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 2016  aprile 12 Martedì calendario

Maria Beatrice Benvenuti, da Trastevere a Rio per fare l’arbitro del rugby a 7 alle Olimpiadi

Da Trastevere a Rio de Janeiro: a forza di fischiare senza mai essere (idealmente) fischiata, la ventiduenne romana Maria Beatrice Benvenuti ha compiuto un’impresa fenomenale nella storia dello sport. È convocata fra i 23 arbitri che dirigeranno il ritorno del rugby, sia pure a 7, alle Olimpiadi dopo 92 anni di vuoto.
Un risultato che vale una medaglia e non solo perché l’ex brillante alunna del liceo Cesare è per l’ennesima volta la di gran lunga più giovane del panel per cui hanno combattuto alla morte centinaia di arbitri internazionali di tutto il mondo. E non solo perché sarà l’unica rappresentante del rugby italiano visto che gli azzurri e le azzurre, come previsto, non si sono qualificati.
È che ci sono volute tonnellate di autorevolezza e di competenza per convincere gli ottocenteschi britannici padroni del vapore a inserirla nel gruppo, lei che viene da una nazione delle retrovie del Seven, mentre nel rugby a 15 solo il recente ingresso nel Sei Nazioni ci ha fatto comparire davvero sulla mappa di Ovalia.
TRA ESAMI E LIBRI
«Sono immensamente felice di questa convocazione per cui ho lottato tanto e sono anche orgogliosa di rappresentare il nostro rugby e il Comitato nazionale arbitri», dice la studentessa di Scienze motorie che da tre anni rimbalza per il globo con il trolley con i testi per il prossimo esame e l’ultimo libro di Camilleri, amico dei genitori Alessandro, veterinario, e Paola.
Una meticolosa incendiaria di tappe, Maria Bea: sei anni fa il debutto con Villa Pamphili-Roma Olimpic under 14, poi la gavetta nei campi fangosi dei Castelli, le universiadi nel Kazan, World Series a 7, finale scudetto, serie A maschile (sì, maschile), Mondiali a 15 a Parigi. Sempre la più giovane, come avviene anche negli studi di DMax, da dove da due anni spiega le decisioni dei colleghi del Sei Nazioni.
Quando scenderà in campo a Rio avrà da poco compiuto 23 anni e già che c’é dà consigli alla sorella minore Maria Clotilde, pure arbitro di rugby, sport dei due fratelli Pietro e Leone all’Urc in via Flaminia, dove il direttore tecnico Daniele Pacini tre anni fa regalò a chi scrive un prezioso vaticinio: «La vedi quella ragazza castana? Diventerà arbitro internazionale ai massimi livelli». «Confermo», aggiunse l’arbitro Giulio De Santis». Urca, due massimi competenti e anche visionari del rugby italico così convinti. Scusi, posso farle qualche domanda? Carta canta: in quella sua primissima intervista la ventenne chiuse dicendo che «ce l’avrebbe messa tutta per realizzare il suo sogno di arbitrare alle Olimpiadi».