serio. Che è anche normale, perché cominciano ad arrivare le prime responsabilità. Però un po’ di quel clima giocoso che c’era nelle mini moto sarebbe bello ci fosse anche nelle categorie più grandi». La responsabilità è un peso o uno stimolo? «Non devo dimostrare niente a nessuno. Penso solo a divertirmi e darò il massimo a ogni turno e a ogni gara. Quello che verrà, verrà. Non mi pongo nessun obiettivo preciso». Continui a divertirti? «Sì, certo. Penso sia così per tutti i piloti, altrimenti non continuerebbe nessuno». Sembri molto più maturo dei tuoi 18 anni. Vale ha contribuito a formare il tuo carattere? «Sicuramente. Lui è da sempre uno dei piloti che si impegna di più, che ha più passione ed è più dedito al lavoro. Quindi io non potevo fare diversamente. Ma anche i miei genitori mi hanno aiutato. Ho un bel rapporto con mia mamma, le piacciono tanto le moto, parliamo molto, mi dà tanti consigli. L’unica cosa su cui non andiamo molto d’accordo è lo studio». Ecco finalmente il diciottenne che viene fuori. Ma una volta non dicevi che ti piaceva l’idea di andare all’Università? «In realtà l’idea mi affascina sempre di meno. Anzi, pensavo proprio di prendermi un anno sabbatico dalla scuola. Quest’anno mi alleno molto di più. La tendenza è quella di girare con qualsiasi cosa. Purtroppo con la Moto2 non possiamo fare test privati. Però vorrei riuscire a girare un po’ di più. Ci stiamo provando, con l’Academy al Ranch, quindi per la scuola vedrò cosa fare...». Quanti capelli bianchi fate venire a vostra madre, tu e Vale? «Credo che ormai si sia abituata a gestire la paura». E tu, che rapporto hai con la paura? «Se pensi che puoi farti male, non corri più. Ma rapportarti con lei ti permette anche di andare sempre alla ricerca del limite. Ci sono piloti che la paura proprio non la considerano». Hai un limite oltre il quale non vai? «Non me lo pongo mai. Lo cerco e ogni volta provo a superarlo».