Notizie tratte da: Diane Ducret # Le donne dei dittatori # Garzanti 2011 # pp. 404, 22,60 euro., 21 luglio 2012
LIBRO IN GOCCE
Numero 39 (Diane Ducret, «Le donne dei dittatori», Garzanti, euro 22,60) -
Com’è difficile amare il despota -
Friedel
Lettera spedita ad Adolf Hitler da una signora, il 23 aprile 1935: «Caro Führer Adolf Hitler! Una donna della Sassonia vorrebbe avere un figlio da voi. Si tratta per certo di un desiderio molto forte e molto particolare, e il solo pensiero che voi non dobbiate avere un figlio mi ossessiona (…). Questo è il mio più grande desiderio, che aspiro a soddisfare con tutta la forza del mio cuore. Friedel S.».
Nadja
Lenin confinato in Siberia è raggiunto da Nadja Krupskaja, seguace che lo ama dai tempi dell’attività clandestina. Ha capelli e occhi chiari, indossa abiti miseri, è ammalata (il morbo di Basedow le provoca edemi agli occhi, sbalzi di peso e turbe psichiche). Accompagnata dalla madre, si presenta alla sua casa per proporsi come sposa: ha percorso ottomila chilometri in treno e altri tre giorni di slitta. Lenin, sedotto dal suo sacrificio, accetta.
Braccio Stalin si vergognava d’avere un braccio più corto dell’altro, anche perché gl’impediva di ballare i lenti: «Non posso afferrare una donna per i fianchi».
Piedi
Stalin aveva piedi dalle dita palmate (quando i medici del Cremlino glieli controllarono volle restare con il resto del corpo coperto, viso compreso). Si truccava il volto per coprire i segni del vaiolo e faceva ritoccare le foto ufficiali. Aveva difficoltà a denudarsi.
Ballerine Nelle feste da ballo indette nella Grande Sala del Popolo gli invitati danzavano sotto gli attenti occhi di Mao, poi ad alcune ragazze veniva proposto di ballare con lui (essendo un grande onore, certi invitati portavano figlie e sorelle). Una volta che la moglie era andata a dormire, le conduceva nelle sue stanze. Alla fine creò un suo corpo di ballo personale: il 9 luglio 1953 l’esercito ricevette l’ordine di selezionare delle giovani dalle troupe di spettacolo (l’operazione fu chiamata «Selezione delle concubine imperiali»).
Verde
Mao si limitava a sciacquarsi la bocca con un po’ di tè al mattino. Secondo il ministro della Difesa, Peng Dehuai «si direbbe che i denti del presidente siano ricoperti da uno strato di pittura verde».
Lavarsi Mao non si lavava: ogni sera si faceva strofinare con asciugamani caldi e umidi. Al medico che gli suggeriva di lavare almeno gli organi genitali: «Mi pulisco sul corpo delle donne».
Modelle
Hitler a Monaco di tanto in tanto andava all’accademia per contemplare le modelle che posavano nude.
Abbracci
Helene Bechstein, ricca moglie dell’ereditiere dei pianoforti Bechstein, finanziatrice di giornali, insegnò a Hitler come vestirsi, come mangiare l’astice, come fare il baciamano alle signore. Per farlo conoscere, organizzò per lui ricevimenti. Avrebbe voluto che sposasse sua figlia diciassettenne Charlotte, che però lo rifiutò perché «non sapeva abbracciare».
Bacchettate
La prima volta che Rachele Guidi incontra Mussolini, a undici anni: accadde in classe, con lui che sostituisce la propria madre, maestra. Siccome è indisciplinata, la bacchetta sulle dita: «Fra le lacrime e la collera, portai la mano alla bocca, e in quel momento fui fulminata da due occhi neri, enormi, profondi».
Cinque pallottole
Benito Mussolini geloso degli avventori del bar di suo padre che vogliono essere serviti da Rachele, sedicenne, bionda, dai magnifici seni. Le fa la corte e la minaccia: «Se mi respingi, ti trascino con me sotto le ruote di un tram». Una sera la porta via di forza da una balera dove l’ha sorpresa: sulla carrozza per riportarla a casa di lei non le rivolge mai parola e le pizzica forte le braccia. Una volta a casa di lei, rimprovera la madre che la lascia uscire. La donna lo avvisa: «Rachele è minorenne e se voi continuate a tormentarla vi denuncio e vi faccio mettere in carcere». Lui sembra cedere: «Va bene» ed esce. Torna dopo poco, con una pistola in mano: «Vedete questa rivoltella? Ha sei pallottole. Se Rachele continuerà a respingermi, una sarà per lei e le altre cinque per me. A voi la scelta».
Poltrona
Mussolini anni dopo parlando di Rachele con una delle sue amanti: «Questa ragazza era a casa: era in fiore, in salute, con un seno magnifico, bella. Io le correvo dietro, la corteggiavo, perché mi piaceva. E un giorno la presi su una poltrona e la sverginai. Le cose continuarono così per un bel pezzo, finché un giorno mi disse: “Benito, sono incinta”. Io le risposi: “Ebbene, allora ci sposeremo”».