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 2012  luglio 22 Domenica calendario

C’è pure chi, contro la «melina» dei partiti, conduce in solitario da venti giorni uno sciopero della fame ed è l’ex radicale e oggi segretario d’aula del Pd, Roberto Giachetti

C’è pure chi, contro la «melina» dei partiti, conduce in solitario da venti giorni uno sciopero della fame ed è l’ex radicale e oggi segretario d’aula del Pd, Roberto Giachetti. Il quale, dopo l’ultimo appello di Napolitano e con le nubi di un voto anticipato che si addensano sul Palazzo, ha qualche speranza in più di riprendere presto a desinare. Sì, perché se si andasse sul serio (anche se pochi ci credono) verso una crisi «pilotata» con lo sbocco di un voto anticipato, l’ultima chiamata utile per cambiare il «porcellum» scadrebbe entro poche settimane. Ma l’ingorgo parlamentare sui decreti anti-crisi farebbe slittare un voto sulla riforma della legge elettorale a settembre, rendendo possibile un ricorso alle urne realisticamente solo a fine novembre. Non sarà un caso se uno con le antenne dritte come Casini già l’altro ieri andava dicendo che «il via libera alla riforma deve arrivare prima della pausa estiva». Avvertendo i suoi di asciugare al massimo le ferie, «perché le preferenze sono uno sport cui tanti di noi si sono disabituati, quindi vi consiglio un’estate di grande attività». Ma tenendo conto che il Pd è pronto ad alzare barricate contro le preferenze, allo stato di accordi possibili neanche un barlume: anzi mercoledì prossimo in Senato è previsto l’ennesimo meeting in commissione dove da giorni si cerca di arrivare ad un testo base condiviso delle oltre 30 proposte di legge nel cassetto.

Ma dietro le schermaglie, tutti sanno che solo la volontà politica dei leader potrebbe sbloccare la situazione, nessuno è disposto a tornare al voto con una legge tra le più invise agli italiani, ma le spaccature nel Pdl hanno il loro peso: come dice Bersani, «fin qui ci sono mancati interlocutori in grado di stringere, se li troviamo chiudiamo pure domattina». E dietro le quinte, per i paradossi della politica italiana, a stuzzicare gli appetiti è di nuovo un coniglio uscito dal cilindro di Calderoli, l’autore della cosiddetta «porcata», tanto che la sua ultima trovata è stata già ribattezzata «il porcellum 2». Una proposta che mette insieme proporzionale con preferenze e premio di maggioranza e che non dispiace, nei sussurri ma non nelle grida, a Udc e Idv. «Anche l’idea della Lega non è da buttar via», diceva venerdì in privato pure Rutelli prima di proporre una Costituente per le riforme. E se Calderoli riuscisse a convincere il Pdl, potrebbe formarsi un asse trasversale tra ex centrodestra, Terzo Polo e Idv che schiaccerebbe il Pd in un angolo a dire no.

Le posizioni in campo È presto detto: sulla carta, il Pdl caldeggia ora il sistema spagnolo che con un mix di collegi piccoli e proporzionale tende a favorire la formazione del governo intorno al primo partito; il Pd predilige sempre il sistema francese maggioritario a doppio turno, con le sfide nei collegi e il ballottaggio al secondo giro, ma in realtà è aperto ad altre soluzioni proporzionalo; i dipietristi con la solita foga chiedono di tornare al Mattarellum, l’Api di Rutelli è per il modello tedesco e l’Udc cavalca le preferenze con una soglia di sbarramento al 4-5% e niente premio di maggioranza. «Le posizioni sono lontane ammette uno dei due relatori - Enzo Bianco - ma la volontà di arrivare ad una sintesi c’è».

Ultima arrivata la Lega La modifica del Porcellum, introducendo una soglia del 45% dei voti per avere il premio di maggioranza, di fatto lo elimina perché nessuna coalizione nei sondaggi arriva a questi livelli. Poi c’è uno sbarramento al 4% nazionale ma concorrono alla ripartizione dei seggi anche le liste che abbiano conseguito il 6% in almeno cinque circoscrizioni.

La doppia linea del Pdl L’area che fa capo all’ex Forza Italia vorrebbe il sistema spagnolo, nella convinzione che il Pdl prima o poi possa tornare ad essere il primo partito. Mentre gli ex An vogliono lasciare il porcellum introducendo solo le preferenze al posto delle liste bloccate.

I tormenti del Pd Ufficialmente tiene duro sul doppio turno, ma già da mesi sta trattando su formule come l’ispano-tedesco, un proporzionale che favorisce il primo partito e con soglie di sbarramento a livello di circoscrizioni piuttosto alte. Ma negli ultimi tempi si è dichiarato più favorevole a mantenere un premio di maggioranza alla coalizione. Ed è questo il vero punto di frizione con il Pdl che vorrebbe invece dare un premio solo al partito vincente. «Noi non rinunciamo a due paletti», mette in chiaro Bersani. «la sera delle elezioni deve esserci qualcuno in grado di governare e il cittadino deve poter scegliere il suo parlamentare nei territori».

Detto questo, siccome il calendario delle Camere è già ingolfato dai decreti fino alla chiusura prevista della Camera intorno al 10 agosto, anche se si trovasse una mediazione in extremis potrebbe essere votata non prima di settembre. La legge va votata in ambedue i rami del Parlamento e ci vogliono un paio di mesi tra lo scioglimento delle Camere e la data del voto. Che dovrebbe quindi slittare tra fine novembre e inizio dicembre. Ma nei capannelli di Palazzo, c’è chi ipotizza però che l’unico scenario plausibile di voto anticipato potrebbe essere quello di una coalizione costruita intorno ad una candidatura di Monti alla guida del governo e in quel caso il Porcellum resterebbe il sistema più conveniente garantendo il 54% dei seggi alla Camera...