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 2016  aprile 12 Martedì calendario

La prima sezione per gay nel carcere, a Gorizia. Polemiche

Il provveditore dell’amministrazione penitenziaria del Triveneto, Enrico Sbriglia, giura che la decisione è stata presa a fin di bene. Eppure la scelta di aprire per la prima volta in via istituzionale una sezione per omosessuali nel carcere di Gorizia, ha acceso una grande polemica tra chi pensa che questa sia una certamente una ghettizzazione bella e buona, chi denuncia che le strutture italiane non siano adeguate per mancanza di personale e chi, il Provveditorato appunto, ritiene che sia un atto dovuto “per non aggiungere ulteriori difficoltà a chi si trova già in un’oggettiva situazione di disagio”.Ma ormai la sezione è attiva e anche se non può essere una decisione messa nero su bianco in ragione del codice dell’ordinamento penitenziario, i suoi toni tendono decisamente al grigio scuro. “C’è un principio generale da cui non si può prescindere nel raggruppamento dei detenuti, ma è altrettanto vero che ogni decisione viene presa nel rispetto del principio più importante enunciato all’articolo 1 del codice, ovvero il criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti”.Quello che il Provveditore Sbriglia vuol dire, è che le uniche separazioni assicurate dal codice penitenziario sono quelle degli imputati dai condannati, dei minori di venticinque anni dagli adulti, dei condannati dagli internati e dei condannati all’arresto dai condannati alla reclusione. Oltre che, ovviamente, a quella tra uomini e donne. Ma se anche è cosa nota che esistono “situazioni analoghe come le stanze riservate ai transessuali a Roma e Napoli (Rebibbia e Poggioreale, oltre alla sezione gay a Belluno, ndr)”, questa è la prima volta che la divisione assume una conformazione istituzionale. E lo fa, al netto delle molte critiche, su esplicita richiesta degli stessi detenuti che si dichiarano omosessuali all’atto della carcerazione e che fanno domanda di trasferimento alla luce di comprovate situazioni discriminatorie e di violenza.Inoltre Gorizia non è stata scelta a caso. “È da tempo che stiamo ragionando su come far fronte a una difficoltà oggettiva. Il Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria del Triveneto ha pensato a un posto che vantasse un alto grado di civismo, e il capoluogo isontino è parso adeguato”. Proprio quello di Gorizia, però, agli occhi del garante territoriale per i diritti dei detenuti Pino Roveredo, è il carcere meno adatto per iniziare un percorso simile.“È la prima volta che viene istituita ufficiosamente una sezione per omosessuali in Italia: se il principio di assicurare giusta dignità a tutti è assolutamente giusto, non capisco però perché sia stata scelta, senza che fossero interpellati i soggetti preposti alla tutela dei detenuti, una struttura fatiscente e con un organico sottodimensionato come quella di Gorizia, dove gli stessi detenuti gay erano costretti in un sotterraneo con catena e lucchetto”.