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 2012  luglio 22 Domenica calendario

LUCHERINI: «MA QUALE BELEN, RIDATECI LA LOREN»

Ottant’anni, una mostra, un libro e un mito che resiste. Tempo di celebrazioni, per Enrico Lucherini, il re dei press agent che festeggerà il fatidico compleanno l’8 agosto e il 12 ottobre, all’Ara Pacis, inaugurerà la mostra intitolala Purché se ne parli - cinquant’anni dietro le quinte del cinema italiano, curata da Nunzio Bertolami come il libro (Palombi Editori) e prodotta da Roma Capitale.
Locandine, foto, documenti e testimonianze, perfino un cinema anni Sessanta ricostruito per l’occasione, ripercorreranno la sfolgorante carriera di Lucherini. Che ha introdotto in Italia la promozione cinematografica e lanciato la bellezza di 837 film da Teorema a Fantozzi, dal Gattopardo a King Kong, da Morte a Venezia a Ultimo tango a Zagarolo, da Sotto il vestito niente a Baària. Con lo stesso forsennato entusiasmo (non a caso lo chiamano stress agent) e la capacità diabolica di catturare l’attenzione dei media. Anche a costo di costruire a tavolino scoop fasulli: annegamenti inventati, zuffe montate ad arte, denudamenti orchestrati, polemiche scatenate ad hoc.
Lucherinata, termine entrato nei dizionari, è sinonimo di iperbole promozionale, bufala d’autore, trovata-choc per imporre un film o un personaggio. La fantasia al potere. In epoca di fotoricatti e storiacce di cronaca, finisce per suscitare simpatia il sistema Lucherini: artigianale, dichiarato e tutto sommato innocente. L’uomo, che ha da poco annunciato di voler mollare il cinema (ennesima lucherinata?) non si pente di nulla. O quasi.

Se li sente, gli 80 anni?
«Nemmeno un po’. Lavoro con gente molto più giovane di me e questo mi aiuta a guardare avanti. L’unico sintomo di vecchiaia è la mia incompatibilità con mail, sms e tecnologie assortite. Ma si può vivere chinati in permanenza su uno schermo? Che inferno!».

Oggi è più facile o più difficile promuovere film e divi?
«Infinitamente più difficile. Non c’è amore, la comunicazione si è fatta meccanica. Una volta adoravo andare sui set, incontrare le persone. Ora non c’è tempo. E non esistono più star come Sordi, Mastroianni, Loren, Mangano».

Chi sono i nuovi divi?
«I registi: Tornatore, Garrone, Sorrentino... sono loro, mica gli attori, a trascinare la gente al cinema».

L’ultima star?
«Francesca Dellera, una bomba di sensualità e mistero».

Belèn non è una diva?
«Ma andiamo. Tra un anno non se la ricorderà più nessuno e verrà fuori un’altra bellissima pronta a mostrare la farfallina».

Oggi lei non scommetterebbe proprio su nessuno?
«Su Sabrina Ferilli: ha carica, talento e sex appeal da vendere. Tra le trentenni scelgo Ramazzotti e Capotondi».

Tornerà mai la Dolce vita?
«Ci risiamo... no, non tornerà mai. E’ stato un momento unico e irripetibile, che non ha senso voler resuscitare o, peggio, rimpiangere. Ieri c’era Ava Gardner ad azzuffarsi con i paparazzi, oggi fa notizia un attore di fiction che in canottiera mangia il gelato a Ponza. Ma quale Dolce vita! Lasciamo via Veneto ai negozi di scarpe. L’Italia attuale è irrimediabilmente Cafonal».

La promozione più difficile?
«Quella del bellissimo film di Tornatore Baària. Non è stata una passeggiata governare un cast di 46 attori. E che stress portarli tutti sul red capet di Venezia!».

La star con cui ha avuto i rapporti più difficili?
«Catherine Devenuve. Non abbiamo mai legato. Né a Venezia, quando promuovevo Bella di giorno e, per intortare i giornalisti, affermavo di conoscere il contenuto della misteriosa scatola del film. Né quando lei si fidanzò con il mio amico Mastroianni».

Anche con la Lollobrigida non c’è stato feeling...
«Che ci posso fare, Gina si era messa in testa che montassi la Loren contro di lei. Ma mica l’avevo inventata io la guerra tra le due dive, furono gli americani a parlarne per primi in un’epoca in cui i duelli andavano tanto di moda: Gina-Sofia, Delon-Belmondo, Vitti-Curtis...».

Un personaggio oggi sopravvalutato?
«I cantanti che escono dai talent show. L’unica ad avere una marcia in più è Nina Zilli, che tra l’altro mi ricorda la grande diva Doris Duranti. In politica è sopravvalutato Grillo, io sono per Renzi».

Promuoverebbe l’immagine di un politico?
«Sì: quella di Mario Monti. E’ una vera star, la gente pende dalle sue labbra. Ma gli toglierei il loden e lo obbligherei a dare una buona notizia, contro l’angoscia generale».

C’è una lucherinata di cui si pente?
«Sì, c’è. Per convincere Oriana Fallaci a intervistare Laurent Terzieff, l’emaciato protagonista di Non uccidere, comprai un pacco di medicine e le lasciai in bella vista. Poi spifferai alla grande giornalista che l’attore aveva i giorni contati... Lei fece lo scoop, io ancora mi vergogno».

Perchè autocelebrarsi con una mostra e un libro?
«Perchè i giovani capiscano quanto amore ho messo nel mio lavoro».

Andrà a Venezia, Lucherini?
«No, quest’anno non sarò nella mia solita camera dell’Excelsior, la 135, dalla quale in mezzo secolo ho visto crescere un pino. Certi riti mi hanno stancato, ho deciso di prendere le distanze. Lascio tutto al mio socio Gianluca Pignatelli, che è diventato più bravo di me. Promuovo gli ultimi due film, La migliore offerta di Tornatore e Storia mitologica della mia famiglia di Luchetti, poi mi dedico alla tv. Oggi è più divertente del cinema. O no?».