
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’altro giorno il Consiglio dei Ministri ha dettato le regole per la sopravvivenza delle Province: bisogna che ciascuna abbia un’estensione di almeno 2.500 chilometri quadrati e almeno 350 mila abitanti.
• Tutte e due le cose insieme?
Sì. I giornali hanno subito fatto il calcolo e pubblicato le relative cartine. Con questi due criteri restano in piedi 50 Province più altre 14 nelle Regioni a statuto speciale. Prima le Province erano 107. Un bel taglio. Nelle 64 Province sopravvissute (ammesso che le Regioni a statuto speciale accettino di procedere come vuole il governo) sono incluse le dieci città metropolitane, un ente che fa comune-provincia, per dir così. Sono in definitiva le grandi città italiane, cioè Roma, Milano, Torino, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria. Palermo e Cagliari non vengono considerate in questo lotto perché capitali di Regioni a statuto speciale. I risparmi previsti – non dal governo, che ci va piano – ma dall’Unione delle province italiane sono di mezzo miliardo l’anno o forse addirittura di un miliardo e mezzo se si pensa agli accorpamenti e all’eliminazione di uffici che erano intimamente connessi con la natura poliprovinciale della nostra struttura amministrativa (costruita fin dal 1865 sul modello prefettizio francese, a sua volta ereditato da Napoleone): le prefetture, le questure, i commissariati, i comandi dei vigili del fuoco, gli uffici locali della protezione civile e dell’agenzia delle entrate o del demanio. La faccenda riguarda 56 mila dipendenti. Si suppone che saranno redistribuiti sul territorio, a seconda delle necessità. Tante incombenze finiranno però ai comuni, e questo potrebbe comportare un aggravio di spese, visto che si porrà fine a un certo numero di economie di scala. Si procederà per accorpamenti. Alle nuove province resterà la competenza in materia di trasporti, viabilità e ambiente. Avranno da governare soprattutto 125 mila chilometri di strade.
• Mi pare bene, no? Quando si comincia?
Il governo vorrebbe un iter velocissimo. Lei sapeva che esiste il Cal, Consiglio delle autonomie locali? Bene, esiste, è addirittura previsto dalla Costituzione, e rappresenta gli enti locali di fronte alla Regione. Questo Cal avrà 40 giorni di tempo per approvare il piano di riduzione delle province e spedirlo alle Regioni. Le Regioni avranno 10 giorni di tempo per dare un parere. Infine il governo farà confluire questi piani in un disegno di legge, da sottoporre al Parlamento venti giorni dopo che sarà stato convertito il decreto sulla spending review. L’idea è di approvare tutto entro la fine dell’anno. Le città metropolitane entreranno in funzione il 1° gennaio 2014.
• Non è una corsa troppo veloce? Specie considerando i ritmi italiani…
Non è assolutamente detto che ce la facciano, anzi. Ci sono intanti molti emendamenti da superare. Emendamenti presentati sia dalla destra che dalla sinistra e che spesso chiedono le stesse cose. Quattro di questi emendamenti vogliono cancellare l’intero articolo 17 della spending review, cioè lasciare tutto così com’è. Tre emendamenti propongono la soppressione di tutte le province esistenti (impossibili da accettare perché le Province, come ente, sono in Costituzione). Numerosi sono poi gli emendamenti che vogliono modificare questo o quel punto, salvare magari le province di montagna, anche se piccole, o quelle che confinano con gli stati esteri, un’idea che a suo tempo aveva portato avanti la Lega.
• Come faranno con certi accorpamenti che mi sembrano pazzeschi, per esempio Pisa con Livorno oppure Brescia con Bergamo?
Brescia e Bergamo fanno parte delle province salvate. In Toscana invece non c’è una provincia che risponda ai criteri stabiliti, a parte Firenze che però è destinata a diventare città metropolitana. Erano nove province e spariranno tutte. Livorno con Pisa? Potrebbe essere. Il caso più spinoso è però quello in cui viene salvata una sola provincia e questo fa sì che il territorio della Provincia coincida con quello di tutta la Regione. Per esempio, in Basilicata, dove resterà in piedi la sola Provincia di Potenza. Il doppio ente Regione-Provincia avrà senso? Si tratta di una duplicazione che insisterebbe su appena 600 mila abitanti… Non sarebbe meglio a questo punto accorpare alla Puglia o alla Calabria o alla Campania l’intera Regione? Si aprirebbe così un capitolo dagli esiti imprevedibili…
• Mi sa che avremo problemi di ordine pubblico.
Il quesito sulla Basilicata è stato posto al presidente della provincia di Potenza, Piero La Corazza, tra l’altro il più giovane presidente italiano (ha 35 anni). Sa che cosa ha risposto? «Lei non si rende conto della differenza che c’è tra un potentino e un materano». Sarebbe? «Sono due mondi diversi. Il potentino prende l’aereo a Napoli, il materano a Bari. Uno guarda a est, l’altro a ovest. Si possono sintetizzare questi due mondi?».
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 22 luglio 2012]