
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Le notizie sono brutte. Lo spread italiano è a quota 504, quello spagnolo addirittura a 613. La Borsa ha perso il 4%. In Spagna ci sono manifestazioni in un’ottantina di città, a Madrid hanno sfilato centomila persone, la polizia ha sparato proiettili di gomma, i manifestanti hanno incendiato cassonetti e rovesciato automobili, i soliti danni di occasioni come queste, alla fine con sette fermi e sei feriti. È una tensione che non accenna a diminuire: Rajoy s’ fatto approvare l’altro giorno dal Congresso tagli per 65 miliardi (dopo ave realizzato, a partire da Natale, risparmi per 58), portando l’Iva dal 18 al 21, togliendo di mezzo le quattordicesime di Natale, un quinto delle sovvenzioni ai partiti, niente più agevolazioni fiscali sulla prima casa, eccetera.
• C’è un rapporto tra l’impennarsi dello spread spagnolo e il nostro ritorno sopra quota 500?
Il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha chiaramente parlato di contagio. «È difficile dire quanto sia venuto e venga da Grecia, Irlanda, Portogallo, o dalle banche spagnole, ma il contagio è quel disagio che attraverso i mercati colpisce in termini di maggiore incertezza e minore fiducia nell’irreversibilità dell’integrità dell’euro. Per la dignità del Paese, per il senso di fiducia in noi stessi, per il rispetto di cui il Paese e i cittadini godono sul piano internazionale fa molta differenza farcela con le proprie forze o farcela con aiuti e salvataggi dell’Europa». Parole terribili, se ci pensa: da una settimana in qua, per una ragione o per l’altra, Monti evoca lo spettro del prestito che l’Italia sarebbe costretta a contrarre se i tassi di interesse restassero così alti. Lei sa già che cosa significa un prestito: si tratterebbe di consegnarsi alla famosa Troika, gli esperti di Ue, Bce e Fmi che pretendono licenziamenti, tagli di tredicesime e di stipendi, morte del cosiddetto stato sociale. Nel prosieguo del discorso Monti ha respinto l’idea che il suo governo abbia ottenuto, alla fine, risultati non diversi da quelli di Berlusconi: «Nel novembre del 2011 lo spread tra Italia e Germania era a 574. Undici mesi prima, nel novembre 2010, era a 160».
• Potrebbe ricordarci che cosa determina questo aumento dello spread con quel che segue? Ogni tanto mi perdo.
I grandi fondi inrternazionali vendono i titoli di stato italiani. Se un titolo di stato valeva 100 euro e garantiva, al prezzo di 100, un rendimento (faccio per dire) dell’1 per cento, nello stesso momento in cui lo vendo a 80 euro l’interesse sale automaticamente del 20 per cento. Cioè: più basso è il prezzo di vendita, più alto è l’interesse che si paga. La vendita di buoni del tesoro italiani o di bonos spagnoli maschera anche una fuga di capitali, soldi che stavano nelle banche mediterranee e che sono finiti in genere nelle banche tedesche. Per la Spagna si parla di una fuga di 70 miliardi al mese che, se l’emorragia non si ferma, significano 500 miliardi a fine anno. In Italia, da marzo, hanno varcato la frontiera 47 miliardi. Il flusso sarebbe rallentato ultimamente.
• Perché i tagli e il resto non hanno diminuito le vendite di Btp e di Bonos? Che cosa bisogna fare?
Ho l’impressione che alla Spagna abbia fatto male la dichiarazione in Parlamento del suo ministro del Bilancio, Cristobal Montoro: ««Non c’è denaro nelle casse pubbliche, signori, non c’è denaro per pagare i servizi pubblici e, se la Banca centrale europea non avesse comprato i titoli di Stato, il Paese sarebbe fallito». Uno statista certe cose non le deve dire. L’Italia è danneggiata dalla sua situazione politica, che al mondo non piace assolutamente.
• Che cosa vuole questo “mondo”?
Mettiamo insieme alcuni spezzoni di notizia. Ieri l’”Economist” ha scritto contro il ritorno di Berlusconi: niente potrebbe essere peggio per l’Italia. Nello stesso tempo il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, ha detto a “Le Figaro”: «Mario Monti è una chance per l’Italia e per l’Europa. L’Italia sta prendendo oggi buone decisioni che erano state rinviate dal governo Berlusconi». Da tutto questo deduciamo facilmente che quello che abbiamo chiamato “mondo” vuole la permanenza il più a lungo possibile di Mario Monti al governo.
• Invece…?
Invece, da questo punto di vista, le prospettive sono incertissime. Sta fallendo l’ipotesi di una riforma elettorale che renda possibile anche nella prossima legislatura la formazione di una maggioranza da grande coalizione, l’unica che renderebbe possibile la permanenza di un governo tecnico o semi-tecnico. Andremo a votare, a quanto pare, col porcellum e questo significa che o Bersani o Berlusconi o magari Grillo entreranno a palazzo Chigi da vincitori. Per il “mondo” una prospettiva sciagurata. Ci metta anche la delegittimazione che la Procura di Palermo sta esercitando sul creatore del governo tecnico, cioè il presidente Napolitano. Qualcuno parla addirittura di dimissioni anticipate! Forse il “mondo” punta sul serio al soccorso di un prestito da cento miliardi da erogare in autunno. Attraverso il prestito, tedeschi, francesi e americani metterebbero le mani nelle nostre cose, costringendoci a cambiarle e a tenere a Palazzo Chigi la persona di cui si fidano di più.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 21 luglio 2012]