Stefano Mancini, La Stampa 21/7/2012, 21 luglio 2012
L’ unico a non preoccuparsi è Bernie Ecclestone: chiuso un circuito, si corre in un altro. New York rimanda il debutto in Formula 1 previsto per l’anno prossimo? Lo storico Nuerburgring è sull’orlo del fallimento? Nessun problema: in lista di attesa c’è Sochi, la città russa che nel 2014 ospiterà in sequenza l’Olimpiade invernale e un Gran premio
L’ unico a non preoccuparsi è Bernie Ecclestone: chiuso un circuito, si corre in un altro. New York rimanda il debutto in Formula 1 previsto per l’anno prossimo? Lo storico Nuerburgring è sull’orlo del fallimento? Nessun problema: in lista di attesa c’è Sochi, la città russa che nel 2014 ospiterà in sequenza l’Olimpiade invernale e un Gran premio. I venti di crisi travolgono l’Europa e colpiscono l’America, e allora il business dei motori si sposta a Est, nell’ex Unione Sovietica o in Medio ed Estremo Oriente. L’Asia oggi ospita otto gare, tante quante il Vecchio Continente dove la Formula 1 è nata e ha prosperato per sessant’anni. Il caso Nuerburgring: 13 milioni di debiti per spese di ristrutturazione. L’impianto ha cambiato aspetto, ora è un autodromo modernissimo. Peccato che sia sull’orlo della chiusura perché l’investimento non ha reso secondo le previsioni. «Non siamo in grado di pagare», hanno ammesso i gestori della pista su cui negli anni dispari si disputa il Gran premio tedesco. Speravano in un intervento dell’Unione Europea, ma fino al 31 luglio non arriverà un soldo. Da Hockenheim, dove oggi sono in programma le qualifiche, arriva un’offerta: «Siamo in grado di organizzare anche il Gran premio del prossimo anno», parola di Georg Seiler, proprietario dell’Hockenheimring. Si salverebbe l’evento, non un simbolo dell’automobilismo sportivo. Nella memoria degli appassionati, il Nuerburgring è un anello infinito di venti chilometri, la Nordschleife, teatro di grandi imprese e di episodi tragici: qui sono nati i miti delle MercedesBenz e delle Auto Union, qui nel ‘58 morì Peter Collins e nel ‘76 rischiò la vita Niki Lauda. Negli Anni Ottanta fu ridotto a normale tracciato di cinque chilometri, perché altrimenti sarebbe stato impossibile garantire sicurezza e riprese. «Credo e spero che non chiuderà perché rappresenta un importante patrimonio - dice Norbert Haug, vicepresidente di Mercedes Motorsport -. Noi comunque il 19 di agosto saremo lì per una gara del campionato Dtm, su questo non ci sono dubbi». Una soluzione ci sarebbe: il patron Bernie Ecclestone sarebbe disposto ad assumere i costi di organizzazione del Gp (trattenendo ovviamente gli incassi). Ma i costi di gestione durante l’anno? E i debiti? Un autodromo guadagna affittando la pista e vendendo biglietti. Riservare l’autodromo di Monza per una giornata costa 25 mila euro, ma ne bastano 50 per girarci mezz’ora. Quando il fatturato cala, il giocattolo smette di funzionare. Il Gran premio, da un punto di vista economico, è una sfida: gli spettatori arrivano a pagare 15-20 milioni, però Ecclestone ne pretende altrettanti dai promoters. La differenza la fanno le manifestazioni minori, che portano denaro cash. «Sarebbe imbarazzante perdere una delle gare più antiche del campionato - dice Sebastian Vettel, 24 anni, tedesco, uno dei piloti più giovani -. Mi auguro che l’autodromo si riprenda». Il suo connazionale Michael Schumacher, che al Nuerburgring ha vinto cinque volte, esprime lo stesso concetto con identiche parole. Frasi di circostanza. Quando atterreranno a Sochi, a New York, a Londra, in Messico o in qualunque altro Paese abbia espresso il desideriodi ospitare il Circus, in coro annunceranno: «Questo è un posto fantastico, non vedo l’ora discendere in pista». E il vecchio Ring sarà archiviato senza troppe lacrime come già è avvenuto negli ultimi dieci anni per Zeltweg (Austria), Magny Cours (Francia), Fuji (Giappone), Istanbul (Turchia), Indianapolis (Stati Uniti) e naturalmente Imola. Il prossimo a saltare sarà Mokpo, nella Corea del Sud, una cattedrale sorta in un deserto pure inospitale, troppo lontana da Seul per attrarre il grande pubblico. Valencia è in bilico: la crisi spagnola non permette investimenti pubblici e fa temere un crollo di spettatori, visto che un biglietto per la gara costa dagli 80 euro in su. Molto in su (si arriva ai 400 della tribuna del traguardo). È probabile che dal 2013 si alternerà con Barcellona, una soluzione alla tedesca. Pochi i caposaldi: Montecarlo perché è ricco e perché è parte integrante della Formula 1; Silverstone e Monza perché hanno la storia dalla loro parte: un campionato senza una tappa in Inghilterra e Italia non è concepibile.