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 2016  aprile 12 Martedì calendario

Doina Matei, la romena che uccise Vanessa Russo conficcandole un ombrello nell’occhio, è semilibertà, felice e posta foto su Facebook

 Torna a fare parlare di sé Doina Matei, la ragazza romena che il 26 aprile del 2007, al culmine di una lite nella stazione della metropolitana di Termini, uccise a Roma Vanessa Russo, studentessa di 23 anni, infilandole un ombrello in un occhio. È in regime di semilibertà: di giorno lavora in una cooperativa, la sera torna a dormire nel carcere di Venezia. Ed è apparsa di recente su Facebook, dove ha aperto un profilo intestato al proprio soprannome. Le foto e i contatti, racconta l’edizione online del Messaggero di Roma, non lasciano dubbi: quella ragazza che sorride in bikini al mare sopra uno scoglio, che si fa le foto in giro per Venezia, ritratta vicino al laghetto con un bimbo in braccio, è proprio lei.
La Matei, che all’epoca dell’omicidio aveva 21 anni e si prostituiva sulla via Tiburtina, è stata condannata con sentenza definitiva a sedici anni di reclusione, per un delitto che i giudici hanno classificato come omicidio preterintenzionale aggravato dai futili motivi. Lei e la sua vittima, infatti, nemmeno si conoscevano: il colpo mortale fu sferrato da Doina al culmine di un banale scontro verbale con Vanessa. «Non volevo uccidere Vanessa», si difese la romena durante un interrogatorio, «io ho 21 anni e lei era una ragazza giovane come me e aveva tutta la vita davanti. Mi sono soltanto difesa».
Assieme all’amica diciassettenne che l’accompagnava quel giorno, anche lei rumena, fuggì, ma – identificata grazie al sistema di telecamere a circuito chiuso della metropolitana – fu arrestata alcuni giorni dopo all’uscita di un centro commerciale di Tolentino, in provincia di Macerata, città dove le due ragazze si erano rifugiate in casa di un loro conoscente, un argentino di 49 anni (la cui posizione è stata poi archiviata). La sua compagna di fuga fu assolta dall’accusa di favoreggiamento.
Quando venne arrestata, la Matei chiese scusa alla famiglia di Vanessa. «Non volevo, si è trattato di un incidente», assicurò. Nel dicembre del 2008 scrisse a Giorgio Napolitano, allora presidente della Repubblica, chiedendogli di poter passare più tempo con i propri figli, che allora avevano 6 e 7 anni. «Aiutatemi perché non resisto piú», scriveva in quella lettera, nella quale spiegava anche la propria situazione. «Io ho fatto la prostituta per dare un futuro ai miei figli, non sono venuta in questo Paese per diventare una delinquente e non mi vergogno di aver venduto il mio corpo ogni sera, darei anni della mia vita perché Vanessa fosse ancora tra noi». La lettera si concludeva con un appello accorato: «Non ho più la forza di lottare contro le sofferenze che mi sono state date da questa vita, ho bisogno di crescere insieme con i miei figli. Aiutatemi e datemi una possibilità, signor Napolitano, siete la mia ultima speranza. Il carcere mi toglie la vita ed io ho paura».
Come confermano le foto che lei stessa ha messo su Facebook, il tempo libera per stare con i propri figli adesso lo ha. Tra pochi mesi, e comunque molto prima che scadano i sedici anni della condanna, Doina Matei potrebbe essere libera. Nel 2011, in un racconto con cui aveva partecipato al premio Emanuele Casalini, riservato agli scrittori detenuti, aveva scritto: «Quando tornerò nel mondo il mio primo appuntamento sarà nuovamente con la morte: la prima cosa che farò sarà andare al cimitero di Prima Porta sulla tomba di Vanessa».