Sara Magnoli, il Fatto Quotidiano 21/7/2012, 21 luglio 2012
L’anima di Mafalda “I cerotti non bastano mai”– Il papà di Mafalda ha appena compiuto 80 anni
L’anima di Mafalda “I cerotti non bastano mai”– Il papà di Mafalda ha appena compiuto 80 anni. Joaquin Salvador Lavado, quel Quino dalla cui matita la bambina contestatrice dai capelli arruffati è uscita nel 1964, è infatti nato a Mendoza, in Argentina, da immigrati andalusi, il 17 luglio 1932. Dalle magliette con Mafalda a libri e foto delle opere dell’autore lasciate sui mezzi pubblici: per il giorno delle “80 candeline” fans di tutto il mondo hanno organizzato iniziative e modi tra i più vari per festeggiare. Mentre in questi giorni è uscito per Magazzini Salani 10 anni con Mafalda, una raccolta con le migliori strisce pubblicate sul famoso personaggio, con cui il suo creatore viene immediatamente identificato. E proprio da qui parte l’intervista con Quino: dalla sua “simbiosi” con Mafalda. Cosa pensa nel sapere che ogni volta che si dice il nome di Quino lo si associa immediatamente a Mafalda? Sicuramente mi fa piacere, anche se Mafalda ha rappresentato solo un periodo breve della mia carriera lavorativa, dal 1964, quando apparve in tre strisce su un supplemento umoristico di una rivista, al 1973. Mafalda doveva servire per pubblicizzare una marca di elettrodomestici nel cui logo erano contenute una M e una A: non feci quella campagna, ma mi restarono alcune strisce. La mia prima pubblicazione, però, con un disegno di humour grafico, risale al 1954 sul settimanale argentino Esto Es ed è stata ininterrotta sino a due anni fa. Mafalda la contestatrice: ma i bambini di oggi sono contestatori? Credo che l’atteggiamento contestatore dei bambini non sia cambiato rispetto ai tempi di Mafalda. Sono sempre attenti e sensibili alle tematiche quali l’ecologia o la guerra; poi, come dice Mafalda, subentra “l’adultità” e la musica cambia. Dunque Mafalda è anche oggi attuale? Mi spiace ammetterlo, ma M-falda è ancora attuale, nel senso che i problemi e i “mali del mondo” non sono cambiati, sono sempre quelli. C’è una famosa striscia in cui Mafalda si chiede come fare per applicarsi un cerotto sull’anima. Secondo lei c’è un male del mondo per il quale Mafalda, o Quino, vorrebbe mettersi il cerotto? Mafalda, oltre ai cerotti, ha anche provato a utilizzare creme di bellezza per curare i mali del mondo. Sicuramente Mafalda vorrebbe mettere un cerotto sul mappamondo laddove c’è una guerra : purtroppo dovrebbe procurarsene una gran quantità. Mi ha incuriosito una sua dichiarazione: diceva che a scuola, dopo i primi mesi di angoscia e brutti voti, riusciva ad averne di alti, anche se non è mai stato il primo della classe e questo le dava fastidio. Perché? In realtà mi sono sempre sentito come Felipe, l’amico di Mafalda: preparato ma insicuro. Buenos Aires, Milano, Parigi: dove preferisce vivere e perché e dove non vivrebbe mai? La casa di Milano l’ho lasciata circa due anni fa. Ed è difficile rispondere a questa domanda, perché il mondo è peggiorato dappertutto, anche qui a Bue-nos Aires. Lei ha ottenuto tanti riconoscimenti, non solo premi, ma anche “dediche”: al suo personaggio più noto hanno già intitolato una piazza ed eretto un monumento. Ma a quale di questi tributi è più affezionato, quale è per lei maggior motivo d’orgoglio? Sono tutti motivi di orgoglio e mi fanno piacere tutti in egual misura. E mi stupisco sempre di più delle richieste che giungono da ogni parte. Lei ha “prestato” molte volte i suoi personaggi a campagne di informazione e di libertà e tutela dei diritti, sia a livello internazionale sia a livello locale. Ma talvolta le sue immagini vengono utilizzate in modo non autorizzato: che cosa la infastidisce maggiormente in questo tipo di atteggiamento? Lo scarso rispetto per il lavoro altrui, come se il fumetto o il disegno non siano da considerare, appunto, un lavoro. I suoi personaggi sono sempre stati molto schietti nei loro giudizi. Oggi è ancora possibile esserlo, nei fumetti come nel resto della comunicazione? Non conosco molto i giovani disegnatori, mi dicono che vanno molto le autopubblicazioni, per esempio su blog. Comunque credo di sì, anzi, la schiettezza dovrebbe essere un obbligo morale per chi ha il potere di fare comunicazione.