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 2012  luglio 21 Sabato calendario

[2 articoli di cui una box] La ragnatela di Hsbc tra narcos e terroristi– Il senatore democratico americano Carl Levin, lo ha detto senza mezzi termini: «Sono anni che banche globali stanno causandoci grattacapi di proporzioni mondiali»

[2 articoli di cui una box] La ragnatela di Hsbc tra narcos e terroristi– Il senatore democratico americano Carl Levin, lo ha detto senza mezzi termini: «Sono anni che banche globali stanno causandoci grattacapi di proporzioni mondiali». E se c’è un istituto che si presenta come la banca globale per eccellenza, questa è la Hsbc. Nelle sue campagne pubblicitarie si definisce «l’unica banca locale presente in tutto il mondo». Claudio Gatti L’Hsbc è in grado come nessun altra «di anticipare e far fronte alle più diverse esigenze dei più diversi clienti». Con questa formula è diventata la più grande banca europea per valore di mercato. Di base a Londra, l’istituto oggi ha una rete di 7.200 filiali in oltre 80 Paesi, 300mila dipendenti e un utile netto che nel 2011 ha raggiunto i 16,8 miliardi dollari. Adesso però un rapporto della Commissione di inchiesta permanente del Senato Usa, la cosiddetta Psi, presieduta proprio dal senatore Levin, ha rivelato che Hsbc si è arricchita anche perché non è stata troppo selettiva nella scelta dei suoi clienti. O delle esigenze da esaudire: in Messico, il regno dei narcos, la sua controllata locale ha transato quantitativi di banconote contanti da record: oltre 7 miliardi di dollari soltanto tra il 2007 e il 2008. In Giappone la sua sussidiaria è arrivata ad accettare e convertire in denaro elettronico 600mila travelers cheques al giorno, quasi sempre firmati in modo illeggibile dalle stesse persone e poi bonificati a improbabili commercianti di auto russi. In Iran ha gestito operazioni per un valore di quasi 20 miliardi di dollari nascondendo quasi sempre l’origine della transazione per evitare il filtro delle autorità di vigilanza americane. In Arabia Saudita ha condotto affari con la Al Rajhi Bank, un istituto che la Cia ha accusato di connivenza con il terrorismo islamico in Indonesia, Afghanistan e Pakistan. «Ogni giorno nel mondo si chiudono un numero infinito di transazioni finanziarie in dollari», ha commentato Levin. «Avere la valuta di riferimento mondiale fa certamente bene al nostro Paese e alla nostra economia. Ma presta anche il fianco a gravi abusi in materia di riciclaggio di denaro. Il compito finale di prevenire o evitare questi abusi lo hanno le autorità di vigilanza. Ma anche gli istituti finanziari, sono obbligati per legge a fare la loro parte», gli ha fatto eco il senatore repubblicano Tom Coburn, anche lui membro della Commissione. Che ha aggiunto: «E attenzione: quella della Hsbc non è una, seppur grave, anomalia. Perché Citibank, Bank of America, Wachovia, Western Union e altri istituti finanziati sono stati recentemente oggetto di attenzione delle autorità federali per possibili attività di riciclaggio di denaro». Per l’Hsbc non si parla di semplice "attenzione" da parte delle autorità. Il Dipartimento della Giustizia ha un’apposita indagine in corso, ed è praticamente certo che l’istituto di base a Londra sarà sottoposto come minimo a una salatissima multa. I suoi stessi vertici hanno già riconosciuto le proprie colpe. Anzi, in un’audizione al Senato tenutasi martedì scorso di Washington, David Bagley, che dal 2002 dirigeva l’organismo di controllo interno del gruppo Hsbc, ha dapprima presentato le proprie scuse e poi ha annunciato che «questo è il momento più opportuno per la banca di mettere qualcuno di nuovo» al suo posto. Il successivo comunicato della banca ha spiegato i motivi di quelle dimissioni forzate: «Ci rendiamo conto che in passato abbiamo talvolta mancato di rispettare gli standard che i regolatori e i clienti si aspettano da noi. Ci scusiamo, ci rendiamo conto di questi sbagli, siamo pronti a rispondere delle nostre azioni e ci impegniamo a raddrizzare ciò che è andato storto». Un mea culpa senza "se" e senza "ma". Peccato però che non suoni molto convincente alle orecchie delle autorità di vigilanza americane. Perché non è la prima volta che l’Hsbc si imbatte nello stesso problema. Nel 2003, dopo una sua ispezione, la Federal Reserve le aveva chiesto di migliorare un sistema di controllo interno, ritenuto troppo debole. Nel 2010, l’Office of the Comptroller of the Currency, Occ, altra agenzia di vigilanza federale, aveva chiesto la stessa cosa non una ma ben due volte - prima nel settembre e poi nell’ottobre di quell’anno. L’Occ aveva infatti scoperto che sotto la supervisione di Bagley il gruppo aveva accumulato un numero straordinario di segnalazioni di possibili operazioni sospette mai verificate. Si parlava di transazioni e bonifici per un valore totale di 60mila miliardi di dollari. Non solo: nei tre anni precedenti l’istituto aveva mancato di condurre verifiche contro il riciclaggio di denaro su transazioni in contanti per oltre 15 miliardi. Una recidività, quella della Hsbc, che la Commissione di inchiesta non ha ovviamente mancato di sottolineare nelle sue 335 pagine di rapporto finale. Al di là dei comportamenti delle varie controllate locali, secondo lo Psi, l’istituto londinese ha dimostrato per anni una generale propensione a rispondere a qualsiasi "esigenza" dei propri clienti. La dimostrazione è venuta dagli oltre 2mila conti che ha aperto in ogni parte del mondo a società anonime - per lo più con azioni al portatore che schermavano i reali proprietari o beneficiari economici - un classico strumento utilizzato da evasori fiscali e riciclatori di denaro. Incluso negli stessi Stati Uniti, dove un conto del genere è stato usato da due costruttori di Miami Beach, padre e figlio, recentemente condannati per una frode fiscale da 150 milioni di dollari. Il rapporto del Psi non si è limitato a censurare l’istituto finanziario per le carenze dei suoi controlli interni. Ha anche criticato - e pesantemente - uno degli organi di vigilanza federale, l’ Occ, accusandolo di aver «tollerato per anni» quelle carenze. Per lo più per inerzia burocratica. Ma non solo: un’indagine interna dell’Ispettorato generale del Dipartimento del Tesoro ha recentemente scoperto che un funzionario dell’Occ ha accettato regali, pasti e viaggi pagati da dirigenti delle banche da lui supervisionate. Insomma, così come con la debacle dei mutui sub-prime per anni ignorati da chi doveva vigilare, anche nel caso dell’Hsbc i controllori sono risultati troppo accomodanti con i controllati. *** Troppi traveler cheques messicani– Già nel 2004 John Root, funzionario della divisione del controllo interno centrale di Hsbc, aveva intuito che qualcosa non andava. Per questo, decise di mandare un’e-mail al responsabile dei controllo della sussidiaria messicana, la Hbmx. «Ho notato che nei primi tre trimestri dell’anno Hbmx ha venduto oltre 110 milioni di dollari in travelers cheques, un ammontare maggiore di diversi ordini di magnitudine di quelli registrati da qualsiasi altra nostra entità. Potreste, per favore, farmi avere un rapporto sulle procedure anti-riciclaggio che state adottando in questa vostra attività di cosi tanto successo?». Volumi così alti di uno strumento finanziario di fatto equivalente ai contanti in un Paese in cui secondo i calcoli del Dipartimento di Stato i cartelli dei narcotrafficanti riciclavano una media di oltre 30 miliardi di dollari all’anno, per Root erano motivo di sospetto. Ma dal Messico fecero finta di niente. E né Root né altri ritennero opportune insistere. Non cambiò molto neppure quando ad accorgersi di quell’anomalo boom di travelers cheques furono le autorità di vigilanza americane. Nel 2007, l’Office of the Comptroller of the Currency, Occ, segnalò a Hbmx la necessità di rafforzare i suoi sistemi di controllo anti-riciclaggio. Ma senza alcuna consequenza. Due anni dopo, una seconda ispezione dell’Occ portò alla scoperta di una quantità improbabile di cheques provenienti dalla controllata messicana di Hsbc con numeri consequenziali e spesso le stesse firme. Illeggibili. Secondo il rapporto della Commissione del Senato Usa neppure questo servì però a spingere Hbmx ad adottare criteri più restrittivi nell’emissione di travelers cheques. Dal 2009 al 2012, si legge, «altre istituzioni finanziarie hanno segnalato un numero significativo di attività sospette riguardanti travelers cheques emessi o trattati da Hbmx. In molti casi queste segnalazioni descrivono gruppi di individui in coordinamento tra loro che comprano enormi quantitativi di cheques da Hbmx e poi vanno a incassarli o depositarli in altri istituti». Proprio come si farebbe per riciclare i proventi del traffico di droga.