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 2016  aprile 12 Martedì calendario

Italia e Francia litigano per una carbonara

 La sequenza, per ogni appassionato di buona cucina, è da film horror: nella pentola, ripresa in primo piano, finiscono una dopo l’altro cipolle, pancetta, pasta cruda e un bicchiere d’acqua. Seguono 15 minuti di (stra)cottura «a fuoco dolce», una mescolata con un cucchiaio di panna acida, parmigiano, pepe, un tuorlo d’uovo crudo e prezzemolo: 46 secondi per distruggere fin dalle fondamenta un piatto simbolo della tradizione italiana, la carbonara. Uno stravolgimento tale da far sembrare la scritta finale, «Bon appétit», quasi una presa in giro.
Il video, pubblicato dal sito francese Demotivateur e diventato virale con milioni di visualizzazioni, è in grado di far impallidire di vergogna anche il più sprovveduto degli studenti fuorisede. E ha dato vita a un curioso “Carbonara Gate” internazionale, con scambi di accuse, smentite, scuse ufficiali. La prima a finire, suo malgrado, nell’occhio del ciclone è stata la Barilla. È infatti del marchio emiliano il pacco di pasta, farfalle per la precisione, ripetutamente inquadrato in primo piano e usato nella ricetta. Circostanza che ha fatto pensare a un video promozionale voluto dall’azienda. Inevitabile l’ondata di indignazione sui social, con migliaia di persone pronte a mettere alla gogna Barilla per la presunta lesa maestà della carbonara. Un fiume di critiche che ha costretto l’ufficio stampa del marchio prima a smentire precipitosamente il proprio coinvolgimento. E poi, per dimostrare la sua buona fede, a pubblicare un proprio video con la versione filologica e corretta della ricetta. Crisi aziendale rientrata? In parte, perché in Rete, si sa, i complottisti abbondano. E in molti continuano a sostenere che quella della Barilla è solo una retromarcia strategica, mentre in realtà sarebbe sponsor dell’operazione. Come che sia, passano le ore e la crisi diventa “diplomatica”, quasi uno scontro culturale tra Italia e Francia, tra liti sui forum, appelli a Renzi per un intervento presso Hollande e proposte di boicottaggio dei prodotti francesi. E infatti gli stessi media francesi non ci mettono molto a rendersi conto del gustoso affaire gastronomique in atto e iniziano ad occuparsene. E se da un lato Radio France Info si chiede maliziosamente se les italiens non siano troppo permalosi sulla propria cucina, dall’altro il Courrier International si schiera con i puristi della carbonara: «Perdonate i francesi, non sanno ciò che fanno». Ma a cavalcare con più convinzione la polemica è il quotidiano Le Parisien, che prima prende atto delle sconcertate reazioni italiane titolando: «Una carbonara alla francese dà la nausea agli italiani». E poi rincara la dose scrivendo di un «Carbonara Gate che infiamma l’Italia». Fin qui la cronaca degli opposti sciovinismi. E non sorprende che ad essere al centro dello scontro sia un piatto, la carbonara, che anche in patria ha il potere di accendere gli animi, e dividere i cultori della materia in opposte fazioni. Come ben sanno gli editori di siti e blog gastronomici: la disputa sulla “vera ricetta” è infatti un evergreen, in grado di suscitare sempre un’ondata di commenti. Chi l’ha inventata? Pancetta o guanciale? Pecorino o parmigiano? E, soprattutto, si può usare la panna? Domande alle quali ognuno sente di dare la propria risposta. Anche perché, contrariamente a quanto si pensi, la carbonara è un piatto recente (i ricettari precedenti alla II Guerra mondiale non ne parlano)e non è certa neanche l’origine geografica. Fino all’onta finale: sarebbe stato inventato dai soldati Usa mescolando bacon, uova liofilizzate e latte condensato. Come dire: un obbrobrio che per fortuna il genio degli osti romani è riuscito a correggere.