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 2016  aprile 12 Martedì calendario

Altri guai per Gay Talese: sapeva di un omicidio e ha taciuto pur di scriverci un libro

Nel 1977, il padrone di un motel nel Colorado causa involontariamente un omicidio. Ne è anche testimone. Lo denuncia, senza però raccontare di averlo causato, né di averlo visto avvenire. Il padrone del motel, Gerald Foos era infatti un guardone, e controllava quel che succedeva nelle stanze spiando da buchi sul soffitto. Quarantun anni più tardi, quel torbido fatto di cronaca nera sta causando un dibattito sull’etica e i doveri dei giornalisti. La vicenda di Foos è al centro dell’ultimo romanzo-verità del noto scrittore americano Gay Talese, che per decenni ha conosciuto il voyeur, ed è stato a conoscenza sia dell’omicidio che delle sue attività di “guardone”, su cui incentra il suo romanzo The Voyeur’s Motel.
L’ANTICIPAZIONE
In attesa dell’uscita del libro, Talese ha pubblicato un ampio stralcio di circa 20 pagine sull’ultimo numero della rivista New Yorker, di cui è regolare collaboratore. E subito sono cominciate le polemiche. Talese è noto per aver ideato un tipo di narrativa legato alla realtà, che è stato battezzato “nuovo giornalismo”. Ma nei casi di omicidio, i giornalisti avrebbero il dovere di riferire alla polizia quel che sanno. Ed evidentemente Talese sapeva di quell’omicidio da molti anni. Fu Foos a contattarlo: il padrone del motel si vantava di essere non un guardone, ma uno studioso della sessualità umana. Nel suo libro Talese racconta che Foos si era costruito un corridoio insonorizzato sopra i soffitti delle camere, da cui poteva non visto spiare le coppie, e studiarne i comportamenti. Gli aveva mandato alcuni appunti, e lo aveva invitato a fargli visita. E lo scrittore non solo ci andò, ma lo seguì in una delle missioni “spionistiche”.
In quell’occasione – siamo negli anni Ottanta – Foos gli presenta i suoi studi sulla frequenza dei rapporti sessuali, il tipo di rapporti scelto da coppie di diverse razze, il numero di orgasmi che aveva visto avvenire. Gli fa anche leggere il suo diario, dove racconta di aver causato un omicidio: spiando dalla condotta dell’aria aveva notato che una coppia spacciava droghe. Indignato, si era introdotto nella camera mentre i due erano fuori, e aveva buttato nel WC tutti i pacchetti. Ma al suo rientro, l’uomo si era convinto che la sua partner si fosse impossessata della merce, l’aveva picchiata e strangolata. Foos aveva denunciato l’omicidio alla polizia, dando le indicazioni sull’identità dell’uomo, la sua auto, la targa, ma non aveva detto di averlo visto uccidere la donna, né di averlo indirettamente spinto ad aggredirla. E questo sarebbe l’unico vero rischio che Foos e forse Talese stesso corrono: l’attività di voyeurismo infatti è oramai caduta in prescrizione, poiché Foos ha venduto il suo motel nel 1995, e ha allora abbandonato le sue “ricerche”. Ma non esiste la prescrizione in fatto di omicidi. Il direttore del New Yorker, David Remnick, difende però il suo autore: «Sebbene la scena causi turbamento, noi pensiamo che Talese non abbia violato alcun limite legale o etico», e questo perché lo scrittore «non è stato diretto testimone dell’omicidio, ma ne ha letto la descrizione almeno sei anni dopo che era già successo».