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 2016  aprile 12 Martedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

La sorte politica del primo ministro inglese David Cameron ci interessa perché lassù il prossimo 23 giugno si vota per la permanenza o meno della Gran Bretagna nell’Unione Europea e se per caso vincesse la cosiddetta Brexit (l’uscita) s’aprirebbe una stagione di complicazioni inimmaginabili. Ora la sorte politica del primo ministro inglese è relativamente in forse perché s’è scoperto che il padre Ian, deceduto nel 2010, aveva soldi a Panama, era cioè uno dei 240 mila tizi coinvolti nello scandalo Panama Papers, che morendo aveva lasciato in eredità al figlio quei titoli compromettenti e il figlio poi se li è venduti per 30 mila sterline prima di diventare premier, guadagnandoci bene e pagando al fisco il dovuto, ma insomma, quando la settimana scorsa la storia è venuta fuori, Cameron ha negato per quattro volte, con altrettanti comunicati ufficiali, prima di andare in tv e confessare. E ieri s’è dovuto presentare alla Camera dei Comuni per difendersi, dopo aver subito manifestazioni di gente col panama in testa davanti alla porta di casa e l’umiliante parallelo col primo ministro islandese, un altro «panamense», che intanto la folla ha cacciato a forza di manifestazioni oceaniche. I giornali un tempo amici hanno poi tirato fuori la storia della mamma, che nel 2011 ha regalato al figliolo 400 mila sterline e tutti hanno capito che quello è stato un modo per aggirare la tassa di successione, dato che la mamma aveva all’epoca già ottant’anni passati e Cameron aveva pagato fior di tasse sulle 300 mila sterline lasciategli dal padre l’anno prima.

Come si difende alla Camera uno così?
In modo abbastanza penoso. Cameron aveva fatto le prove generali della corrida di ieri a un vertice dei conservatori in cui aveva detto: «Non date la colpa a Downing Street o a oscuri consiglieri di quello che è successo. La colpa è solo mia. La verità è che avrei dovuto e potuto gestire meglio la vicenda. Imparerò la lezione». Ieri, davanti ai deputati, un po’ come la nostra Boschi, ha cominciato difendendo il padre («era un gran lavoratore e un padre straordinario»), che faceva di mestiere il broker e aveva creato questo fondo offshore Blairmore con sede a Panama. Come mai andare a infilarsi a Panama? «Perché il fondo operava in dollari». E le tasse? «Sempre pagate» (è vero). «Non possiamo condannare chi cerca di far soldi rispettando la legge». Per mostrare le sue buone intenzioni, Cameron ha annunciato sanzioni penali per le società che aiutano i loro clienti a non pagare le tasse, «la Gran Bretagna sarà il primo paese del G20 che avrà un registro pubblico delle proprietà». Quanto a Panama, è previsto uno stanziamento di 10 milioni di sterline per esaminare quei documenti e colpire chi va colpito. Intanto il premier ha reso pubblica la sua dichiarazione fiscale per l’anno 2014-2015, pari a 200 mila sterline con tasse per 76.000 (molte meno, intanto, che da noi). A ruota, anche il Cancelliere dello Scacchiere, cioè il ministro del Tesoro George Osborne, ha mostrato i suoi redditi, 198.738 sterline per 72.210 sterline di tasse.  

L’opposizione è stata zitta? I laburisti non sono guidati da una specie di comunista?
Sì, Jeremy Corbin. Ha detto: «David Cameron non ha chiarito gli interrogativi sulle sue finanze, cambia discorso ed il suo intervento è stato un capolavoro nell’arte della diversione. Le regole per i super ricchi non sono le stesse di quelle per tutte le altre persone. Cameron non capisce quanto la gente sia arrabbiata.  Sotto il suo governo siamo passati attraverso sei anni di schiacciante austerity. E forse sarebbe stato possibile evitare di spennare il Paese se i super ricchi non avessero rifiutato di pagare le loro tasse». Il momento è effettivamente difficile. C’è una forte crisi dell’acciaio, un calo della produzione industriale a febbraio di mezzo punto, un deficit commerciale con la Ue di 23,8 miliardi.  

Gli inglesi sono arrabbiati?
I broker dànno adesso le dimissioni di Cameron a 6,5. Prima dello scandalo stavano a 21. La gente non gli imputa l’evasione fiscale, che non c’è, ma il fatto di essere tanto ricco. La cosa non era così chiara e adesso si sa. Un guaio. E il 5 maggio ci sono anche le elezioni amministrative. Nei sondaggi il premier è sceso di 30 punti, e Corbin è salito.  

Che può succedere al referendum se vince la cosiddetta Brexit?
Pare che gli europeisti siano ancora in vantaggio, ma la distanza tra i due schieramenti si è assottigliata, per il fatto che Cameron, che vorrebbe restare nella Ue, ha perso credibilità. L’uscita dall’Unione della Gran Bretagna, anche se gli inglesi non aderiscono né a Schengen né all’euro, sarebbe un salto nel buio, comunque. Tempeste sui mercati e rafforzamento dei partiti populisti nei vari paesi.  

S’è capito qualcosa di questo consorzio di giornalisti che ha reso pubblici i Panama Papers?
La tesi più affascinante è quella che assegna agli americani non tanto l’obiettivo di mettere in difficoltà Putin, quanto quello di trasformare gli Stati Uniti nell’unico paradiso fiscale del mondo. Chi oserebbe mettere l’America in qualche lista nera? Già oggi in Delaware non si pagano imposte sulle società né sulle proprietà personali né sugli immobili. Si versano 200 dollari allo Stato, altri 200 a un commercialista e passa la paura. Florida e Texas offrono benefici simili (niente tasse sul reddito e 5,5 per cento sulle attività commerciali). Hanno fiscalità, per dir così, in qualche modo paradisiache anche Alaska, Nevada, New Hampshire, South Dakota, Tennessee, Washington, Wyoming. Del resto, tra le migliaia di inguaiati dei Panama Papers, i cittadini americani sono appena 211. Una ragione ci sarà. (leggi)

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