Luca Sofri, La Gazzetta dello Sport 22/7/2012, 22 luglio 2012
NOTIZIE CHE NON LO ERANO
Non è che internet di per sé diffonda più notizie false: è che offre delle opportunità così tentatrici di pubblicare immediatamente qualsiasi cosa, che sono saltati tutti i filtri e i controlli, in molti siti di informazione. Lo si vede soprattutto con le notizie grosse, impreviste e in evoluzione. Una volta, nel tempo che passava prima che il giornale con la notizia andasse in stampa c’era tutto il tempo di selezionare cosa era vero e cosa no, di capirlo, verificare; e quello che andava sul giornale ci restava un giorno intero, ed era quello che le persone avrebbero saputo della notizia. Ora invece i giornali vogliono pubblicare immediatamente qualunque cosa sui loro siti, non si danno il tempo di verificare, e al tempo stesso pensano che tanto poi si cancella e si rimpiazza, su internet.
E così, nella giornata esemplare di ieri, con le notizie dal Colorado abbiamo letto: che i morti erano “decine” e poi “almeno 14”, ed erano 12; che l’assassino aveva “scelto di indossare la maschera del cattivo di Batman” e invece era una maschera antigas; che una città di 320 mila abitanti era “un sobborgo”, “un paese”; che l’assassino era un esponente del movimento politico dei “Tea Party”, e invece era un omonimo; che la strage era stata annunciata su un sito web, ma era una bufala; che la strage sarebbe stata ispirata da un fumetto di Batman del 1986 in cui un uomo spara in un cinema, ma nell’enorme repertorio di storie di Batman c’è praticamente qualunque scenario di violenza immaginabile.
Il giorno prima, i media bulgari avevano identificato l’attentatore suicida che invece aveva fatto saltare un autobus nell’aeroporto di Burgas: un giovane svedese che era stato detenuto a Guantanamo. La sua faccia e la sua storia è stata per due ore su tutti i siti di news del mondo. Poi le autorità bulgare e svedesi hanno detto che non era vero, e non era lui.